Siccità, predazioni, malattie e regole discordanti: gli allevatori chiedono ascolto e sostegno

È un grido che arriva dai campi, dagli alpeggi, dalle stalle. Un grido che non è fatto di slogan, ma di preoccupazioni concrete, di mani che lavorano la terra e di volti segnati dalla fatica. Le associazioni agricole valdostane – Confagricoltura Valle d’Aosta, Terra Viva Valle d’Aosta e CIA delle Alpi – hanno scelto di unirsi in un appello carico di pathos e responsabilità, perché il futuro del settore appare sempre più incerto.

“La siccità è diventata una costante, non più un’eccezione – afferma Fragno, presidente di Confagricoltura Valle d’Aosta –. I nostri alpeggi, e non solo, sono ormai messi a dura prova ogni estate dalla mancanza d’acqua, con gravi conseguenze sulla gestione del bestiame e sulla produzione foraggera. Il cambiamento climatico è una realtà che mette in ginocchio le nostre aziende ogni anno.”

Parole che fotografano una condizione drammatica, aggravata dalle predazioni e da una burocrazia che spesso sembra cieca di fronte alle reali esigenze. Lo conferma Michel Charbonnier, vice presidente di Terra Viva Valle d’Aosta: “Gli allevatori e gli agricoltori valdostani sono costretti a operare in condizioni sempre più difficili. Il problema della siccità e dei predatori, a cui si somma ora una crescente incertezza normativa e sanitaria, rischiano di compromettere la tenuta del settore.”

L’incertezza sanitaria ha un nome preciso: dermatite nodulare bovina. La malattia non è ancora arrivata in Valle d’Aosta, ma la vicinanza geografica con i focolai ha portato a introdurre l’obbligo vaccinale. Una misura preventiva comprensibile, ma non senza conseguenze. “Comprendiamo la necessità di tutelare la salute animale, ma è altrettanto importante che gli allevatori non siano lasciati soli – sottolinea Morena Danna, direttrice di Confagricoltura VdA –. Serve un accompagnamento concreto, con informazioni chiare, supporto tecnico e risorse economiche per affrontare un obbligo che, seppur giustificato, pesa fortemente sulle imprese.”

E poi ci sono le regole, diverse da valle a valle, da regione a regione. “La frammentazione normativa tra le regioni alpine crea problemi molto seri – osserva Gianni Champion, responsabile CIA delle Alpi per Aosta –. È urgente un coordinamento maggiore che tenga in considerazione le peculiarità di ogni territorio, lasciando libertà di azione ad ogni governo con la possibilità di adottare misure specifiche a tutela delle biodiversità locali.”

In questo coro di voci c’è una richiesta chiara e condivisa: aprire un tavolo di lavoro con la nuova amministrazione regionale, costruire strategie comuni, offrire strumenti strutturali che non siano solo risposte emergenziali. La continuità delle aziende agricole, la sostenibilità delle produzioni, la tutela del patrimonio zootecnico e culturale valdostano non possono più essere lasciate al caso o alla sola resilienza degli agricoltori.

Dietro queste parole ci sono famiglie, comunità, paesaggi che rischiano di cambiare per sempre. Non è solo una questione economica: è la sopravvivenza stessa di un modello di vita che ha reso la Valle d’Aosta ciò che è. E quando la montagna chiama, il silenzio non può essere la risposta.

pi.mi.