di
Luigi Ferrarella

Il patron di Coima era ai domiciliari con l’accusa di corruzione. Solo tra 45 giorni si saprà se per il Tribunale del Riesame mancavano i gravi indizi o le esigenze cautelari. Nessuna misura interdittiva

Anche il costruttore Manfredi Catella torna libero. Stesso annullamento dell’arresto del coindagato di corruzione Alessandro Scandurra, e identica attesa di 45 giorni per conoscerne il motivo: dopo che dieci giorni fa la custodia cautelare ai domiciliari del presunto corrotto (l’architetto e nel contempo membro della Commissione Paesaggio del Comune di Milano) era stata già annullata da un collegio del Tribunale del Riesame, oggi un differente collegio giudicante ha conseguentemente annullato anche l’arresto del presunto corruttore di Scandurra, lo sviluppatore immobiliare di Coima, accogliendo il ricorso difensivo per Catella del professor Francesco Mucciarelli e dell’avvocato Adriano Raffaelli. 

Solo che, in entrambi i casi, sia il 12 agosto le giudici Pendino-Ghezzi-Papagno sia ora i giudici Cucciniello-Braggion-Ricciardi hanno depositato solo una riga di dispositivo, che rimanda appunto alle motivazioni tra 45 giorni per capire se abbiano ritenuto che non ci fossero proprio i “gravi indizi” di colpevolezza di Scandurra e Catella proposti dalla Procura (il che porrebbe una pesante ipoteca sul seguito dell’inchiesta), oppure se abbiano solo escluso che concrete esigenze cautelari richiedessero una misura restrittiva della libertà (censura che sarebbe comunque severa per la scelta della Procura, ma che resterebbe neutra rispetto ai possibili sviluppi del procedimento).



















































Incarichi e fatture

I pm Siciliano-Petruzzella-Filippini-Clerici in giugno avevano prospettato al gip Mattia Fiorentini che Catella e Scandurra, architetto libero professionista e membro della Commissione Paesaggio del Comune, avessero stretto un accordo di corruzione in base al quale Coima affidava a Scandurra almeno 138.000 euro di incarichi di progettazione soggetti a valutazioni della Commissione, e Scandurra piegava l’esercizio della propria funzione valutativa in seno alla Commissione a favore degli interventi a cuore di Coima, invece di astenersi per il conflitto di interessi in almeno due sedute sul progetto Pirellino di Coima. Nessun accordo correttivo – aveva invece ribattuto in udienza la difesa -, ma solo fatture vere, per incarichi reali a Scandurra, e scollegati da suoi favoritismi pro Coima in Commissione Paesaggio.

Le precedenti decisioni

Oltre a Scandurra, il Tribunale del Riesame aveva già annullato il 12 agosto (per altre imputazioni con Scandurra) anche l’arresto in carcere del costruttore Andrea Bezziccheri, e il 14 agosto sostituito con un anno di interdizione gli arresti domiciliari ai quali il gip aveva posto il 31 luglio il dimissionario assessore all’Urbanistica del Comune di Milano, Giancarlo Tancredi, l’ex presidente della Commissione Paesaggio del Comune, Giuseppe Marinoni, e l’ex manager e socio della azienda J+S, Federico Pella, per tutti e tre riqualificando l’imputazione in corruzione per l’esercizio della funzione.

L’altro ricorso dei pm

Mentre la Procura anticipa che ricorrerà in Cassazione contro le decisioni del Riesame, solo tra settembre e ottobre verrà discusso l’appello che anche la Procura ha già proposto al Tribunale del Riesame, ma per ottenere un ulteriore segmento di arresti non concesso il luglio dal gip su Tancredi e Marinoni: quello sull’altra contestazione (in cui sono coindagati pure il sindaco Sala, il direttore generale del Comune, Cristian Malangone, e l’archistar Stefano Boeri) di «induzione indebita» sul presidente della Commissione Paesaggio del Comune, Marinoni, per le pressioni di Catella e del suo progettista Boeri intermediate dall’assessore all’Urbanistica Tancredi in una fase del progetto di Coima sul “Pirellino”.

Il gip Fiorentini a fine luglio aveva infatti condiviso questa ricostruzione delle pressioni su Marinoni, ma aveva ritenuto che l’elemento giuridico del vantaggio/interesse del soggetto pressato che cede alle pressioni, vantaggio richiesto dalla struttura del reato di induzione indebita, mancasse in Marinoni, il quale per il gip aveva ceduto solo in quanto supino ai vertici del Comune. Su questo punto giuridico, che in radice renderebbe appunto non configurabile il reato su Tancredi-Sala-Malangone, i pm hanno fatto appello per insistere sugli arresti di Tancredi e Marinoni a motivo del fatto che Marinoni avrebbe invece avuto un proprio interesse a cedere alle pressioni, consistente nel «non compromettere le relazioni con la politica» (specie con Tancredi in vista dei progetti accarezzati sui nodi metropolitani), e «perpetuare la posizione di potere che aveva all’interno della Commissione per il Paesaggio», dove poi dal Comune verrà riconfermato presidente nel dicembre 2024 pur dopo essere stato indagato il mese prima proprio per conflitto di interessi. 

Il re del mattone era ai domiciliari con l’a causa di corruzione. Solo tra 45 giorni si saprà se per il Tribunale del Riesame mancavano i gravi indizi o le esigenze cautelari


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22 agosto 2025 ( modifica il 22 agosto 2025 | 11:25)