Ultimo scampolo d’estate con amici e parenti che transitano dalla Maremma, ognuno armato della propria reliquia libresca. Intanto dagli Stati Uniti arriva l’ultima bizzarria editoriale: il matrimonio poligamico tra fantasy, romance e pornografia. Maghi, draghi e amplessi, in una formula redditizia che TikTok rilancia con entusiasmo

Un altro Ferragosto se n’è andato. Sto, come sempre, nella casa di vacanza in Maremma, transitano amici e parenti, ciascuno armato della propria reliquia libresca. Mini sondaggio: Proust, Sodoma e Gomorra; Mann, I Buddenbrook; Forster, Casa Howard; Edith Wharton, L’età dell’innocenza; Fallada, Ognuno muore solo (secondo Primo Levi il libro più importante mai scritto sulla resistenza tedesca al nazismo) Parise, Il prete bello; Fruttero & Lucentini, Enigma in forma di mare; Bajani, L’anniversario (Feltrinelli); Bartezzaghi, Bozze non corrette (Mondadori); Chimamanda Ngozi Adichie, L’inventario dei sogni (Einaudi). 

Nessun giornale cartaceo, quotidiani solo su schermi di telefoni e tablet, il supporto cartaceo è ormai un concetto archeologico.

Io invece ho letto un romanzo bellissimo (terzo dei soli tre scritti, gli altri due nientemeno che Le vergini suicide e Middlesex, tutti Mondadori) di Jeffrey Eugenides, La trama del matrimonio, che è il titolo di una tesi sui romanzi di Jane Austen e di un amore reale cartografato dai Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes; un saggio magistrale di Massimo Riva, Giochi d’ombra. Preistoria della realtà virtuale (doppia versione: americana digitale e cartacea Einaudi – non chiedetemi quale sia più reale); e il memoir irresistibile di David Niven, l’attore della Primula Rossa, C’era una volta Hollywood (Settecolori) scritto con la leggerezza di chi ha visto tutto e lo sa raccontare.

Poi Yellowface di Rebecca F. Kuang (consigliato da Stephen King in persona), romanzo su una coppia di giovani scrittrici, nel duplice ritratto dell’artista, il maledetto e l’integrato. Nella scia di due capolavori: Il dono di Humboldt di Saul Bellow, e L’informazione di Martin Amis.

Ennio Flaiano

L’aneddoto migliore però me lo presta un post di Tommaso Pincio scrittore e traduttore di grande qualità. Flaiano, in un Ferragosto romano, cortile di Montesacro, tavolino, Olivetti e complice (Pinelli? Vaime? boh).

Tentano di scrivere, ma in realtà parlano d’altro, mentre i romani veri, anche i più poveri, sono al mare con la 600. Passa un gruppo di ragazzini, che osserva la scena surreale di due adulti in camicia intenti a battere tasti sotto il sole d’agosto. Dopo breve consulto, uno di loro urla ai due intellettuali: «A froci!». Flaiano non alza lo sguardo e commenta: «Pensavo peggio». Questa è vera critica letteraria.

Pippo Baudo

Il giorno dopo Ferragosto è morto Pippo Baudo, capace di normalizzare e democristianizzare qualsiasi contenuto, persino Gian Maria Volontè e addirittura Carmelo Bene. Non si poteva competere con lui. Solo controprogrammarlo, commenta Freccero.

Mike, diceva Umberto Eco, si rappresentava come più stupido dell’uomo medio, Baudo era l’incarnazione dell’idea democristiana dell’Italia: rassicurante come una messa domenicale ma senza la noia della predica, dice invece Andrea Minuz.

Edmondo Berselli osservò: «Sapeva usare per sintonizzarsi, con le classi medie, un pubblico medio, una sensibilità media. Senza squilli reazionari o strilli avanguardistici, ma pronto a far suo il penultimo paradigma del consenso popolare». Il suo paradigma a Sanremo: invitando gli imprevedibili Elio & le storie tese, ma taroccando i voti, di fronte alla marea a loro favore, per salvare la patria dalla loro anarchica imprevedibilità.

Tre notizie editoriali

La Danimarca – dopo UK, Irlanda e Repubblica Ceca – abolisce l’Iva sui libri. Miracolo nordico: l’alfabetizzazione come bene pubblico, non come tassa occulta. Poi Massimo Turchetta, publisher Rizzoli, annuncia trionfante: «Da anni aspettavamo un libro così». Si tratta – ovviamente – de L’ultimo segreto, nuovo Dan Brown, pubblicato il 9 settembre in contemporanea mondiale. Robert Langdon stavolta a Praga, tra neuroscienze e misteri medievali. Stremati da tanta autofiction chissà se sopravvivremo a tale fiction scatenata.

Infine, dagli Stati Uniti, l’ultima bizzarria editoriale: il matrimonio poligamico tra fantasy, romance e pornografia. Maghi, draghi e amplessi, in una formula redditizia che TikTok rilancia con entusiasmo. La nuova religione delle lettrici si chiama “Dramione”: storie d’amore immaginate tra la secchiona Hermione e il bullo Draco Malfoy. Letteratura apocrifa, ma con più mercato di Queneau.

© Riproduzione riservata