In “Onda calabra”, romanzo di Vins Gallico torna il calabrese Mimmo Castelli, pm cattolico e idealista, già protagonista de “Il dio dello Stretto”. Lo attende, in Germania, il mistero di un duplice omicidio, quello di una coppia di italiani. Nulla di più lontano dall’intrattenimento, il giallo è l’espediente per osservare e raccontare migrazione e sradicamento, l’affermarsi delle ‘ndrine all’estero e le lontane origini di certa destra estremista…
Anche se c’è di mezzo la serialità, il romanzo è buono da leggere anche così, senza aver letto il precedente – avvertenza di rito, ma andava fatta, contro certi scettici; questo è il secondo di una serie e l’ha scritto un autore acuto e pieno di idee, come Vins Gallico. Legato alla casa editrice Fandango come Totti alla Roma, Vins Gallico è tornato in libreria in tempi relativamente brevi con Onda calabra (327 pagine, 18,50 euro), sequel de Il dio dello Stretto (a proposito di questo romanzo l’avevamo intervistato qui): recuperarlo, naturalmente, non è una cattiva idea, anche perché il terzo episodio è già in cantiere, e il quadro d’insieme, è facile pensare, merita. Immaginare che queste storie possano finire sul piccolo o sul grande schermo, non è un’idea peregrina, ma al momento è meglio concentrarsi su ciò che è scritto nero su bianco.
Azione e pensiero
Se ne Il dio dello stretto si finiva nei gangli dei rapporti fra imprenditoria e ‘ndrangheta, in Onda calabra si finisce in Germania, terra in cui la criminalità organizzata calabrese – è stato ampiamente dimostrato – ha grandi interessi, e dove Vins Gallico ha vissuto a lungo, proprio a Göttingen, dove ambienta il duplice omicidio di Carmelo e Daniela, italiani emigrati, trucidati, dopo una notte d’amore in riva a un lago. Ci immergiamo ancora negli anni Novanta e il protagonista è sempre il giovane Mimmo Castelli (le generalità sono un omaggio a un mitico insegnante di un liceo di Reggio, che appare nel recente Col buio me la vedo io di Anna Mallamo, ne abbiamo scritto qui), pm cattolico e idealista, paziente e goffo, tormentato, da poco sposato con Miriam (orfana proprio a causa della ‘ndrangheta) e da poco padre di Francesco, alle prese con un segreto che lo tormenta. Rispetto al primo episodio, in questo secondo l’anima noir è più accentuata, ma non mancano riflessioni su migrazione e sradicamento, etica e giustizia, attualissime. Azione e pensiero, insomma.
In lotta con i propri demoni
Mimmo Castelli, incoraggiato dalla moglie (amica della sorella di Carmelo), si occuperà dell’assassinio dei due connazionali che, in termini mediatici, inventa Vins Gallico, è stato di gran lunga sopravanzato dall’omicidio di Gianni Versace. Animato come sempre dal desiderio di giustizia, il pm, anche nella trasferta in Sassonia, ma pure impegnato a lottare contro la parte oscura di sé, con alcuni suoi demoni. C’è il mistero da svelare, il colpevole da incastrare, of course, ma Vins Gallico è quanto mai lontano dalle sirene dell’intrattenimento e il suo “romanzo criminale” si interroga sulle contraddizioni che vivono gli italiani all’estero, sulle tensioni, non sempre sotterranee, delle società multiculturali, sull’azione delle ‘ndrine in Germania, perfino sui movimenti tedeschi di estrema destra, la cui rincorsa fino all’attuale visibilità è stata lunga decenni.
Personaggi minori che minori non sono…
Non è un uomo solo al comando, Mimmo Castelli, dal punto di vista narrativo. Tornano vecchi personaggi e ne appaiono di nuovi. Ci sono gli amici di sempre, con le loro sofferenze e i loro enigmi, Claudio, Sergio e Luca, c’è la moglie Miriam, la cui personalità vien fuori molto più che nel primo episodio della serie, c’è Birgit, algida e abitudinaria poliziotta tedesca, ma forse solo all’apparenza, e c’è anche la vittima di un terzo omicidio. Vins Gallico ha affinato ulteriormente la penna, ha costruito un giallo più compatto, con meno storie minori, che si fa leggere freneticamente. Ottimo segno…
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