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Un libro dalla prosa elegante e scorrevole, che intreccia la vicenda storica con quella umana, quella di alcune donne che hanno deciso di non rimanere inermi di fronte agli sconvolgimenti della guerra, offrendo il loro contributo alla lotta di liberazione partigiana.

Dopo “Per sempre altrove” del 2022, un gradito ritorno in libreria, sempre con Fazi Editore, per Barbara Cagni, con un libro che è un tributo al ruolo delle donne nella resistenza: “L’alba della nostra libertà” (260 pp, € 18). Un romanzo ispirato a storie vere.

Un libro dalla prosa elegante e scorrevole, che intreccia la vicenda storica con quella umana, quella di alcune donne che hanno deciso di non rimanere inermi di fronte agli sconvolgimenti della guerra, offrendo il loro contributo alla lotta di liberazione partigiana.

Un racconto corale, a più voci, in cui il destino di alcune donne, con le loro paure e le loro fragilità, vengono a trovarsi accomunate da un unico desiderio: lottare per la libertà, una libertà negata fino a quel momento. Una lotta che metterà alla prova la loro resilienza, la loro umanità; ma anche il desiderio di riscatto da una condizione sociale che le relega in un ruolo marginale. D’altronde, un nuovo risorgimento è aale porte e loro decidono di non rimanere delle semplici spettatrici, almeno questa volta. Così la prostituta, la vedova, la giovane modella, la portinaia, l’operaia, ed altre figure femminili, decidono di dare il loro fattivo contributo alla lotta partigiana, per un mondo finalmente libero. D’altronde cos’è la democrazia? “La democrazia è un posto dove le persone, uomini e donne che siano, hanno gli stessi diritti. Dove lavorano ed hanno i medesimi salari. Dove non ci sono tessere annonarie per i poveri e il mercato nero per i ricchi. Dove i corrotti vengono puniti. Dove la donna può andare a scuola al pari dell’uomo. La democrazia è un posto dove non c’è la guerra.”

Siamo a Milano. E’ l’8 settembre del 1943, il giorno dell’annuncio dell’armistizio, e la città si ferma, attonita.

Finanche la casa di tolleranza gestita da Marilù, per conto di un lascivo e losco figuro, Gnam Gnam, dove non c’è mai stato un giorno di pausa, si ferma per ascoltare la voce gracchiante e ripetuta, continuamente alla radio: “La guerra è finita!”.

Ma la liberazione della città, e del Paese, dal giogo nazi-fascista è ancora di là da venire, e tanti sacrifici di vite saranno ancora necessari per liberare il Paese. Nascono i primi CLN, e le donne dovranno dare il loro contributo.

Tra queste, conosciamo la storia di Marilù, la quale, avendo oramai perso ogni speranza di affrancarsi dalla propria condizione di prostituta, deve lottare per mettere in salvo la figlia adolescente Cecilia, allontanandola dalla città, facendola ospitare in campagna dalla zia di Venera, una studentessa di Storia dell’arte, nonché modella per necessità, la quale sta vivendo una travolgente storia d’amore proibita con un uomo sposato. Ma Marilù, una volta messo al sicuro Cecilia, inizierà a collaborare con la resistenza, offrendo aiuto a i partigiani del quartiere. Ad aiutarla troveremo la stessa Venera, ma anche le altre donne del quartiere, stanche di essere messe ai margini della società e di non avere voce in capitolo.

In una città stremata dalla guerra che ha ridotto alla fame gran parte della popolazione, sono proprio loro, le donne, rimaste sole, a fare gruppo, a darsi la forza per andare avanti, con l’unico obiettivo di tornare ad essere libere e ad essere protagoniste della propria vita; una scelta questa che richiederà un tributo di sangue. Una battaglia condotta senza armi la loro, se non la determinazione a lottare per un mondo migliore.

“L’alba della nostra libertà”, non è soltanto un romanzo storico, in cui viene ricordato il contributo delle donne alla lotta di liberazione, ma è anche un viaggio nell’animo umano, dove albergano sogni, delusioni, coraggio, resilienza, amore.

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