Forse oggi farò storcere il naso a un sacco di gente, ma io quest’album lo adoro.

A quei tempi avevo una band dove muovevo i primi passi nella musica suonata, il classico gruppetto eterogeneo di amici che non ha una direzione precisa né gusti condivisi. Il genere principale però era quello che arrivava dal metalcore dei primi Duemila, passando per un po’ di punk, post-grunge e sinfonia varia post-qualcosa. Bullet for my Valentine, Billy Talent, Disturbed, Foo Fighters, vado a memoria.

Insomma, il target era quello: per i miei amichetti dell’epoca gli Avenged Sevenfold erano il gruppo grosso, quello che trainava la scena e da cui prendere spunto ed esempio, quindi mi impegnai nel cercare di apprezzarli e capirli ma devo ammettere che non ci riuscii: mi facevano cagare, realmente. Mi sembravano il classico gruppo senza senso che propone il solito “post-qualcosa-core”, d’altronde stavo ancora in fissa con la Nwobhm.

Fino a City of Evil: da qui ci fu la svolta, sia a livello di vendite e popolarità che di composizione. Ci misi qualche ascolto a capire, e cominciai ad apprezzare. Qui l’influenza del metal più classico prese spazio in una maniera personale e originale, pur in una forma ancora ingenua. Non sono il massimo esperto del genere, ma era qualcosa di nuovo e personale.

C’è una ricerca e uno studio delle dinamiche nei pezzi che sicuramente è ancora fuori fuoco, non nella sua forma migliore, che verrà esplorata poi nel successivo disco eponimo con risultati ancora più convincenti, ma la struttura dei pezzi si evolve e cambia, cambiano i riff, cambiano le strofe e i ritornelli, cambiano i cori all’interno della stessa canzone. Gli assoli non fanno solo gli assoli, spesso fanno da tappeto alle melodie vocali. Non stiamo parlando di prog, per carità, e non è tutto perfetto, ma almeno è una forma personale e originale, con uno studio e un pensiero di fondo che dopo qualche ascolto si fa apprezzare non poco.

Dai: perché M.I.A. sarebbe da sfigati e Man of fortune dei 3 Inches of Blood no? Sono praticamente la stessa canzone. Cosa rende trve gli uni e poser gli altri?

Purtroppo questo stile si è poi perso con la morte del batterista, Jimmy “The Rev” Sullivan. Non so quanto fosse coinvolto lui in prima persona nella scrittura, o se la sua perdita abbia cambiato davvero così tanto la band, d’altronde parliamo di un gruppo di amici che è arrivato in cima restando insieme dai tempi della scuola. Eppure dopo la sua morte i risultati passeranno dal modesto all’imbarazzante, in particolare con quella perla di bassezza di The Stage: nelle intenzioni voleva essere un tributo ai gruppi che li avevano ispirati, strizzando l’occhio ai fan di Metallica e Pantera, ma fu una mossa giocata malissimissimo, perché non esplicitarono queste intenzioni in anticipo e di fatto l’album risultò quasi un plagio, incompreso tanto dai detrattori quanto dagli stessi fan.

Insomma, niente di rilevante dopo il 2007: le canzoni sarebbero diventate più normali, meno intricate, forse limitate anche dai continui problemi all’ugola di Matthew Shadows, perdendo quella loro specifica particolarità. Nonostante tutto, io una chance a City of Evil e al successivo Avenged Sevenfold la darei. (Alessandro Colombini)