di
Aldo Grasso
Un programma tutto incentrato sulla tentazione, sul tradimento, sul fascino «proibito» del cedimento
Seguendo le avventure di «Temptation Island», il «programma sulle corna», come ormai tutti lo chiamano, mi è venuta voglia di rileggere l’avvincente intervista che Raffaella Mennoia, curatrice del reality e braccio destro di Maria De Filippi, ha rilasciato al «Corriere». Ci sono tre punti che mi hanno colpito, nel tentativo di capire il successo del programma. Sostiene Mennoia che «Temptation Island» è un programma sull’amore: «vive in quel limbo e racconta veramente il punto debole di tutti noi: l’amore». Veramente mi pare un programma tutto incentrato sulla tentazione, sul tradimento, sul fascino «proibito» del cedimento, quell’imboscata nella quale tendiamo a cadere gioiosamente e volontariamente. Tu chiamalo, se vuoi, amore. Sostiene Mennoia che in «Temptation Island» non c’è nulla di romanzato: «Tutto vero e autentico». L’unica verità che esiste è il lavoro di casting dove vengono scelte le coppie più funzionali alle intenzioni del programma, cioè confuse e infelici. L’unica verità è quella della scrittura, dell’ottimo lavoro di montaggio, di ciò che lo spettatore vede e di ciò che non vede. L’unica verità è che ci sono degli autori.
Sostiene Mannoia che «Temptation Island» non mette in scena il cattivo gusto, ma prova a raccontare quello che succede realmente nelle coppie: «Chiamare trash quello che mette a disagio è una scorciatoia, perché la verità non è mai trash. Se poi qualcuno si sente superiore il problema non può essere più del programma, ma dello specchio in cui ci si riflette». Filologicamente il termine trash non c’entra nulla, se qualcuno lo usa per criticare il programma lo usa a sproposito (per trash s’intende l’emulazione fallita di un modello culturale «alto»). Si usa trash per non dire spazzatura, che pare inelegante. Forse è più corretto parlare di «bovarismo collettivo», una sindrome di chi è frustrato dall’esistenza anonima, di chi desidera una vita di visibilità, di cupidigie e brividi provinciali, voglioso di liaison adulterine e, soprattutto, della magia del disinganno.
Non sostiene Mennoia che Maria De Filippi non accetterebbe mai di essere protagonista di uno dei suoi programmi, nemmeno di «C’è posta per te».
24 luglio 2025 ( modifica il 24 luglio 2025 | 18:29)
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