Il punto serale sulle notizie del giorno
Iscriviti e ricevi le notizie via email

Aveva appena sei anni e una vita davanti, Vladyslav Malamen. Una vita che la guerra in Ucraina aveva già messo alla prova, costringendolo a lasciare Odessa insieme alla mamma Antonina e al fratello maggiore Viacheslav, per trovare rifugio in Veneto. Ma quella ricerca di pace e normalità si è spezzata mercoledì pomeriggio su un attraversamento pedonale di via Noalese, a Santa Maria di Sala.


APPROFONDIMENTI


Il piccolo è stato travolto da una Fiat Panda guidata da un 25enne del Veneziano. L’impatto è stato devastante: Vladyslav è stato sbalzato a oltre trenta metri di distanza e finito in un fossato ai margini della strada. Soccorso dapprima da chi era accorso sentendo le urla della madre, poi dai sanitari del 118 e dall’elisoccorso, è stato trasportato d’urgenza all’ospedale di Padova.

Per quasi ventiquattro ore ha lottato in terapia intensiva pediatrica, attaccato alle macchine, ma ieri pomeriggio il suo cuore ha smesso di battere.

La dinamica dell’incidente. Secondo le prime ricostruzioni, madre e figlio stavano rientrando nella canonica di Murelle, dove la famiglia era ospitata da poche settimane grazie a un progetto di accoglienza della cooperativa sociale Levante. Erano da poco passate le 16.30: la donna portava la bicicletta a mano carica di borse della spesa, Vladyslav le camminava accanto. Un’auto si era già fermata per lasciarli attraversare sulle strisce, ma la Panda che sopraggiungeva dietro ha tentato un sorpasso, investendo in pieno il bambino.
Il conducente, illeso, è stato sottoposto agli accertamenti di rito per verificare eventuali tracce di alcol o sostanze. L’auto è stata sequestrata e la procura di Venezia ha aperto un fascicolo: il giovane sarà iscritto nel registro degli indagati per omicidio stradale.

Una comunità sotto shock. La notizia della morte del piccolo ha gettato nello sconforto Villanova di Camposampiero, il comune dove la famiglia si era stabilita. «Lo conoscevamo da meno di un mese – racconta Margherita, un’altra ospite della canonica – ma era impossibile non volergli bene. Sempre sorridente, vivace, con una grande passione per il pallone».
La canonica, trasformata in un punto di accoglienza per i profughi, oggi è immersa nel silenzio. Un silenzio rotto solo dalle voci dei bambini che ancora giocano nel cortile, ma che inevitabilmente sembra sottolineare l’assenza di Vladyslav.

Il dolore ha toccato anche le istituzioni locali. L’assessora all’istruzione di Villanova, Elena Pagetta, ha raccontato di aver già predisposto la pratica per l’iscrizione del bimbo alla scuola primaria: «A settembre avrebbe iniziato le lezioni con i suoi coetanei. Sarebbe stato un primo passo per sentirsi parte della nostra comunità».
La sindaca Sarah Gaiani ha espresso il cordoglio della città: «Era arrivato poche settimane fa, in cerca di pace. La sua vita spezzata sull’asfalto è una ferita che non possiamo accettare».

La vicenda umana dietro i numeri della guerra. La storia di Vladyslav è la storia di migliaia di famiglie che, da quando la guerra ha devastato l’Ucraina, hanno cercato rifugio in Veneto. Secondo i dati della Prefettura, solo nel padovano sono oltre sedicimila gli sfollati accolti, molti dei quali bambini. Per loro il percorso di integrazione passa anche attraverso la scuola, lo sport, le attività in parrocchia. Proprio per questo la comunità di Murelle si era attivata: la canonica, messa a disposizione dal parroco don Mirco, era diventata un luogo di ripartenza.

L;a nuova vita di Vladyslav è durata appena poche settimane. Il padre, che lavora in Germania, è arrivato in Italia subito dopo la tragedia per stare accanto alla moglie e al figlio maggiore. La famiglia, con una scelta di grande generosità, ha dato il consenso all’espianto degli organi, affinché la morte del loro bambino possa almeno ridare speranza ad altri piccoli pazienti.

Un dramma che interroga tutti. Oltre alla disperazione, resta un senso di rabbia e impotenza. Non solo per la dinamica assurda di un incidente avvenuto sulle strisce pedonali, ma anche per la pericolosità di un incrocio più volte segnalata dai residenti. Via Noalese è una strada trafficata, spesso teatro di incidenti, e la comunità locale chiede da tempo interventi di messa in sicurezza.

La guerra non è riuscita a portare via Vladyslav. A strapparlo alla vita è stata una Panda che non si è fermata, su un tratto di strada che doveva rappresentare la sicurezza per un bambino che si affidava alle regole della civiltà. Restano il dolore di una madre che ha visto morire il proprio figlio a pochi passi da sé, la solidarietà di una comunità intera e la speranza che da questa tragedia nasca almeno la consapevolezza che strade più sicure non sono una questione secondaria, ma una necessità vitale.


© RIPRODUZIONE RISERVATA