Tre soccorritori italiani sono arrivati a Bikek, capitale del Kirghizistan. L’agenzia kirghisa ha affidato a loro, Manuel Munari, Mario Sottile e la guida e soccorritore alpino Michele Cucchi, tre professionisti di lunga esperienza, la delicata missione di salvare l’alpinista russa Natalia Nagovitsyna, 47 anni, moscovita e originaria della regione di Perm che dal 12 agosto è bloccata con una gamba fratturata a 7.100 metri sul Pik Pobeda (Picco della Vittoria) tra Kirghizistan e Cina, ma anche recuperare il corpo senza vita di Luca Sinigaglia. L’alpinista lombardo di 49 anni è deceduto il 15 agosto a 6.800 metri a seguito di edema cerebrale dopo aver portato i primi aiuti a Natalia, amica e collega conosciuta nel 2021.

Il piano di recupero

Tramite Patrizia Sinigaglia, sorella di Luca, Munari è in contatto con l’Ambasciata d’Italia ad Astana e il Consolato di Bikek per il recupero del corpo di Sinigaglia. Come apprende l’AGI da fonti dell’alpinismo italiano, il piano prevede, in accordo con le autorità di soccorso locali, che oggi i soccorsi da terra, ridotti a quattro persone dopo l’incidente dell’elicottero di alcuni giorni fa, raggiungano Natalia e individuano il corpo di Luca. Già disponibile un elicottero privato adatto al recupero in zone estremamente difficili ma manca ancora l’autorizzazione al volo che è attesa per il primo pomeriggio di oggi direttamente dalla presidenza del Kirghizistan. Domani l’elicottero dovrebbe, quindi, volare sul Pik Pobeda e recuperare il corpo di Sinigaglia.

Cosa è successo

Luca Sinigaglia, milanese, 49 anni, era esperto di alta montagna ma il Pik Pobeda, 7.439 metri al confine con la Cina, è stata la sua ultima impresa. Finita tragicamente: il giorno di Ferragosto l’uomo è morto, sembra di edema cerebrale causato dall’alta quota aggravato dal congelamento, per cercare di salvare la compagna di cordata gravemente infortunata. Natalia Nagovitsyna sarebbe ancora viva ma bloccata senza radio, con una gamba rotta e poco cibo. La donna si sarebbe rotta una gamba lo scorso 12 agosto, mentre insieme a Sinigaglia e ad altri due alpinisti, un russo e un tedesco, discendeva il Pik Pobeda. Il giorno successivo i suoi compagni erano riusciti a portargli una tenda, un sacco a pelo e alcuni beni di prima necessità. È stato nel corso dei tentativi di portare soccorso all’amica che Sinigaglia sarebbe morto.

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L’incidente dell’elicottero

Sabato 16 agosto un elicottero Mi-8 della Difesa kirghisa era anche decollato per tentare un salvataggio, ma a causa delle condizioni meteo estreme era stato costretto a un atterraggio di emergenza alla quota di 4.600 metri. I soccorritori, feriti nello schianto, sono stati trasferiti con un secondo elicottero all’ospedale di Karakol: nessuno di loro sarebbe in pericolo di vita. Resta intrappolata sul Pik Pobeda la scalatrice russa, che il 19 agosto è stata raggiunta da un drone che ha accertato che era ancora in vita. Nagovitsyna nel 2021, ricorda il Cai, aveva visto morire sotto i suoi occhi il marito sul Khan Tengri (7.010 metri), colpito da un ictus fatale, rimanendo fino all’ultimo al suo fianco nonostante i soccorritori le chiedessero di scendere. E’ stato in quella occasione che aveva conosciuto Luca Sinigaglia.

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