Un nuovo impegno nel mondo del ciclismo, una nuova possibilità per trasmettere tutta la sua esperienza. Dal 2026 Mario Chiesa entrerà a far parte dello staff del Pedale Casalese Armofer, formazione lombarda juniores che si sta mettendo sempre più in luce e che grazie a lui conta di fare un altro passo in avanti.
La storia ciclistica di Chiesa è lunghissima. Professionista per oltre un decennio correndo con Carrera e Asics, ha poi guidato ammiraglie prestigiose come quelle di Liquigas, IAM Cycling, Bahrain ma poi ha scelto una via diversa, dedicandosi ai giovani.
Il tecnico lombardo entrerà ufficialmente nello staff del Pedale Casalese il prossimo anno
Il tecnico lombardo entrerà ufficialmente nello staff del Pedale Casalese il prossimo anno
«Con Luca Colombo è una vita che ci confrontiamo su tante cose, lui e Bardelloni che è di Brescia sono un po’ i miei due punti di riferimento per orientarmi in questo mondo giovanile. Così parlando mi ha detto di quest’idea legata alla sua società, oltretutto siamo insieme nella commissione tecnica della Lega e da lì è partito tutto. Io comunque sono già impegnato con la mia squadra esordienti, perché sono quelli che oggi come oggi bisogna cercare di aiutare perché sono la vera base del ciclismo, secondo me l’ultima frontiera per dare un futuro a questo sport».
Che squadra è?
Il Gs San Geo Soprazocco, sono vicino casa mia, sono con loro al secondo anno insieme a un mio collega. Usciamo in bici insieme, ci alleniamo, qualche volta li accompagno anche alle gare. E’ per questo che non ho voluto entrare al 100 per cento nel Pedale Casalese, ma solamente sotto un aspetto organizzativo, come consigliere ad esempio su come programmare un calendario e avere dei contatti all’estero per poter correre fuori dei confini italiani che è una straordinaria scuola di apprendimento.
I ragazzi del Gs San Geo Soprazocco pronti per l’allenamento. Chiesa è alle loro spalle
I ragazzi del Gs San Geo Soprazocco pronti per l’allenamento. Chiesa è alle loro spalle
Come mai questo impegno totale per le categorie giovanili?
Io ho lasciato il livello professionistico perché non lo sento più mio. Forse ero abituato in un mondo dove c’era meno business ma più cuore, più squadra. Oggi è tutto numeri, ma va a mancare l’aspetto umano che secondo me potrebbe fare ancora la differenza. Per questo non lo sento più il mio ambiente, per questo ne sono uscito lentamente. Poi anche il mio tempo è limitato, ho un po’ di problemi famigliari. Ho voluto lasciare andare per essere un po’ più a disposizione in caso di necessità. L’anno scorso avevo un contatto per una squadra WT, ma ho dovuto dire di no perché se mi prendo un impegno, voglio portarlo a termine.
Ora come ti organizzi?
Per quest’anno seguo due allenamenti con gli esordienti, mercoledì e venerdì, la domenica la corsa e di queste su 10 vado almeno a 6.
Chiesa insieme a Chiappucci, del quale è stato fedele gregario. Ha vinto il Trofeo Matteotti nel 1990
Chiesa insieme a Chiappucci, del quale è stato fedele gregario. Ha vinto il Trofeo Matteotti nel 1990
Ti occupi di ciclismo giovanile e quindi vedi che gli juniores stanno cambiando pelle e sono sempre più impegnati. Questo cambiamento rispetto al passato si vede anche fra gli esordienti?
Enormemente. Una volta si diceva che in quell’ambito dev’essere tutto solo divertimento, ma io vedo che si sta sempre più scendendo. Mi spiego meglio: gli juniores ormai si allenano come gli U23 o i dilettanti di una volta. Gli allievi come gli juniores e di conseguenza gli esordienti come gli allievi, stanno perdendo quel clima ludico che a quell’età è fondamentale. Io lo difendo a spada tratta e per fortuna ho dei dei genitori che capiscono che ci sono dei limiti. Io gli ho sempre detto: «Ragazzi, questa è l’unica categoria dove potete divertirvi. Non voglio gioco di squadra, cioè che uno tira per l’altro per fare il risultato». Noi dobbiamo far divertire i ragazzi, insegnargli il ciclismo, cosa vuol dire essere una squadra col comportamento, non con le strategie, per quelle c’è tempo. Io spiego loro che ci sono tre tipi di corridori: il primo è quello con l’obiettivo di finire le corse. Il secondo è quello che vuole il piazzamento. Poi quelli più forti che puntano sempre o a vincere o al piazzamento sul podio.
Anche fra i ragazzini?
Sì, ma se il corridore che ha l’obiettivo di portarsi a casa il piazzamento lo sacrifico per cercare di far vincere l’altro corridore, gli tolgo la soddisfazione e l’entusiasmo e lo porterò a smettere. Noi già abbiamo pochi corridori, se andiamo a perdere anche questi cosa ci resta? Un’altra cosa che ho notato e che non mi piace è anche fra gli esordienti si mettono a prendere gel a tutto spiano imitando i professionisti. E’ una cosa molto sbagliata. Ho proibito ai miei di farlo perché non serve assolutamente per gare di un’ora.
Le gare di esordienti sono sui 40 chilometri. Ha senso quindi farli allenare tanto sul fondo?
Le gare di esordienti sono sui 40 chilometri. Ha senso quindi farli allenare tanto sul fondo?
Ma i ragazzini sono tanto diversi da come erano quelli della tua generazione?
Noi ci divertivamo, alla fine dell’allenamento ci mettevamo anche a giocare a pallone tra di noi. Non c’era stress. Oggi invece c’è stress in tutto, nell’alimentazione, nell’allenamento. Vedo squadre che vanno a fare 80, 90 chilometri di allenamento quando le gare sono di 40. Non ha senso. Quando la domenica non ci sono corse, facciamo magari giri di 60 chilometri, ma ci fermiamo anche e ci prendiamo da bere. Fare tutto questo fondo a quell’età a che serve? Le gare sono tutte basate sugli scatti…
E’ un sistema che vuoi portare avanti anche fra gli juniores?
Si deve fare così. Trovo assurdo che i ragazzi vengano valutati in base ai loro “watt per chilo”. Così abbiamo tutti scalatori. C’è una selezione dal mio punto di vista sbagliata. Far diventare tutto un business non credo farà del bene al nostro sport. Il ciclismo è ancora uno sport basato sul sacrificio, uno sport umile, uno sport dove il business fa presto anche a bruciare i corridori. Avrai sempre un riciclo, ma non sarà più spettacolare come prima.