di
Monica Ricci Sargentini

Forniture sospese per cinque giorni nei due Paesi che scrivono alla Commissione Europea: «Garantisca gli approvvigionamenti agli Stati membri»

Un attacco con droni kamikaze delle forze armate ucraine ha colpito nella notte del 22 agosto la stazione di pompaggio dell’oleodotto Druzhba nella città russa di Unecha, nella regione di Bryansk.  A farne le spese, indirettamente, sono state  Ungheria e Slovacchia, gli unici stati membri dell’Ue che ancora ricevono petrolio russo. 
L’attacco è stato rivendicato su Telegram dal comandante delle Forze dei sistemi senza pilota Robert Brovdi, noto col nome di battaglia «Magyar». Secondo gli ucraini, la stazione di Unecha è un nodo strategico della rete dell’oleodotto dell’Amicizia (Druzhba), di proprietà della compagnia Transnefteproduct, e svolge un ruolo chiave nel rifornimento del complesso militare-industriale russo. Il messaggio si conclude con lo slogan ungherese «Ruszkik haza!» («Russi, tornate a casa!»)

L’attacco ha suscitato una furiosa reazione da parte dell’Ungheria, che riceve più della metà del suo petrolio greggio attraverso l’oleodotto Druzhba. Il ministro degli Esteri Péter Szijjártó ha scritto su Facebook che l’oleodotto è stato attaccato «per la terza volta in poco tempo», aggiungendo che «è l’ennesimo  tentativo di trascinarci in guerra». 
I governi di Ungheria e Slovacchia, in una lettera, si sono rivolti anche alla Commissione Europea, affermando che le forniture di petrolio russo saranno sospese per almeno cinque giorni a causa dei danni. «La realtà fisica e geografica è che senza questo oleodotto, l’approvvigionamento sicuro dei nostri Paesi è semplicemente impossibile» hanno dichiarato Szijjártó e il ministro degli Esteri di Bratislava Juraj Blanár . 




















































 Il gestore dell’oleodotto slovacco Transpetrol ha dichiarato che il flusso di petrolio è stato interrotto ieri sera, al di fuori del territorio slovacco. All’inizio di questa settimana, Szijjártó si era scontrato pubblicamente su questo tema con il suo omologo ucraino Andrii Sybiha, che gli ha risposto di «inviare lamentele – e minacce – ai vostri amici a Mosca». Ieri Viktor Orbán si è lamentato del bombardamento con Donald Trump che gli avrebbe espresso la sua solidarietà.

Nella lettera congiunta, inviata all’Alta Rappresentante Ue, Kaja Kallas, e al commissario per l’Energia, Dan Jorgensen, i due ministri fanno riferimento a una dichiarazione del 27 gennaio 2025, in cui la Commissione europea ha affermato che «l’integrità delle infrastrutture energetiche che riforniscono gli Stati membri dell’Ue è una questione di sicurezza dell’Ue» invitando «tutti i paesi terzi a rispettarla».  «Considerato che negli ultimi anni l’Ue e i suoi Stati membri hanno fornito all’Ucraina centinaia di miliardi di euro di sostegno – scrivono i ministri -, riteniamo che le azioni dell’Ucraina, che minacciano gravemente la sicurezza energetica di Ungheria e Slovacchia, siano del tutto inaccettabili». 

L’Ucraina sta reagendo agli attacchi della Russia con armi a lungo raggio che stanno prendendo di mira le infrastrutture fondamentali per lo sforzo bellico di Mosca. Di conseguenza i prezzi all’ingrosso della benzina russa hanno raggiunto livelli record negli ultimi giorni. 
 Dall’invasione russa dell’Ucraina, nel febbraio del 2022, il primo ministro ungherese si è rifiutato di unirsi ai partner dell’Ue nel sostenere Kiev da un punto di vista politico, economico e militare.  L’anno scorso Orbán si è anche recato a Mosca per incontrare Putin, in un raro viaggio in Russia di un leader europeo. 

23 agosto 2025