Un’estate in viaggio, a seguire le fasi decisive di Junior League, il Trofeo delle Regioni e anche qualche finale provinciale. Adesso Aimone Alletti è nella sua Spezia dove può godersi qualche giorno insieme alla famiglia prima di ricominciare. Stop al volley di alto livello, le cinque stagioni con la maglia di Taranto sono nell’album dei ricordi più belli ma adesso è ora di acquistarne un altro con tante pagine di soddisfazioni da riempire.
«Da qualche mese ho iniziato a collaborare con Gollini, il mio procuratore, guardando soprattutto partite di volley giovanile ma non solo, visto che sto già seguendo alcuni giocatori di alto livello. I nomi? Fabrizio Gironi, che a Piacenza conoscete bene e che giocherà a Verona, e l’opposto tedesco Hopt, in forza a Taranto. E’ un lavoro che mi piace e mi permette di rimanere nel mondo della pallavolo».
Ma il richiamo del campo è ancora grande, così Aimone a 37 anni e con 18 stagioni fra A1 e A2 alle spalle si presenterà nuovamente negli spogliatoi. Cambia la categoria ma non l’entusiasmo. «Giocherò nella Nuova Pallavolo San Giorgio, una squadra de La Spezia, vicino a casa mia, che disputa la Serie B con una formazione composta principalmente da giovani. La novità? Non farò il centrale ma lo schiacciatore». Dopo una vita a murare gli avversari adesso saranno gli altri a preoccuparsi di doverlo fermare. «Hanno provato in tanti a cambiarmi ruolo, lo faccio adesso che sono a fine carriera. Il primo fu Lorenzetti, avevo quindici anni e mi disse: mettiti a ricevere e ci rivediamo fra qualche anno. Poi anche Piazza e Di Pinto, in qualche occasione ho anche giocato in posto quattro nelle partite playoff per il quinto posto, ma adesso dovrò farlo per tutta una stagione».
Un’estate intera in giro per l’Italia a seguire i giovani pallavolisti è il punto di vista ideale per valutare il movimento maschile del volley italiano. «Partiamo da un presupposto: di Manuel Zlatanov in giro ce n’è uno solo. L’ho visto in Junior League e si capisce subito che ha qualcosa di diverso rispetto agli altri. In generale diciamo che rispetto a una ventina di anni fa, quando giocavo con i più piccoli, l’ambiente è cambiato. Non dico che sia migliore o peggiore, ma è differente; i giovani crescono in modo diverso e diventa complicato farli entrare in un concetto di squadra dove esiste ancora una mentalità vecchio stile».
Anche il contesto è completamente rinnovato. «Ho seguito le finali provinciali Under 18 a Modena e c’erano i tifosi con i tamburi, non si riusciva a parlare. Ai miei tempi se in tribuna avevi i genitori era già tanto. C’è il rischio che qualcuno si senta già arrivato prima ancora di partire; manca la gavetta, è un mondo che va molto veloce. In generale comunque società e federazione stanno facendo un buon lavoro, credo che gli ottimi risultati ottenuti dalle nazionali aiutino tanti giovani ad avvicinarsi al nostro sport e questo è positivo».
Chiusura con un giudizio sulla nuova Piacenza, che ha ringiovanito la rosa e guarda avanti. «Mi sembra una squadra ben attrezzata, anche se si tratta di un gruppo nuovo e bisognerà avere un po’ di pazienza come tutte le volte in cui si modificano ruoli fondamentali come palleggiatore e allenatore. Ma mi sembra ci siano tanti ragazzi che hanno fame e questo è fondamentale; rispetto agli scorsi anni ci sono giocatori che vogliono “mangiare” i palloni, anche se con meno esperienza rispetto al passato. Porro e Bovolenta, per fare due nomi, hanno già dimostrato di essere di altissimo livello, adesso dovranno fare la differenza nei momenti clou della stagione. Anche Boninfante è alla sua prima avventura nei piani alti della Superlega, l’ambiente dovrà capire che si soffre e si gioisce tutti insieme».