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Redazione Cronache
Il corpo dell’alpinista Luca Sinigaglia è ancora in una grotta sul Pik Pobeda. Domani tre soccorritori italiani tenteranno di salvare la 47enne russa, ferita a una gamba, e di recuperare la salma
Aveva cercato di aiutare la collega russa, ferita a una gamba a settemila metri. Ma l’epilogo tragico è toccato a Luca Sinigaglia, alpinista milanese di 49 anni morto sul Pik Pobeda, in Kirghizistan, nel tentativo di portare in salvo Natalia Nagovitsyna, 47 anni, bloccata dal 12 agosto sulla montagna. Il nome di Sinigaglia, grande appassionato del Kirghizistan, è stato reso noto dal mondo dell’alpinismo italiano ed è riportato da numerosi media russi. Secondo le informazioni provenienti dal campo base del Pik Pobeda, Natalia Nagovitsyna, che aveva perso il marito quattro anni fa, è caduta fratturandosi una gamba durante la discesa dalla vetta di 7.439 metri, la più alta della catena del Tien Shan, al confine con la Cina.
Il corpo ancora in una grotta
Assieme a lei c’erano i compagni di cordata, il russo Roman Mokrinsky, il tedesco Gunter Siegmund e Sinigaglia che hanno prestato i primi soccorsi lasciando la tenda e un sacco a pelo. Successivamente, il 13 agosto, Siegmund e Sinigaglia avevano raggiunto Natalia portando acqua, cibo e gas. Successivamente, il giorno 15, in un secondo tentativo di portare aiuti, l’alpinista italiano, amico di Nagovitsyna dal 2021, è morto a seguito di edema cerebrale e il suo corpo si trova ancora in un anfratto di roccia a 6.900 metri.
Il tentativo di soccorso di tre italiani
Sigmund è stato successivamente ricoverato in ospedale. Domani con l’ausilio di un elicottero privato, condizioni meteo permettendo, con tre soccorritori italiani – Michele Cucchi, l’esperto pilota di elicottero Manuel Munari che opera nei soccorsi in Nepal, e Mario Sottile – a bordo cercheranno di portare in salvo Nagovitsyna e, se possibile, recuperare il corpo di Sinigaglia. Il ministero della Difesa kirghiso ha inviato sul posto un drone martedì 19 agosto, verificando che la donna sia ancora viva.
I primi mezzi impediti dal maltempo
Per tentare un recupero – spiega Lo Scarpone, portale del Cai -, sabato 16 agosto, è stato inviato sul posto un elicottero militare Mi-8 con a bordo sei soccorritori. A causa delle condizioni meteorologiche avverse, il mezzo è stato però costretto a un atterraggio di emergenza, a oltre 4 mila metri di quota, che ha rischiato di trasformarsi in una tragedia. Nel brusco atterraggio, alcuni soccorritori e membri dell’equipaggio hanno infatti riportato ferite di varia entità. Si è dunque proceduto all’invio di un secondo elicottero, per proseguire l’operazione di soccorso. I feriti, che si trovavano a bordo del velivolo, nessuno dei quali è risultato essere in pericolo di vita, sono stati trasportati all’ospedale di Karakol. A causa del peggioramento delle condizioni meteo, e del calare della notte, non è stato possibile portare a termine nell’immediato l’evacuazione degli alpinisti, bloccati sulla montagna. I soccorsi sono ripresi il giorno successivo. Secondo dichiarazioni del ministero, è stata istituita una commissione speciale per indagare sull’incidente dell’elicottero militare, identificarne le cause e valutare le condizioni tecniche del velivolo.
21 agosto 2025 ( modifica il 21 agosto 2025 | 16:50)
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