Aveva giurato che in Italia non avrebbe mai più messo piede, dopo che, nel 2017, era stato fermato dalla polizia in via del Corso a Roma, insieme al nipote. Ma Morrissey, si sa, non va mai preso in parola, uomo dalle mutevoli opinioni. E dall’inalterato talento: perché la fu metà degli Smiths ha messo fine al bando. Ed è tornato da noi, dopo un decennio, scegliendo di ripartire da un luogo magico, il Vittoriale di Gardone. E da un festival molto intelligente, «Tener-a- mente», prima di cinque date, dove le prossime sono a Lucca, domani e proprio la reietta Roma lunedì 28.
Inalterato sì, un decennio dopo: la vocalità rimane perfetta, la capacità di occupare tutto il palco anche, all’interno dell’emiciclo dell’incantevole complesso che fu il regno di D’Annunzio. E il 66enne Moz si può permettere di giocare con la sua carriera bifronte, attingendo poco ma bene da quella fulminea con gli Smiths, di cui regala una versione quasi acustica di «Please, Please, Please Let Me Get What I Want», dopo aver attaccato con «Shoplifters of the World Unite», sberleffo del 1987 a Karl Marx. E dalla sua altrettanto soddisfacente e lunghissima avventura solista. Gli ultimi episodi «Sure Enough, the Telephone Rings», per forza di cose meno noti, perché trattasi del disco mai uscito «Bonfire of Teenagers», per le liti con la discografica. E i i capolavori, «You’re the One for me, Fatty» o «Everyday Is Like Sunday» , mentre sullo schermo sullo asfondo scorrono immagini in loop di Kerouac, Bowie e del nostro Pasolini. Italia che ritorna anche nella band, con la brava chitarrista Carmen Vanderberg, nome nordico, cuore di Lucca.
E se Morrissey procede perlopiù per sentenze aforismatiche tipo «chi ha problemi col sesso produce la miglior musica del mondo», si lascia andare solo quando dice : «é un onore tornare in Italia». Le vicende di Roma sono dunque archiviate, pace fatta. Almeno per una decina di giorni…



















































24 luglio 2025 ( modifica il 24 luglio 2025 | 20:01)