di
Chiara Evangelista
Il primo cittadino di Milano: «Al tavolo per l’ordine pubblico di mercoledì nessun cenno. C’erano diversi modi di avvisare l’amministrazione: non sono stati seguiti». L’ipotesi che la sterzata sia stata voluta dal centrodestra. «Ma il centro sociale deve continuare a emettere cultura nella legalità»
Incredulità che trasborda in irritazione: Palazzo Marino non è stato avvertito in anticipo dello sgombero. Nonostante la partecipazione del Comune il giorno prima al tavolo in Prefettura, il sindaco Beppe Sala è venuto a conoscenza del tramonto del Leoncavallo, lo storico centro sociale milanese, solo alle prime luci della mattina di ieri, con una telefonata informativa del prefetto.
All’orizzonte non ci sono segnali di fumo. È mercoledì e come di consueto si riunisce in Prefettura il Comitato di pubblica sicurezza. Il sindaco Sala, impegnato in altri incontri a Palazzo Marino, delega il vicecomandante della Polizia locale a partecipare al tavolo in sua rappresentanza. «In quella sede non è stato fatto cenno ad alcuno sfratto esecutivo del centro sociale Leoncavallo», spiega il sindaco. All’apparenza, dunque, da quanto emerge dall’incontro tutto sembra invariato: la data fissata per eseguire lo sfratto del centro sociale è fissata per il 9 settembre e, non essendo stato discusso il tema in ordine del giorno durante la riunione in Prefettura, non ci si aspettano colpi di scena. A tal punto che il sindaco si concede una pausa dagli impegni del Comune. Finché poi a far cambiare i piani è la telefonata del prefetto Claudio Sgaraglia, arrivata solo ieri mattina, a ridosso dello sgombero, in cui informa il sindaco dell’intervento in via Watteau.
Sorpresa, disappunto, irritazione perché «per un’operazione di tale delicatezza, al di là del comitato, c’erano molte modalità per avvertire l’amministrazione. Tali modalità non sono state perseguite», precisa Sala. C’è chi sostiene che l’accelerata sullo sgombero sia stata dettata dal centrodestra, irritato da Avs che aveva organizzato in via Watteau la propria festa a settembre. Quel che è certo è che l’intervento arriva dopo 31 anni di occupazione, centinaia di tentativi di sfratto e un confronto in corso tra il Comune e i responsabili del centro sociale.
Da mesi, infatti, i tecnici di Palazzo Marino sono in dialogo con l’associazione Mamme antifasciste del Leoncavallo per trovare un’altra sede al centro sociale. L’ipotesi sul tavolo è quella di uno stabile comunale in via San Dionigi, nella periferia sud-est di Milano, per cui l’associazione ha presentato a marzo una manifestazione d’interesse preliminare. L’edificio però ha bisogno di interventi incisivi di riqualificazione con costi che si aggirano intorno ai tre-quattro milioni di euro circa, in quanto bisogna anche bonificare i terreni per la presenza di amianto. Una cifra difficile da sostenere per l’associazione che proprio sul tema economico in questi mesi si è confrontata con i tecnici comunali e ha lanciato una raccolta fondi per cercare di reperire le risorse. Dopo l’accelerata di ieri però il tempo stringe e al momento le anime del Leoncavallo sono senza una casa. Pertanto gli attivisti hanno organizzato per il 6 settembre una manifestazione nazionale.
Il Comune non indietreggia: «Il centro sociale riveste un valore storico e sociale nella nostra città» spiega Sala, aggiungendo che proprio per questo «deve continuare a emettere cultura, chiaramente in un contesto di legalità. Da anni e anni è un luogo pacifico di impegno». Pertanto il Comune va avanti.
Si punta a portare in giunta già giovedì della prossima settimana la delibera per lanciare la manifestazione di interesse per l’immobile in via San Dionigi. Dopo l’approvazione del provvedimento, il bando per dare in concessione d’uso lo spazio comunale arriverà poi a stretto giro e sarà aperto a tutte quelle realtà sociali che risponderanno ai requisiti che saranno indicati nella delibera. Pertanto alla manifestazione di interesse potrà partecipare anche il Leoncavallo, qualora risulti in linea con il contenuto della delibera. Il provvedimento comunale dovrebbe sciogliere i nodi anche in merito al tema dei costi. La delibera doveva arrivare in giunta già prima della pausa estiva ma a causa della bufera che si è abbattuta su Palazzo Marino e che ha portato alle dimissioni l’ex assessore all’Urbanistica Giancarlo Tancredi, il provvedimento era slittato. Adesso toccherà alla vicesindaca Anna Scavuzzo, che ha temporaneamente la delega all’Urbanistica, portare in giunta la delibera.
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22 agosto 2025 ( modifica il 22 agosto 2025 | 07:21)
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