Dovevano servire a proteggere la casa, e invece si sono trasformate in un’arma contro chi ci viveva. Le telecamere installate anni fa nell’abitazione romana della famiglia Tronelli – quelle stesse telecamere che avrebbero dovuto scoraggiare furti e intrusioni – sono oggi al centro di un’inchiesta che coinvolge Stefano De Martino e la sua compagna, Caroline Tronelli.

Il video intimo che li ritrae in un momento privato è stato trafugato da quel sistema di sorveglianza e diffuso online in pochi minuti, subito catalogato tra i contenuti amatoriali di una piattaforma internazionale che raccoglie immagini rubate da camere da letto in ogni parte del mondo: dalla Colombia agli Stati Uniti, passando per Iran, Turchia e ora anche Italia. A segnalare la vicenda è stato un follower. Navigando sul sito, ha riconosciuto lo showman da alcuni tatuaggi distintivi e lo ha avvertito immediatamente. Era il 9 agosto: poche ore dopo De Martino riceveva quel messaggio e il giorno seguente presentava denuncia al commissariato di Porto Cervo, in Sardegna.

Secondo i legali della coppia e lo stesso rapporto consegnato dall’investigatore privato Amedeo Pantanella, il sospetto principale porta a chi frequentava abitualmente quella casa: non un hacker sconosciuto dall’altra parte del mondo, ma qualcuno che conosceva bene i codici di accesso del sistema di videosorveglianza. Forse un tecnico. Forse un “insider” che ha tradito il rapporto fiduciario instaurato con la famiglia.

«Non escludiamo che sia stato un tecnico a tradire la fiducia e ad approfittarne», hanno dichiarato gli avvocati Angelo e Sergio Pisani, che assistono De Martino. A fargli eco il legale della giovane, Lorenzo Contrada: «Il lavoro dell’investigatore ha già fornito elementi concreti, ora in mano ai pm». Già in passato la casa era stata segnata da episodi di furto, con gioielli spariti dalla camera da letto. Da qui la decisione, dieci anni fa, di installare telecamere per controllare ogni angolo dell’appartamento. Ma le password non erano mai state aggiornate: un dettaglio che rendeva l’impianto vulnerabile a chiunque ne conoscesse la gestione.

La Procura di Roma ha aperto un fascicolo per accesso abusivo a sistema informatico e la polizia postale ha già sequestrato l’intero impianto, mentre anche la Procura di Tempio Pausania procede parallelamente per diffusione illecita di immagini sessualmente esplicite. Due piste: quella di un hackeraggio esterno e quella – più inquietante, perché più vicina – del tecnico infedele.