di
Giuliana Ferraino

La governatrice Cook respinge le accuse: «Non mi farò intimidire, non mi dimetto». Ma il dipartimento di Giustizia chiede alla Fed di licenziarla. Oggi l’ultimo discorso del presidente Fed a Jackson Hole davanti a Lagarde (che parla domani)

Il tradizionale simposio di Jackson Hole, terreno di confronto tecnico tra i banchieri centrali ma anche appuntamento chiave per i mercati in cerca di indizi sulla direzione della Fed, quest’anno si è aperto in un clima inusuale. A guastare l’atmosfera è stato Donald Trump che, alla vigilia dell’atteso intervento di Jerome Powell, ha chiesto le dimissioni della governatrice Lisa Cook per presunte irregolarità sui mutui ipotecari, alimentando la pressione su un’istituzione che considera ostile e vorrebbe riportare sotto il controllo diretto della Casa Bianca.

Cook ha respinto le accuse, dichiarando di «non avere alcuna intenzione di farsi intimidire e di dimettersi dal suo incarico a causa di alcune questioni sollevate in un post». E ha sottolineato di voler rispondere con i fatti a ogni domanda sulla propria situazione patrimoniale. Secondo la senatrice democratica Elizabeth Warren, l’amministrazione Trump sta cercando di «usare il governo federale come un’arma per licenziare illegalmente i membri indipendenti del Board della Fed».



















































Se Cook fosse costretta a lasciare, si aprirebbe un nuovo posto al vertice della banca centrale. Trump potrebbe riempire la nuova casella vacante con un fedelissimo, come è già avvenuto con la scelta di Stephen Miran, attualmente presidente dei consiglieri economici della Casa Bianca, in sostituzione di Adriana Kugler, dimessasi a sorpresa all’inizio di agosto. 

Le pressioni si moltiplicano. Una lettera del Dipartimento di Giustizia a Powell invita il presidente della Fed a rimuovere subito Cook «prima che sia troppo tardi», trasformando le accuse in una richiesta formale di destituzione. L’iniziativa è stata firmata da Ed Martin, un funzionario nominato da Trump. A muovere le accuse contro Cook è stato Bill Pulte, capo della Federal Housing Finance Agency: ha sostenuto sui social media che Cook avrebbe fornito informazioni fraudolente per ottenere condizioni più favorevoli su due mutui, uno in Michigan e uno ad Atlanta, presentati a distanza di due settimane e dichiarati entrambi come residenza principale. Trump ha rilanciato immediatamente l’attacco scrivendo su Truth che «Cook deve dimettersi, subito!!!». Sarebbe un passo senza precedenti, che aggraverebbe lo scontro con la banca centrale.

L’episodio, ultimo di una serie di attacchi — comprese le innumerevoli minacce di licenziamento — rischia di mettere a dura prova la credibilità dell’istituzione, proprio mentre Powell si prepara al discorso più delicato dell’anno. «Ogni giorno Powell si chiede cosa fare per preservare la Fed», ha confessato al Wall Street Journal Richard Clarida, ex vice presidente della banca centrale, durante il primo mandato di Powell. L’avvocato-banchiere prenderà la parola alle 9 del mattino (le 16 in Italia) per l’ultima volta da presidente Fed in Wyoming. La sua sfida è doppia: difendere l’autonomia della banca centrale e guidare i mercati in una fase segnata da segnali economici contraddittori. Gli investitori scommettono su un taglio di 25 punti base e guardano a Jackson Hole per avere conferme in vista della riunione del 17 settembre, mentre la politica chiede un intervento più deciso.

Il segretario del Tesoro Scott Bessent, dopo i cattivi dati sul lavoro, vorrebbe un taglio di mezzo punto percentuale e poi altri due interventi entro fine anno. Trump spinge per un ritorno dei tassi all’1%. Mentre dentro la Fed il fronte dei dissidenti si allarga: con Miran, Bowman e Waller pronti a votare per tagli più rapidi, Powell rischia tre opposizioni su sette membri, una spaccatura che non si vedeva dal 1988.

Il quadro macro, però, resta sfumato: l’inflazione al consumo è stabile al 2,7%, i prezzi alla produzione sono però saliti oltre le attese (+0,9% a luglio), segnalando che i dazi potrebbero alimentare nuove spinte. Al tempo stesso, il mercato del lavoro rallenta, anche se la disoccupazione resta al 4,2%. Powell ha imparato sulla propria pelle quanto sia difficile calibrare la risposta monetaria: durante la pandemia la Fed ha garantito liquidità decisiva ai mercati, ma poi è stata lenta a reagire all’impennata dei prezzi.

Ad ascoltarlo c’è anche Christine Lagarde: la presidente della Bce parlerà domani in un panel con il governatore della Bank of England Andrew Bailey sulle trasformazioni del mercato del lavoro.

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22 agosto 2025