La possibilità di un vaccino universale contro il cancro non è più solo un’ipotesi teorica. Una ricerca dell’Università della Florida, pubblicata su Nature Biomedical Engineering, ha dimostrato che un vaccino sperimentale a base di mRNA può “risvegliare” il sistema immunitario contro i tumori senza puntare a proteine specifiche, aprendo così la strada a un approccio radicalmente nuovo nella lotta alla malattia.

Il meccanismo innovativo che sfida le convenzioni

Il team guidato da Elias Sayour ha osservato che stimolare genericamente il sistema immunitario può risultare efficace quanto colpire bersagli tumorali precisi, contraddicendo decenni di approcci tradizionali. Combinato con inibitori dei checkpoint immunitari, il vaccino agisce come un “uno-due” micidiale, inducendo l’espressione della proteina PD-L1 nei tumori e rendendoli più vulnerabili. “Anche un vaccino mRNA non specifico può generare effetti anticancro mirati”, sottolinea Sayour, oncologo pediatrico e direttore del RNA Engineering Laboratory di UF Health.

Finora i vaccini anticancro si basavano sull’individuazione di un bersaglio comune o su soluzioni personalizzate. La ricerca della Florida propone un terzo paradigma: usare l’mRNA non per colpire il cancro in sé, ma per scatenare una risposta immunitaria potente che inneschi l’attacco antitumorale. Nei test sui topi con melanoma, tumori ossei, cutanei e cerebrali, alcuni tumori sono stati completamente eliminati, persino quelli più resistenti alle terapie convenzionali.

Dalla ricerca di base alla speranza clinica

Sayour lavora da oltre otto anni a vaccini mRNA di nuova generazione. Nel 2024 il suo laboratorio aveva già sperimentato con successo un vaccino personalizzato contro il glioblastoma, riprogrammando il sistema immunitario dei pazienti. Il nuovo studio amplia quell’intuizione con un approccio “generalizzato”, basato sulla stessa tecnologia dei vaccini anti-Covid, ma progettato per stimolare una risposta immunitaria ampia invece di colpire una proteina specifica.

I risultati suggeriscono che risposte immunitarie non direttamente legate al tumore possono comunque riattivare cellule T dormienti e guidarle contro il cancro, se la stimolazione è abbastanza forte. “Questa è la prova di concetto che tali vaccini potrebbero essere commercializzati come universali, capaci di educare il sistema immunitario al tumore di ogni singolo paziente”, spiega Sayour.

Il prossimo passo sarà perfezionare le formulazioni e avviare trial clinici sull’uomo. Se confermati, i dati aprirebbero la strada a una svolta storica: un vaccino anticancro universale “da scaffale”, utilizzabile da solo o in combinazione con altre immunoterapie, capace di cambiare radicalmente il futuro dell’oncologia.