MILANO. «Fare corretta informazione sulla scienza non è meno importante del somministrare una cura in ospedale». Ne è convinta Martina Benedetti, infermiera di terapia intensiva. Durante la pandemia, postando una sua foto a fine turno, Benedetti ha dato voce alle difficoltà del personale sanitario durante l’emergenza. Oggi continua a lavorare nello stesso ospedale a Massa, in Toscana, ma alla cura dei pazienti affianca anche la divulgazione scientifica per combattere la disinformazione. E proprio ai complottisti è dedicato il suo libro, Salvarsi da bufale e fake news, pubblicato da Nutrimenti. «Noto una crescente tendenza ad affrontare temi scientifici, come è stato fatto in tempi di Covid, per motivi ideologici», spiega Benedetti, «sul tema dell’obbligo vaccinale non si tratta di colore politico, ma di buonsenso».

Perché non andrebbe messo in discussione l’obbligo vaccinale?
«Le evidenze cliniche ci dicono che la vaccinazione salva vite. Stiamo assistendo in questi anni a un’esitazione anche per i vaccini obbligatori e importantissimi come l’mpr (morbillo, parotite e rosolia). Se non viene coperto il 95% della popolazione perdiamo la cosiddetta immunità di gregge. E ci sono regioni in Italia dove i numeri sono già al limite: aumentare lì paure e ansie è controproducente. Boicottare i vaccini è una follia. Ha alti costi sia in termini di vite che economici».

Cioé?
«Spendere un euro di vaccino comporta il risparmio di 16 euro in larga scala. Avere una popolazione esposta è un costo a lungo termine: le persone si ammalano, necessitano di giorni in ospedale e a volte di terapia intensiva. La vaccinazione è la migliore prevenzione ed è anche la più economica che abbiamo».

Per il vice premier Matteo Salvini i no-vax chiedono solo di «calcolare tutti i benefici che ci sono nei vaccini e anche eventuali controindicazioni». Cosa risponde?
«Esistono eventi avversi ai vaccini e la comunità scientifica non li ignora, anzi, esiste un sistema di farmacovigilanza per questo. Però è evidente che ci siano enormi benefici. Basterebbe fare una comparazione tra l’aspettativa di vita a inizio Novecento e ora. O guardare alla mortalità infantile in paesi dove mancano gli strumenti per combattere le malattie infettive. Si tratta di evidenze logico-matematiche che passano in secondo piano rispetto all’aizzare frange ideologiche per ottenere voti».

E qual è il rischio?
«Siamo in un periodo di grande instabilità ed è facile fare leva sulle paure delle persone. Basti guardare agli Stati Uniti, con il segretario alla Salute, Robert Kennedy Jr., che anziché fare campagna per far la prevenzione al morbillo si batte contro il vaccino. E infatti questa malattia sta tornando a mietere vittime in alcuni stati degli Usa, anche bambini molto piccoli. Non abbiamo bisogno di complicarci la vita come sta succedendo a Washington, abbiamo un buon sistema di prevenzione».

Il ministro Orazio Schillaci si sta muovendo bene quindi?
«Schillaci ha fatto bene ad azzerare la commissione vaccini. Non ci si poteva appellare alla necessità di pluralismo in questo frangente. La scienza non è un dogma assoluto. Ma se con metodo si arriva a dimostrare un’evidenza, questa va seguita. Altrimenti si mette a rischio la popolazione. E non potevamo permetterci di avere in commissione due persone che simpatizzano per le cure omeopatiche e scettiche sui vaccini».

Dalla pandemia abbiamo imparato qualcosa allora?
«Assolutamente no. Dal punto di vista del mio lavoro, è veramente frustrante. Chi dice di non vaccinarsi non è mai entrato nei meccanismi di un ospedale. Il senatore Claudio Borghi, che vuole aprire un dibattito sull’obbligo vaccinale, non era accanto a me con la tuta e la mascherina a salvare le persone ricoverate. Quando durante l’emergenza Covid le vaccinazioni erano già disponibili, per un periodo nel reparto di terapia intensiva abbiamo avuto il 100% dei pazienti non vaccinati. Altrimenti forse non sarebbero nemmeno mai finiti lì».

Come stavano?
«Quando chiedevi loro come mai non si fossero vaccinati (se, ovviamente, erano stubati e in grado di parlare), non sapevano rispondere. In quei momenti li vedi nel panico, con occhi sgranati e vacui che guardano lo stanzone. E fissano anche te come per dire “Cos’ho fatto?”. Le persone in quelle situazioni sono spaventate: ci siamo noi a tenergli la mano, non i complottisti e i disinformatori».