L’allarme dermatite nodulare, la malattia virale che colpisce i bovini ed è recentemente esplosa in Francia nelle zone della Savoia e dell’Alta Savoia, arriva fino ai pascoli italiani, con conseguenze immediate per gli allevamenti piemontesi. In Valle d’Aosta è stato approvato un piano straordinario di vaccinazione che coinvolge anche circa 4.500 capi provenienti dal Piemonte. La misura, pur non interessando gli esseri umani, crea forti preoccupazioni nel settore zootecnico, poiché il vaccino vivo attenuato impone limitazioni stringenti agli spostamenti degli animali vaccinati per almeno 60 giorni.
La normativa europea consente deroghe soltanto in situazioni legate al benessere animale e previa autorizzazione del Ministero della Salute. Per questo la Regione Piemonte ha predisposto un piano alternativo: le ASL territoriali potranno richiedere agli allevatori interessati un rientro anticipato rispetto alla normale stagione d’alpeggio, evitando così che la vaccinazione li obblighi a trattenere il bestiame in montagna oltre i tempi previsti, con il rischio di perdere i finanziamenti comunitari della Politica Agricola Comune.
L’assessore all’Agricoltura Federico Riboldi ha sottolineato: «Siamo riusciti a districarci nei meandri della burocrazia per definire un percorso che consenta ai nostri allevatori di poter fare le scelte migliori per loro e per il sistema regionale senza condizionamenti legati al rischio di perdere dei finanziamenti che in molti casi sono essenziali per la sopravvivenza delle imprese».
Resta comunque prevista una deroga per chi non riuscisse a rientrare: gli allevatori potranno segnalare per iscritto alle ASL la volontà di rimanere in Valle d’Aosta, sottoporre i capi alla vaccinazione e rispettare i 60 giorni di permanenza obbligatoria.
Anche l’assessore all’Agricoltura Marco Bongioanni ha ribadito la linea della Regione: «Ci siamo attivati immediatamente per individuare la soluzione migliore possibile per gli allevatori piemontesi che in questo momento si trovano in alpeggio in Valle d’Aosta, ponendo al tempo stesso la massima attenzione alle norme sanitarie e alla tutela dei nostri allevamenti che non vogliamo assolutamente perdano il premio Pac e siano messi in condizione di rientrare. Voglio ringraziare i nostri dirigenti Bartolomeo Griglio e Gianfranco Latino, e tutti quelli che hanno lavorato con loro, per la tempestività e l’estrema solerzia con la quale si sono attivati. È l’ultimo esempio in ordine di tempo di un lavoro sistemico che conduciamo con l’assessore Federico Riboldi e che testimonia ancora una volta – come abbiamo fatto per la peste suina e la Blue Tongue – l’efficienza dei nostri uffici e un sistema regionale che vede uniti i vertici di sanità e agricoltura nell’anticipare la gestione delle problematiche».
La Regione Piemonte, che ha già predisposto piani di vaccinazione per oltre 50 mila capi al confine con la Francia, ha deciso di non avviare al momento una campagna diretta. Le ultime analisi epidemiologiche, infatti, indicano una diffusione del virus verso l’interno della Francia e non verso il Piemonte. Una scelta pragmatica, dettata anche dalle tempistiche: la fine di agosto e settembre coincidono con le demonticazioni, il ritorno dei bovini dagli alpeggi alle aziende di pianura, che verrebbe fortemente ostacolato da eventuali blocchi sugli spostamenti.
Il rientro anticipato, disposto dalle autorità competenti, permette agli allevatori di mantenere l’accesso ai contributi comunitari e garantisce un equilibrio tra sicurezza sanitaria e tutela economica.