di
Mara Gergolet

Serghii Kuznietsov, 49 anni, è un ex capitano dell’esercito a riposo, nonché ex membro dei servizi segreti Sbu. L’equipaggio di civili e militari: il 15 metro preso a nolo

DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE 
BELINO – Era il comandante. Di quella missione, in cui si erano imbarcati in sei, un piccolo equipaggio di civili e militari a bordo di una barca a vela per minare il gasdotto Nord Stream, Serghei Kuznietsov era il capo missione. E pare incredibile che uno dei più grandi sabotaggi della storia, un atto che ha segnato le fasi iniziali della guerra in Ucraina, fosse condotto su uno scafo di 15-metri, l’«Andromeda» presa a nolo a Rostock in Germania. Ma quella che ormai è bollata come una operazione di Kiev — di cui molto si sa per le indagini, i leak e i colpi giornalistici — è stata dalle origini un’operazione impensabile.

Così l’ha raccontata un ufficiale ucraino che partecipò all’ideazione a Bojan Pancevksi, il reporter del Wall Street Journal dai numerosi scoop: «Rido sempre quando leggo le speculazioni dei media su presunte gigantesche operazioni, che coinvolgono servizi segreti, sottomarini, droni e satelliti. Tutta la faccenda è nata in una notte di pesanti bevute, e dalla ferrea determinazione di un pugno di persone che hanno avuto le palle per rischiare la vita per il proprio Paese». Trecento mila euro, tirati fuori dai businessmen: tanto sarebbe costato far saltare il gasdotto di Putin. Era un gruppo di alti ufficiali, miliardari e amici: la loro traccia, però, porta fino all’ex comandante supremo delle forze armate ucraine, il generale Valeriy Zaluzhny, che avrebbe dato il suo l’assenso. Di questo, almeno, sono convinti gli investigatori tedeschi.



















































Serghii Kuznietsov  — Sergeii K. per i media tedeschi, che non rivelano le sue generalità — 49 anni, è un ex capitano dell’esercito a riposo, ex membro dei servizi segreti SBU, membro dell’unità d’elite che nei primi mesi della guerra nel 2022 difese Kiev dall’assalto russo, secondo il Wall Street Journal. Il suo team partì da Rostock il 7 settembre, verso l’isola danese di Bornholm, toccando la Polonia e la Svezia. A bordo quattro sommozzatori civili esperti — anche una donna, arruolata per far sembrare l’uscita una scampagnata tra amici — e due militari d’élite.
Erano dotati di materiale d’immersione, un sonar portatile e mappe open source per localizzare la pipeline, piazzata a 80 metri sotto il mare. Si è ipotizzato che facessero discese in coppia, in acque freddissime, della durata di 20 minuti: vuol dire che risalendo serve una decompressione di 3 ore e 24 ore di riposo. Ma è possibile che le immersioni fossero più brevi, con pause di 4-5 ore.

Il gasdotto esplose il 26 settembre, generando tanto C02 quanto ne produce la Danimarca in un anno: tre delle quattro condotte furono distrutte. Nella fuga però, di nuovo attraverso Rostock, il team commise un errore. La barca Andromeda non fu lavata bene. E dai fondali gli investigatori tedeschi hanno recuperato impronte, «materiale umano», Dna, fine a ricostruire le loro identità.

Chi sapeva del piano? E’ stato scritto che Zelensky prima diede l’assenso, e quando la Cia ne intercettò la preparazione lo bloccò. Ma il generale Zaluzhny non obbedì (a Zelensky avrebbe detto: «È come fermare un siluro: una volta partito si può solo aspettare che esploda»). Il Generalissimo però ha sempre negato, e ai giornalisti che gli hanno fatto domande ha risposto: «Questa è una provocazione».
Poco aiuto è arrivato ai pm dai servizi tedeschi. Eppure, in tre anni le acque si sono smosse. Un anno fa un sommozzatore fu individuato in Polonia: scattò il mandato d’arresto internazionale, ma il ricercato fu avvisato e scappò in Ucraina.

Quello italiano è quindi il primo arresto per il Nord Stream. Un ex 007 e capitano militare, con potentissimi agganci a Kiev, che ufficialmente non ha fatto nulla e che ha preso parte a un’operazione che non esiste, si trova in un carcere a Bologna. Sarà un bel grattacapo per i nostri rapporti con Kiev. «Un’operazione eccezionale», l’ha definita la ministra della Giustizia tedesca. Sergeii K., dalle poche notizie trapelate, è stato identificato dagli inquirenti federali mentre comprava il biglietto aereo, diretto dalla Polonia in Riviera, e poi atteso nella trappola italiana. La notizia è stata diramata dai pm tedeschi di primo mattino: meglio non aspettare, erano già stati scottati una volta, in Polonia.

22 agosto 2025 ( modifica il 22 agosto 2025 | 16:51)