Dopo lo sgombero del centro sociale milanese, numerosi artisti hanno espresso vicinanza al Leoncavallo. Fedez parla di “città svuotata della sua identità”, Emis Killa ricorda il ruolo del “Leonka” nella sua formazione artistica. Messaggi di sostegno anche da 99 Posse, Modena City Ramblers, Casino Royale e Punkreas, oltre a realtà culturali e associative di Milano

Solidarietà allo storico centro sociale e tanta amarezza per lo sgombero e le sue modalità: sono vari gli artisti che si sono esibiti al Leoncavallo pronti a sostenerlo. “L’involucro splendente di una città che è stata svuotata di tutto. Anche della sua stessa identità” scrive Fedez a corredo di un’immagine dei muri della sede di via Watteau. “Un pezzo della mia storia – aggiunge Emis Killa, un altro rapper nato nell’hinterland milanese – muore con lo sgombero del Leoncavallo. Non ne ho mai fatto (e mai ne farò) un discorso politico, quanto più una questione morale e d’animo. Tantissimi ragazzi come me hanno forgiato la loro personalità artistica nei centri sociali, il Leo su tutti. Per noi ha significato aggregazione, arte, rispetto per il prossimo. Se ti occupano casa non puoi farci un ca**o ma lo Stato può fare questo con un luogo icona per Milano da oltre trent’anni. Non capirò mai la giustizia italiana”. “E comunque, sicuramente in molti non condivideranno il mio pensiero e lo posso comprendere. D’altronde non si può mica essere sempre d’accordo su tutto. Innegabilmente io sono di parte per via di ciò che ha significato quel luogo per me e per il mio percorso”, conclude Emis Killa, che in passato si è esibito al Leo, così come Fedez. 

Il sostegno di 99 Posse e Modena City Ramblers al Leoncavallo

Sono nati in uno spazio occupato a Napoli i 99 Posse, per i quali “la legalità è un concetto intrinsecamente conservatore e di destra. Se Rosa Parks avesse creduto nella legalità invece che nella giustizia non si sarebbe seduta nei posti riservati ai bianchi”. ‘Lunga vita al Leoncavallo’ scrivono i 99 Posse, così come un altro storico gruppo ‘di movimento’, i Modena City Ramblers, che ricordano: “Il Leonka ci ha visti tante volte in concerto, fin dai primissimi tempi della nostra storia, quando ancora era nella vecchia sede. In 50 anni di vita più generazioni hanno frequentato il centro sociale e hanno contribuito alla crescita culturale e sociale di pezzi di paese che non avevano cittadinanza nella Milano da bere. Migliaia di concerti, dibattiti politici, solidarietà, attività d’inclusione. Lo stato, con la s minuscola, dovrebbe solo ringraziare per l’esistenza di questi luoghi di aggregazione, dove nessuno è straniero, dove tutti sono uguali”.  

Approfondimento
Artisti e band esprimono solidarietà al Leoncavallo dopo lo sgombero

Casino Royale e Punkreas: dal dolore allo sgombero a un possibile nuovo inizio

Per i Casino Royale, “lo sfratto messo in atto ieri mattina può — e dovrebbe — rappresentare un’opportunità di rinascita. Per il Leoncavallo, certo, ma anche per una parte di questa città che ormai fatica a trovare qualcosa per cui “valga la pena” reagire. L’addomesticamento che abbiamo subito negli anni ci ha spesso rinchiusi in una dimensione di rassegnazione, rendendoci incapaci di immaginare un futuro per le nostre visioni di ieri. Questa forzatura, questa vendetta covata per anni da chi non vuole riconoscere il valore di un’esperienza come questa, potrebbe invece essere l’inizio di una nuova fase. Un punto di ripartenza: per rialzare la testa, guardarci negli occhi e chiederci davvero che cosa vogliamo per questa città”. Per lo sgombero, dicono i Punkreas, la storica punk band del varesotto, “festeggiano i ricchi insieme ai poveri stolti”. Solidarietà al Leoncavallo è stata espressa non solo dal mondo della musica, ma anche dalla cultura e dell’associazionismo milanese, dal Cinemino a Rob de Matt, dall’ assemblea dei lavoratori dello spettacolo al Coordinamento Nazionale Comunità Accoglienti della Lombardia

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