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ansia da rientro al lavoro? Ecco i 5 consigli dello psicologo
SSalute mentale

ansia da rientro al lavoro? Ecco i 5 consigli dello psicologo

  • 21 Agosto 2025

Firenze, 20 agosto 2025 – Per molti toscani le ferie sono già finite oppure sono agli sgoccioli. Il rientro al lavoro dopo un periodo di vacanza è da sempre uno shock che tocca, o è toccato, ad ogni lavoratore. Ansia, stress eccessivo, depressione: la ripresa della normale routine spesso risulta essere difficoltosa. Sebbene sia vero che ogni persona ha una propensione differente all’ansia, ci sono alcune persone che patiscono maggiormente questo passaggio e altre che lo gestiscono meglio ma, in ogni caso, è necessario allarmarsi solo quando i sintomi diventano invalidanti per lo svolgimento delle attività quotidiane o se, pur senza essere troppo evidenti, si trascinano per un tempo eccessivamente lungo.

In questi casi, il ricorso a uno specialista psicologo o psicoterapeuta è fondamentale. Il dottor Giancarlo Caselli, psicologo clinico, con una lunga esperienza nel settore, e tra i 12.000 medici presenti su iDoctors – la prima piattaforma in Italia, oggi AI based, per la prenotazione online di visite specialistiche ed esami diagnostici – presenta alcuni suggerimenti concreti da attuare e indica gli aspetti medici più importanti per sapere riconoscere situazioni potenzialmente critiche.

Quando è il momento di preoccuparsi

Il corpo e la mente sono programmati per adattarsi all’ambiente in cui si vive e questo solitamente avviene in modo piuttosto rapido specie quando ci si trova a vivere in un’area di maggiore comfort, come ad esempio in vacanza. Per questo motivo, l’ansia da rientro è un fatto assolutamente fisiologico. Attenzione però alla durata, se si superano 7-10 giorni, e alla gravità dei sintomi perché, in qualche caso, può nascondersi un disturbo più importante come quello di ansia generalizzata. In questo caso, il rientro al lavoro non è la causa del disturbo ma l’elemento che rende visibile, attraverso un sintomo, un qualcosa di più profondo.

Lo si può riconoscere osservando i cambiamenti che accadono all’interno della persona come pensieri invadenti, alterazioni del ritmo cardiaco, difficoltà a prendere sonno, variazioni nelle abitudini alimentari, paura ad affrontare nuove sfide, etc. In questi casi è importante consultare un professionista per capire come meglio affrontare le difficoltà che stanno insorgendo. Le strade che possono essere seguite in terapia sono molteplici e non necessariamente di lungo periodo. Infatti, nel caso di sindromi ansiose, percorsi legati alla mindfulness, al training autogeno, alla terapia polivagale, alla meditazione o all’ACT nel giro di poche settimane possono risolvere efficacemente il problema.

Il ruolo del sonno e dell’alimentazione

Sonno e alimentazione sono due indicatori molto importanti per riconoscere ciò che sta accadendo all’interno di una persona. E’ normale sentirsi un po’ spaesati nei primi giorni e notti di rientro, perchè occorre un po’ di tempo per adattarsi a nuovi ritmi, ma se sintomi come la fatica ad addormentarsi dopo una settimana persistono può essere il segnale di un disturbo d’ansia. Mentre se si tende ad addormentarsi in modo inusuale molto presto la sera e poi avere dei risvegli notturni può essere il sintomo di una deflessione del tono dell’umore. Analogamente un’alterazione del rapporto col cibo come una certa compulsione nel mangiare può essere indice di una forma ansiosa, mentre la perdita di appetito è più spesso legata al calo del tono dell’umore e quindi ad una sintomatologia più di tipo depressivo.

Le categorie di lavoratori più colpiti

L’ansia da rientro può interessare tutte le categorie in modo trasversale ma, solitamente, è più intensa in chi si trova a vivere già altre difficoltà di tipo lavorativo o relazionale e in chi ha ancora poca esperienza nel ruolo che ricopre, quindi neoassunti o soggetti a cui è stata cambiata la mansione da poco. Poiché proprio la poca esperienza nel ruolo è uno dei fattori che aumentano l’ansia, risulta chiaro che sono spesso i giovani adulti la coorte di popolazione più soggetta ai sintomi mancando ancora dei necessari strumenti interni per gestire al meglio le responsabilità. Naturalmente, però, la capacità di affrontare le sfide senza cadere nel panico è una caratteristica individuale per cui a volte anche persone con notevole anzianità si trovano in difficoltà in questi stessi momenti.

Come sta peggiorando il fenomeno

Negli ultimi anni sono sempre più in aumento casi di sintomatologie che riguardano ansia e/o depressione, due facce della stessa medaglia, così come le somatizzazioni che spesso accompagnano l’ansia. Da un lato i motivi sono di tipo sociale e derivanti da richieste di performance sempre più importanti ma, dall’altro lato, si registra anche a livello psicologico una minor capacità di affrontare le sfide e, conseguentemente, una crescita dei disturbi. Fortunatamente, si registra allo stesso tempo un aumento del numero di persone che tempestivamente richiedono l’aiuto di uno psicologo.

Come comportarsi quando una persona vicina soffre

Sebbene si tratti di un tema delicato, soprattutto dal punto di vista della privacy, esistono diversi modi per andare in soccorso di un collega di lavoro in difficoltà che manifesta ansia da rientro dalle ferie. In primo luogo lo si può aiutare a riconoscere i sintomi, ad accettarli come normali se sono presenti nei primi giorni successivi al rientro e fare ciò che è in suo potere per rendere più dolce questo periodo di assestamento. Se però ci si accorge che i sintomi non passano o magari peggiorano non bisogna banalizzare il fenomeno, ma suggerire di rivolgersi a uno specialista che possa aiutare a risolvere la questione.In definitiva, come in tutte le cose la gradualità è meglio dello stacco repentino: per cui sarebbe importante non rientrare dalle vacanze la sera prima di ricominciare il lavoro ma lasciarsi almeno un breve periodo di “acclimatazione” per riprendere dei ritmi più regolari rispetto a quelli adottati in vacanza. E’ importante poi mantenere alcune delle attività più gratificanti iniziate durante il periodo di riposo in modo da avvertire il distacco in modo meno significativo. Non solo, è importante anche non archiviare le vacanze, specie se particolarmente belle, come un qualcosa di passato ma riassaporarne i ricordi.

Maurizio Costanzo 

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