In un’opera come One Piece, con centinaia di personaggi e oltre mille capitoli, non sono molte le morti che rimangono impresse in modo indelebile. Eiichiro Oda ha sempre trattato con parsimonia questo tema.

I personaggi principali raramente muoiono e, proprio per questo, quando accade l’impatto emotivo e narrativo è enorme. La scomparsa di Portgas D. Ace, avvenuta nel 2010 durante la Guerra di Marineford, rappresenta il caso più significativo. Quattordici anni dopo, quell’evento continua a definire il percorso dei protagonisti e a influenzare il mondo intero della serie.

Quando appare per la prima volta, Ace non sembra destinato a diventare una colonna portante della storia. È un personaggio potente grazie al Mera Mera no Mi, ma il suo spazio narrativo è limitato a brevi interazioni con i Mugiwara e all’inseguimento di Barbanera. È solo con la sua cattura e la condanna a morte che Ace assume un ruolo di primo piano. L’intera saga di Impel Down e Marineford ruota intorno a lui, trasformandolo da figura secondaria a motore narrativo.

Paradossalmente, Ace diventa più importante dopo la sua morte. La sua scomparsa non è solo un momento di dolore, ma il motivo che spinge Luffy a maturare. Lo shock per non essere riuscito a salvarlo porta il protagonista a riconoscere i propri limiti, spingendolo verso il celebre timeskip. Senza la tragedia di Marineford, Luffy non avrebbe compiuto il salto di crescita che oggi lo pone tra i più grandi pirati della nuova era.

Ma l’impatto non si limita a lui. Ace continua a vivere attraverso altri personaggi. Sabo eredita i suoi poteri e la sua volontà. Ogni volta che utilizza il pugno di fuoco, i personaggi e i fan non possono evitare di ricordare Ace. Allo stesso modo, le relazioni costruite da Ace a Wano con Tama e Yamato risultano decisive anni dopo per il successo dell’alleanza di Luffy contro Kaido. Persino Jinbe sceglie di unirsi ai Mugiwara ricordando la promessa fatta a lui.

Ace (quali potenti avversari ha battuto?) porta sulle spalle un peso importante. È il figlio di Gol D. Roger, il Re dei Pirati. Questa rivelazione, avvenuta poco prima della sua morte, conferisce un significato ancora più grande alla sua storia. Roger è la leggenda che ha acceso l’era della pirateria, ma Ace rappresenta la fragilità di quell’eredità. Nonostante il sangue del Re scorra nelle sue vene, Ace ha sempre lottato con il dubbio di non meritare di vivere, un conflitto interiore che rende ancora più drammatica la sua fine.

Se Barbabianca ha lasciato un’impronta soprattutto attraverso i flashback, Ace è tutt’ora presenta nella storia anche dopo la sua scomparsa. I personaggi lo citano, le sue scelte influenzano gli eventi, e la sua memoria continua a orientare i rapporti di forza. Questo è il motivo per cui, quattordici anni dopo, Ace resta un punto fermo della narrazione; non un fantasma relegato al passato, ma una presenza costante che definisce il futuro.

Non è stato soltanto un personaggio amato; è stato la prima vera perdita che i fan hanno condiviso con Luffy. La sua morte ha segnato un confine tra il prima e il dopo, tra l’avventura spensierata e la consapevolezza del sacrificio. È il momento in cui molti lettori hanno compreso che One Piece non è solo un viaggio di scoperta, ma anche un racconto di responsabilità, dolore e crescita.