Anni Novanta. L’epoca dei red carpet incandescenti. Niente hashtag né reel. Solo i bagliori dei paparazzi. Lei avvolta in abiti neri sensualissimi (come un certo Versace). Lui con il sorriso ingenuo irresistibile di un labrador retriever. Insieme, Hugh Grant e Liz Hurley: la coppia che faceva girare il mondo intero impossibile da dimenticare.
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Hugh Grant con quell’aria da gentleman impacciato pronto a trasformarsi in star mondiale grazie a Quattro matrimoni e un funerale lei con lo sguardo magnetico e il corpo scolpito in un abito nero Versace che da solo basterebbe a scrivere un’enciclopedia di stile. Insieme hanno fatto sognare milioni-miliardi di persone. E non perché fossero perfetti. Ma perché erano reali con tutte le crepe. Gli scivoloni. Gli inciampi spettacolari che hanno contribuito a rendere il loro legame ancora più leggendario. Era il 1987 quando i due si incontrano sul set spagnolo di Remando nel vento. Liz Hurley ha 22 anni, Hugh Grant 27: due giovani attori con accento upper class. Una valigia di sogni e poco altro. Si innamorano. Si trasferiscono in un piccolo appartamento. E iniziano a vivere la loro versione di “bohème londinese”. Poche sterline in tasca. Script mediocri da rifiutare. Lunghe chiacchierate sulla carriera che non decolla. Poi, come in ogni trama perfetta, arriva la svolta: Four Weddings and a Funeral, 1994. Hugh Grant diventa l’uomo più richiesto del cinema romantico. La risposta british al principe azzurro in tempi di grunge e minimalismo.
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Ed è proprio quella sera di maggio alla première londinese del film che il mondo si accorge anche di Liz Hurley. Non per il ruolo sul grande schermo. Ma per quell’abito. Il famoso Versace nero sorretto da spille dorate come armi di seduzione. Un vestito prestato perché non poteva permettersi di comprarne uno diventato la sua incoronazione nell’Olimpo delle muse. Liz Hurleycammina accanto a Hugh Grant e in un attimo diventano la coppia più fotografata del pianeta. Liz e Hugh, Hugh e Liz: impossibile pronunciarne uno senza evocare l’altro. Stanno insieme tredici anni. E in quegli anni scrivono la sceneggiatura perfetta della coppia da tabloid. Ci sono le prime volte a Cannes mano nella mano, i red carpet illuminati, i sorrisi ironici di lui e la chioma setosa di lei che sembra nata per dominare flash e cover patinate. Ma ci sono anche le tempeste, Nel 1995 lo scandalo Divine Brown scuote il mondo. Hugh Grant viene arrestato a Los Angeles e Liz Hurley deve decidere se restare o fuggire. Rimane, almeno per un po’. “Mi sentii come se mi avessero sparato”, confesserà più tardi. Eppure contro ogni previsione continuano. Perché l’amore a volte si gioca anche sul terreno accidentato del perdono.
Michael Stephens – PA Images
Il loro segreto non era l’assenza di conflitti. Ma il fondamento solido dell’amicizia. Non si sono mai sposati. Non hanno avuto figli insieme. Ma hanno condiviso tutto: risate, liti infinite, battibecchi sui futuri figli immaginari (“I tuoi occhi”, “No, i miei!”), persino una società di produzione, la Simian Films. E quando nel 2000 annunciano la fine della storia, lo fanno come pochi altri sanno fare: senza drammi pubblici. Senza accuse. “Siamo ancora grandi amici, ci sentiamo sempre.” Una frase che le celebrità pronunciano spesso, ma che loro hanno interpretato meglio di chiunque altro. Hugh Grant diventa padrino di Damian, l’unico figlio di Liz Hurley al fianco di Elton John. Liz Hurley continua a chiamarlo il suo migliore amico anche trent’anni dopo. Lui la definisce “la prima persona che chiamo in una crisi”. Nessuna rottura. Nessuna separazione totale. Solo una metamorfosi, dall’amore romantico a una fratellanza indissolubile. Una di quelle amicizie rare che hanno il privilegio di sopravvivere alle tempeste della passione e reinventarsi nel tempo.
Eppure negli Anni 90, guardandoli, il mondo non vedeva solo due amici. Vedeva la coppia che tutti avremmo voluto essere: glamour ma accessibile. Perfetta ma piena di difetti. Scintillante eppure costruita sulla normalità di due ragazzi che si tenevano per mano nei loro primi anni difficili. Vedeva la magia di una relazione che aveva il potere di trasformare ogni première in mito sotto i flash, ogni uscita a cena in un titolo a tutta pagina. Oggi più di vent’anni dopo la fine restano l’immagine di un’epoca. Hugh Grant padre di cinque figli marito e attore che ha saputo reinventarsi oltre la maschera del timido inglese. Liz Hurley diva instancabile, madre, imprenditrice, ancora capace di rubare la scena con uno scatto in bikini. Eppure in ogni intervista quando uno dei due pronuncia il nome dell’altro sembra che il tempo si fermi. “È ancora il mio migliore amico.” “È un idiota, ma il mio idiota.”
Liz Hurley e Hugh Grant ci hanno insegnato che le grandi storie d’amore non finiscono sempre con un matrimonio né con una separazione amara. A volte cambiano forma. Diventano qualcos’altro. Più profondo. Più raro. Ci hanno fatto sognare, sì, ma ci hanno anche insegnato che i legami veri non hanno bisogno di definizioni. Forse è per questo che a distanza di decenni ancora parliamo di loro come “la coppia”. Perché non c’è etichetta che regga di fronte a due persone che hanno attraversato insieme la fama, gli scandali, i successi, i silenzi. E che continuano ancora oggi a essere l’uno la bussola dell’altra. Quando Hugh Grant e Liz Hurley erano la coppia che ci faceva sognare non eravamo solo spettatori di un amore. Perché forse, in fondo, quel sogno non è mai finito. Lo continuiamo a vivere senza accorgercene, noi e le nuove generazioni che li scoprono solo oggi.
Stephane Cardinale – Corbis
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