green pass

Le vaccinazioni non possono essere terreno di opinioni: devono basarsi sulla scienza, con i suoi protocolli e le sue regole di validazione. A sostenerlo è Silvio Garattini, farmacologo e fondatore dell’Istituto Mario Negri, in un intervento pubblicato su Avvenire, in cui ha richiamato l’importanza di una maggiore cultura scientifica in Italia.

Garattini ha accolto positivamente la decisione del ministro della Salute di rivedere la composizione della Commissione sulle vaccinazioni, definendo “un bene” la correzione di un errore iniziale. Ma, avverte, il nodo non è solo istituzionale: “La scienza non fa parte della cultura degli italiani. Non c’è nei giornali, poco a scuola, e questo spiega perché trovano spazio posizioni che mettono in dubbio l’utilità dei vaccini”.

Secondo lo scienziato, il problema nasce dalla mancanza di strumenti di comprensione: il concetto di prevenzione, di rapporto causa-effetto e di probabilità restano estranei alla maggior parte delle persone. Così si generano equivoci e paure, come durante il Covid-19, quando alcuni decessi avvenuti dopo la somministrazione del vaccino furono scambiati per effetti diretti, senza distinguere la casualità dalla causalità.

Garattini cita anche l’esempio delle statine: “Per evitare un infarto in prevenzione primaria bisogna trattare 199 persone per un anno, con possibili effetti collaterali. Ma queste informazioni vengono omesse, e spesso nemmeno i medici ne sono consapevoli perché manca un’informazione indipendente”.

Il farmacologo denuncia inoltre la difficoltà, senza basi scientifiche solide, di orientarsi tra le notizie che circolano sui social, su Internet e presto anche attraverso l’intelligenza artificiale. In questo quadro, la pubblicità diventa un “monopolio senza controllo” che orienta scelte di salute e consumi.

La proposta è chiara: introdurre in tutte le scuole, di ogni ordine e grado, un’ora settimanale di scienza della salute, affidata a docenti formati in modo specifico. Per questo, Garattini suggerisce di istituire una Scuola Superiore di Sanità che possa preparare gli insegnanti. “Ci vorrà tempo – conclude – ma se avessimo cominciato anni fa oggi saremmo già avanti. Speriamo non resti solo un auspicio”.