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Mercoledì il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha smentito quello che era ritenuto il principale risultato ottenuto nei negoziati sull’Ucraina condotti dal presidente statunitense Donald Trump. Dopo aver incontrato il presidente russo Vladimir Putin a Ferragosto, Trump aveva detto che la Russia aveva accettato «garanzie di sicurezza per l’Ucraina» e l’aveva definito «un passo molto significativo».

Il capo dei negoziatori di Trump, Steve Witkoff, aveva parlato di una concessione «che cambia tutto», perché avrebbe consentito all’Occidente di difendere l’Ucraina da eventuali nuovi attacchi russi, garantire il futuro del paese e convincere l’Ucraina ad accettare un accordo di pace. Trump aveva perfino cominciato a congetturare che i paesi europei avrebbero potuto fornire alla difesa ucraina le truppe di terra, mentre gli Stati Uniti il supporto aereo. Ma Lavrov ha detto che la Russia non ha mai fatto una concessione del genere.

Lavrov ha detto che la Russia non ha nessuna intenzione di lasciare che l’Europa e gli Stati Uniti garantiscano da soli la protezione dell’Ucraina, e che anzi vuole ottenere il diritto di veto su ogni decisione presa al riguardo. La Russia, ha detto Lavrov, vuole entrare a far parte di un comitato di paesi garanti della sicurezza dell’Ucraina in cui tutti avrebbero diritto di veto e di cui farebbero parte Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Russia e Cina. Significa che la Russia, il paese aggressore (e la Cina, il suo principale alleato), avrebbe il potere di approvare o annullare ogni decisione sulla difesa del paese aggredito.

Questo renderebbe le garanzie di sicurezza del tutto inutili. L’Ucraina non potrebbe difendersi, i paesi occidentali non potrebbero aiutarla perché bloccati dal veto della Russia, e il paese rimarrebbe perennemente sotto la minaccia militare russa, senza la sicurezza necessaria per ricostruire, svilupparsi e attrarre investimenti.

Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e il segretario di Stato americano Marco Rubio in Alaska il 15 agosto 2025

Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e il segretario di Stato americano Marco Rubio in Alaska il 15 agosto 2025 (AP Photo/Julia Demaree Nikhinson)

La differenza con quanto detto in precedenza da Trump e Witkoff è enorme, e non è chiaro se i due non avessero capito bene durante il colloquio con Putin o se il presidente russo si sia rimangiato le concessioni che aveva fatto pochi giorni prima durante l’incontro di Ferragosto. C’è anche la possibilità che questa sia un’altra tattica dilatoria, cioè un modo per allungare i tempi e ostacolare i negoziati, mentre la Russia è all’offensiva sul fronte in Ucraina.

In ogni caso, questa situazione mostra quanta distanza ci sia ancora tra le posizioni dell’Ucraina e dell’Occidente e quelle della Russia. Come ha ricordato lo stesso Lavrov, la Russia mantiene le stesse posizioni del 2022, quando varie tornate di negoziati di pace fallirono soprattutto a causa delle condizioni esose imposte dai negoziatori russi. Da allora la Russia non si è mai davvero spostata dalle sue posizioni massimaliste, e sembra che anche i negoziati degli ultimi giorni e gli sforzi di Trump non abbiano avuto molto successo.

Che la Russia non avesse cambiato idea si era visto già dopo l’incontro di Ferragosto quando, durante la conferenza stampa con Trump, Putin aveva più volte insistito sul fatto che la guerra in Ucraina sarà risolta soltanto quando sarà eliminata «la radice del problema». In passato, il leader autoritario russo aveva più volte fatto capire che per lui la «radice del problema» sono l’indipendenza e la sovranità dell’Ucraina.

Se le posizioni della Russia rimarranno queste, si può dire che i negoziati degli ultimi giorni, che hanno coinvolto Trump, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e buona parte dei leader europei, non porteranno ad alcun risultato concreto, se non quello di far guadagnare tempo all’offensiva militare russa.

Donald Trump accoglie il presidente ucraino Volodymyr Zelensky il 18 agosto 2025 a Washington

Donald Trump accoglie il presidente ucraino Volodymyr Zelensky il 18 agosto 2025 a Washington (AP Photo/Julia Demaree Nikhinson)

Lavrov ha anche messo in dubbio un altro dei risultati che Trump sosteneva di aver ottenuto, e cioè l’organizzazione di un incontro a tre tra lui, Putin e Zelensky. Sarebbe un evento molto importante, perché Putin e Zelensky si sono incontrati di persona una volta sola, nel 2019, prima dell’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina. L’amministrazione Trump ha detto che l’incontro potrebbe avvenire già nei prossimi giorni e che i preparativi sono in corso.

Ma il governo russo non ha confermato, e Lavrov ha detto anzi che un appuntamento del genere richiede una «preparazione attenta», facendo capire che non avverrà a breve (o forse non avverrà proprio, secondo le modalità immaginate da Trump). Lavrov – come Putin – in segno di disprezzo non pronuncia quasi mai il nome di Zelensky, e quando deve parlare di lui utilizza termini come «questo personaggio», «quest’uomo».