Un medico e un’infermiera che in un video si esibiscono trionfanti nel gesto plateale di gettare nel cestino dei farmaci rappresentano la manifestazione squallida di come si possano calpestare i principi base di una professione sanitaria, e nel caso del dottore di non tenere fede al giuramento di Ippocrate sacro alla professione.

I prodotti farmaceutici in questione sono dell’azienda israeliana Teva. Protagoniste di questa bravata una dottoressa e un’infermiera, professioniste di una Asl toscana, la regione che tra tante si sta distinguendo per i boicottaggi nei confronti dello Stato di Israele. In un Paese normale i provvedimenti disciplinari verso le due pasionarie ProPal dovrebbero essere esemplari.

Come può essere più credibile un medico che cedendo ai suoi istinti malevoli probabilmente non curerebbe un paziente israeliano? Il  gesto orrendo, compiuto a favore di telecamera, tradisce la mancanza di equilibrio e di serenità, la stessa manifestata dall’infermiera. Probabilmente sarebbe meglio per la salute di tutti noi che entrambe si licenziassero e cambiassero mestiere.

Le scuse tardive di entrambe sono una toppa peggiore del buco. Non si trattava di farmaci, ma salviettine e integratori. E allora? Quelle salviettine e integratori (soprattutto visti i prezzi indecenti sul mercato di questi prodotti) potevano servire a persone indegenti.

Ma i campioni erano gratuiti. E allora? A maggior ragione da offrire a bisognosi e non da gettare. Abbiamo girato il video in pausa. E allora? Oltre la gravità del gesto anche l’utilizzo di locali pubblici, a carico del contribuente, per girare un video che di servizio alla cittadinanza non ha alcuna caratteristica. Uso privato della cosa pubblica. Esistono le leggi per questo tipo di reato, vige la normativa del peculato, che è inserita giuridicamente nel Codice Penale.

È chiaro, purtroppo, che in una regione dove le farmacie comunali di Sesto Fiorentino e di Barberino Tavarnelle avevano già annunciato lo scellerato boicottaggio dei farmaci prodotti in Israele o da aziende israeliane, compresi i salvavita necessari a pazienti oncologici o a rischio vita, un comportamento come quello del medico e dell’infermiera probabilmente verrà derubricato e la indagine della Asl locale sarà un proforma.

Non c’è da sperare diversamente, soprattutto considerando la gestione politica della Regione Toscana dove a ottobre si voterà per il rinnovo del Consiglio regionale, dove l’attuale presidente Eugenio Giani non perde un giorno per ricordare che la sua Toscana riconosce lo Stato di Palestina e si affretta ad accordarsi elettoralmente con il Movimento 5 stelle, anche in nome delle politiche contro Israele che li accomunano.

La storia più emblematica e controversa, in questa fase di psicosi collettiva da odio antiebraico, viene proprio da Pisa, dove, nonostante i certificati medici attestassero con un’alta probabilità la leucemia di Marah, i medici toscani hanno seguitato a sostenere che la ragazza sarebbe morta per la malnutrizione, l’ultimo leitmotiv della causa palestinese

Un quadro di caos assoluto dove la Sanità è diventata strumento di propaganda, svilendo quella che è la missione primaria: tutelare la salute del cittadino, curare chiunque senza differenze di nazionalità, etnia o religione, nel rispetto dei malati che hanno diritto a potersi curare anche con i farmaci di eccellenza israeliani.