di
Chiara Maffioletta

Il comico britannico, re della stand up, diverte i 9000 di Assago

La scenografia, come sempre spoglia, solo un leggio posto di lato, che è diventato un po’ la sua firma, così come la maglietta nera, indossata anche ieri sera, la sua divisa.Ricky Gervais, il comico dei comici, quello che tutti citano, il più scorretto e il più celebrato, ha fatto ridere e magari anche un po’ imbarazzare gli oltre novemila che lo hanno accolto per la sua prima volta in Italia, all’Unipol Forum di Milano. Mai nessun aveva osato tanto con la stand-up comedy: lui sì e ha fatto registrare un vero sold out, tutto in un fine settimana da quando sono stati messi in vendita i biglietti.

Più che fan, dei quasi adepti arrivati da tutta Italia, tra i venti e i cinquant’anni (per stare larghi), che Gervais ha salutato all’inizio del suo show, «Mortality», come una rockstar con il classico «ciao Milano».
Ma è stata l’unica cosa «classica» di un repertorio basato sul rovesciamento della cultura woke e del politicamente corretto. «Con gli ultimi miei due show ho ricevuto una valanga di insulti per quello che dicevo. Sui social scrivevano: “Che schifo, che schifo” e così, quando Netflix li ha pubblicati, sono schizzati al primo posto tra gli show più visti. Bene, con questo spettacolo stanno facendo esattamente la stessa cosa. Che scemi».



















































Il discorso è poi virato sulla libertà di parola, «un concetto importantissimo, e poi il bello è che se dici qualcosa che non piace anche gli altri possono ribattere». Quindi, per passare all’empirica, Gervais ha subito raccontato di come, in Pakistan, «per legge non si possano avere rapporti sessuali con le ragazze prima che abbiano le mestruazioni. Mi immagino una mamma che dice al vicino che vorrebbe fare sesso con sua figlia: eh, mi spiace, sta giocando con le bambole ora, non ha ancora avuto le mestruazioni… se vuoi nel frattempo che aspetti puoi buttare qualche omosessuale giù da un tetto». 

Sono solo parole, secondo Gervais, per cui è lecito ridere per tutto. «C’è chi mi chiede perché prendo in giro solo la religione cristiana e non l’islam, ma io sono nato in questa religione, posso scherzarci perché la conosco… questo è quello che dico, la verità è che non parlo dell’islam perché ho paura: sono onesto ma non coraggioso».
Brutale, nel raccontare cosa significhi invecchiare: «Per esempio io ora non rinuncio al mio tempo e faccio le cose che amo più fare. Ad esempio ogni venerdì gioco a tennis… non l’ho potuto fare solo due venerdì fa, perché era successa la seconda cosa che amo di più fare: sono dovuto andare al funerale del bambino figlio di uno dei miei vicini». 

Risate e applausi, nemmeno una contestazione, perché chi segue il comico inglese lo conosce bene e sa che la sua cifra è ribaltare le prospettive: «Siamo in tanti antifascisti ma quanti avrebbero nascosto Anna Frank? Immaginate che bussi alla vostra porta chiedendo: “Mi nascondi?”. “Se lo faccio cosa succede?”. “Uccideranno me e te”. “Bene, vai a quella dopo”».
Secondo Gervais, per parlare di moralità bisogna contestualizzare: «Trecento anni fa avere degli schiavi ti rendeva rispettabile, oggi un orrendo razzista. Io credo che avrei avuto degli schiavi e li avrei trattati molto bene… poi certo, se qualcuno si fosse preso troppe confidenze avrei dovuto punirlo». Cancro, disabilità, morte. Non esistono confini per Gervais che nel suo spettacolo «più intimo» ha spiegato come invecchiare significhi sostanzialmente «infastidirsi per ogni cosa. Una volta ero su un volo e una la fila dietro di me continuava a ticchettare sul suo pc. Non potevo dirle niente se non soffrire in silenzio e sperare di schiantarci».

Poi, dopo una carrellata su alcuni serial killer, ha fatto notare: «Ogni volta la gente che li conosceva dice: “Era un ragazzo così gentile, tranquillo”. Mai che sia un bullo, i bulli sono buoni». Non sono mancati gli esempi illustri di questa teoria, tra cui Jimmy Savile, star della tv inglese che in vita aveva donato parecchi fondi per bambini disabili: «Solo che poi si è scoperto, dopo la sua morte, che li stuprava. Eppure lui ha avuto una vita bellissima… oddio, io non avrei fatto a cambio…».
Niente freni, come quando ha definito Stephen Hawking «praticamente una sedia a rotelle parlante», per dimostrare che, oggi, con i progressi della medicina, non si muore mai: «Io ho almeno due amici che mi hanno promesso che nel caso finissi come un vegetale o quasi mi darebbero delle pillole per farmi morire. E io l’ho promesso a loro. Solo che non lo farò».

Tra i lati positivi dell’invecchiare cita la statistica: «Se è vero che ci sono più possibilità di avere un tumore o un infarto, ce ne sono meno di essere stuprati in carcere». Nell’universo dipinto da Gervais c’è anche la sua idea dell’inferno che, da ateo convinto, «ovviamente non esiste». Ma, nel dubbio, ci immagina sua mamma obbligata a fare del sesso orale. Mamma — scomparsa realmente — citata anche quando ha parlato dell’intelligenza artificiale: «Molti ragazzi ne sono spaventati, ma in quel caso basta staccare la spina, proprio come abbiamo fatto noi con mamma». Quindi, un retroscena sui Golden Globe, che ha presentato per anni: «Se l’è presa una volta solo Elton John, perché ho introdotto Madonna che doveva dare un premio come “la regina del pop” e poi ho detto: “No, siediti Elton, non sei tu”». Un’ora abbondante corsa veloce e chiusa con un arrivederci: «È stato bellissimo, non vedo l’ora di tornare».  

24 luglio 2025 ( modifica il 24 luglio 2025 | 22:56)