COURCHEVEL (Francia) – Nel bene e nel male, sono stati i protagonisti della giornata: parliamo dei ragazzi della Red Bull-Bora. Nel bene perché ci hanno provato, nel male perché probabilmente i piani non sono andati come si aspettavano. La carne al fuoco per la squadra tedesca non mancava: il podio, la maglia bianca, la tappa (in apertura foto ASO / Billy Ceusters).

E infatti oggi sul Glandon sono stati tra i primi ad accendere la miccia con Primoz Roglic, peccato che la loro tattica si sia scontrata con il “famigerato piano” della Visma-Lease a Bike, quel piano che vanno millantando fin dalla vigilia del Tour de France

Ma torniamo a noi e alla Red Bull. Proviamo dunque a fare un’analisi della giornata tattica in tre passaggi: la squadra, l’azione di Florian Lipowitz e quella di Roglic.

Dai chilometri finali della Madeleine fino quasi al termine della sua discesa, Florian Lipowitz è rimasto a lungo da solo

Dai chilometri finali della Madeleine fino quasi al termine della sua discesa, Florian Lipowitz è rimasto a lungo da solo

La squadra e la corsa

Come detto, la carne al fuoco non era poca e per fortuna, oseremmo dire. In fin dei conti, lo squadrone di Ralph Denk fin qui ha raccolto davvero poco: un secondo posto ieri con Jordi Meeus. Vero ci sono ancora in ballo un possibile podio e una possibile maglia bianca. Ma è relativamente poco per una corazzata simile.

E così ecco che in fuga ci va Primoz Roglic. Per la tappa e per portarsi avanti. In questo modo avrebbe chiamato allo scoperto, come poi è successo, anche Oscar Onley e gli altri immediati inseguitori nella classifica generale. In modo da far restare coperto Lipowitz.

E tutto sommato il piano architettato dal direttore sportivo Enrico Gasparotto stava andando benone. A rompergli le uova nel paniere, come detto, ci ha pensato la Visma sul Col de la Madeleine. Lì l’accelerazione di Jorgenson e Vingegaard ha distrutto il vantaggio di Roglic e messo in difficoltà Lipowitz. Il quale poi, costretto al recupero, ha speso l’ira di Dio in vista della scalata finale.

Recupero che, una volta fermatosi Jorgenson, si è trasformato in contrattacco per Lipowitz. Insomma, la squadra sin lì si era mossa bene.

Il tedesco ora conserva podio e maglia bianca per soli 22″ su Onley

Il tedesco ora conserva podio e maglia bianca per soli 22″ su Onley

La tenacia di Lipowitz

Sulla Madeleine, la risposta agli affondi di Vingegaard è costata cara a Lipowitz. Per oltre 45 minuti, la maglia bianca ha lottato in solitudine per cercare di rientrare. Quando c’è riuscito, è partito al contrattacco.

Questa azione non è stata facile da comprendere e poteva sembrava quantomeno azzardata. Ma poi, analizzando i tempi di scalata, forse si è rivelata la mossa giusta per salvare capra e cavoli, vale a dire podio e maglia bianca. Di fatto, Florian si è avvantaggiato e ha fatto tutto, ma proprio tutto, il Col de la Loze di passo, come fosse una cronoscalata.

Lipowitz ha sempre perso terreno, dal primo all’ultimo metro della Loze. Giusto quindi mettere nel sacco quei 2’20” all’imbocco dell’ultimo colle. Tanto più che Oscar Onley, a dire il vero anche un po’ a sorpresa, ha tirato fuori dal cilindro una prestazione mostruosa. Non dimentichiamo che sulla Madeleine si era staccato. Era finito nel gruppo con Vauquelin e Johannessen e quando Lipowitz è scattato l’inglese ancora era dietro. Ora l’atleta della Pic Nic-PostNL è a soli 22” da podio e maglia bianca.

«Perché ho attaccato? Ho cercato di spingermi oltre – ha detto Lipowitz a una radio tedesca – ma negli ultimi dieci chilometri ho capito che l’energia era finita. Da lì in poi è stata una vera tortura. In particolare gli ultimi due chilometri: sono stati un inferno. Sinceramente non credevo che Onley e Johannessen sarebbero rinvenuti sul nostro gruppo visto quanto erano dietro. Sono stati molto forti, quindi mi tolgo il cappello davanti a loro. Anche Roglic è andato forte. Dovremo fare un piano per domani».

Roglic (con a ruota Onley) potrebbe essere l’ago della bilancia di questa doppia sfida. Siamo curiosi di vedere come andrà domani

Roglic (con a ruota Onley) potrebbe essere l’ago della bilancia di questa doppia sfida. Siamo curiosi di vedere come andrà domani

L’esperienza di Roglic

Di certo l’avvicinamento di Roglic a questo Tour de France non è stato dei migliori. Si è ritirato dal Giro d’Italia con più botte che tappe fatte… e aveva già due settimane di corsa nelle gambe. Poi i vari malanni quando era in altura a Tignes. Eppure eccolo lì: è quinto nella generale. E’ andato benissimo nelle due cronometro e oggi, a un certo punto, è stato anche sul podio virtuale della Grande Boucle.

Nella discesa dalla Madeleine, nonostante fosse stato in fuga, per qualche breve tratto si è anche messo a disposizione di Lipowitz. E’ successo in un paio di occasioni, quando Felix Gall aveva provato a scappare.

Forse neanche lui si aspettava un Onley così forte nel finale. Roglic ha pagato dazio negli ultimi tre chilometri del Col de la Loze, incassando quasi 50” da Onley. Però… C’è un però che rende il bicchiere mezzo pieno per Roglic e per la Red Bull-BORA. Stamattina al via da Vif, per lo sloveno il podio distava 2’39”, stasera 1’48”.

E sì che i due ragazzini che ha davanti, uno dei quali è il suo compagno Lipowitz, potrebbero pagare le fatiche di oggi sommate a quelle di domani, con altri 4.500 e passa metri di dislivello. Roglic è uno che esce alla distanza.

Insomma, la sfida per il podio e per la maglia bianca è apertissima e super intricata. Immaginiamo che questa notte il direttore sportivo Enrico Gasparotto avrà più di qualche pensiero per difendere podio e maglia bianca. O per attaccare…