Dopo la polemica sul Nitag, l’organismo di consulenza del ministero alla Salute sulle vaccinazioni, la Lega ha iniziato a riscoprire la sua pulsione No Vax. Matteo Salvini ha attaccato il ministro alla Salute Orazio Schillaci per come ha gestito la vicenda: non gli è piaciuta la revoca dei ventidue membri a causa di due persone contrarie ai vaccini (Eugenio Serravalle e Paolo Bellavite.). «Ho letto un’intervista interessante di uno di questi due professori e medici che non stanno simpatici a qualcuno», ha detto Salvini. «Non sono No Vax, semplicemente chiedono che vengano calcolati tutti i benefici, che ci sono nei vaccini e anche eventuali controindicazioni. Dirsi dubbiosi sull’obbligo vaccinale che non c’è nella maggior parte dei Paesi europei non penso sia antiscientifico penso sia di buon senso».

Così altri esponenti del partito si sono lanciati – di nuovo, non è la prima volta – in questa crociata contro i vaccini. In testa al corteo c’è immancabilmente Claudio Borghi, da sempre scettico su uno strumento che la comunità scientifica considera tra i più importanti per la prevenzione di malattie gravi. Già l’anno scorso, ricorda Repubblica nell’articolo di Michele Bocci, Borghi aveva presentato un emendamento al decreto liste di attesa per far saltare l’obbligo vaccinale. «Ci riproveremo, certo. Così ci allineeremo con gli altri Paesi, visto che a livello internazionale quello che ha fatto l’Italia è l’eccezione, non certo la regola. Vogliamo evitare qualsiasi obbligo vaccinale ma sarà necessario l’accordo con gli alleati», dice.

Ma non ci sono molte sponde per una campagna di questo tipo. Del resto la legge del 2017 dell’allora ministra Beatrice Lorenzin non è mai stata davvero in discussione per le altre forze politiche. E anche all’interno della maggioranza ci sarà una certa resistenza.

In questi giorni «Forza Italia ha difeso il primato della scienza e lo strumento del vaccino», scrive ancora Bocci su Repubblica. «Fratelli d’Italia invece mantiene sul tema una posizione un po’ ambigua, come ha dimostrato nel corso della vicenda del Nitag, tra esponenti contrari o comunque scettici e altri favorevoli. Di certo quando si parla di questi medicinali, il partito di Giorgia Meloni entra in fibrillazione, probabilmente proprio perché esprime una linea contraddittoria».