di
Laura Martellini
Sulla chirurgia estetica: «Perché no se se ne sente il bisogno. Ma serve armonia fra corpo e mente. Ancora tanti desideri nel cassetto, fra cui essere invitata da Milly Carlucci»
«Sono nata a Ostia quando ancora si chiamava Lido di Roma, il 25 agosto alle 12 mentre tutti erano in spiaggia. Anche il medico era a fare il bagno. Fu richiamato, e io venni alla luce, nonostante tutto, con il sorriso. Quarta dopo tre maschi». Un sorriso dolce e rassicurante che è rimasto per l’intera vita un tratto distintivo di Maria Giovanna Elmi. Azzurrina e poi Fatina nel programma per ragazzi «Il dirigibile», signorina buonasera quando gli annunci erano a reti unificate, concorrente («medaglia di bronzo») all’Isola dei famosi, giornalista, conduttrice (anche di due festival di Sanremo). «Mi butto a capofitto in ogni nuova avventura. Ogni giorno va vissuto, se possibile, con positività».
Per tanti è ancora la fatina della tv, la infastidisce?
«Macché. Un giorno ero a un semaforo a Roma. Inchiodo al passaggio dal giallo al rosso e l’automobilista che segue scende dalla macchina infuriato e schiaccia il naso contro il mio finestrino. Ho paura. Ma anziché insultarmi mi riconosce: “Finalmente ti ho ritrovata, Azzurrina!».
Romana per nascita, crescita e lavoro.
«Sono nata dopo Franco, Sergio e Mario. I miei nonni erano di Certaldo dalla parte di mio padre e napoletani per parte di mamma. Ero piccolissima quando mio papà, direttore di un’agenzia di stampa, venne trasferito a Milano. Dopo cinque anni rientrammo nella Capitale. Nell’Italia sotto le bombe, un militare per aiutare mia madre a salire sul treno che ci riportava a Roma mi prese in braccio come un fagotto e mi donò uno stemma che aveva sulla giacca. Trovammo alloggio a via di Trasone, quartiere Trieste-Salario. Una casa grande, doveva ospitare sei persone. Le mie amiche venivano a studiare da me per rimirare i miei fratelli, uno più bello dell’altro. Il più grande, Franco, è stato come un padre. Mi firmava le giustificazioni di nascosto dai miei quando ero impreparata. Amavo disegnare, così tentai l’ingresso all’artistico, ma fui respinta. Al Giulio Cesare, seconda scelta, erano pieni di alunni pure i corridoi, così i miei mi iscrissero dalle suore Salesiane di via Dalmazia. Bravissime e severissime. Con Madame Christine imparai il francese e allenai il carattere».
Poi?
«Finito il liceo mi iscrissi a Lettere alla Sapienza. Nonostante fossi fra i pochi ad aver superato la prova di Latino scritto, decisi di ritirarmi. Arrivavano i primi lavori. In facoltà iniziavano le contestazioni politiche ma io me ne sono sempre tenuta lontana. Allora come adesso. Vestivo in modo classico. Studiavo. Il resto mi interessava poco. Poi la mia vita prese tutt’altra strada, in modo casuale».
Ancora Ostia.
«Già. Andavo in spiaggia con il libro in mano, e un giorno una vicina di casa, anche lei al mare, mi chiese di darle un passaggio. “Ma lo sai che hai una faccetta da annunciatrice?” la buttò lì. E aggiunse: “Domani parlo con mio marito avvocato per sapere come funzionano i provini”.Detto fatto: andai a via Teulada e riempii un modulo. Fui convocata con un telegramma, e mi vennero fatti seguire due corsi, di dizione e di trucco, perché dovevamo prepararci da sole. Fui assunta in sostituzione di un’annunciatrice. Impiegata di categoria B, otto ore e mezza di lavoro compresa la pausa pranzo. Dopo quattro anni a cachet, dal 1970 al ‘74, divenni interna alla Rai. Via Teulada la mia seconda casa. Con Orsomando, Vaudetti, Cannuli, Gambineri formavamo un team affiatato. Le altre avevano figli, io no, così mi ritrovavo a lavorare a Natale e a Capodanno, con i tecnici che portavano da casa le lenticchie. Lasciavo l’auto in una via laterale, aperta e in doppia fila, e al ritorno trovavo sempre un biglietto anonimo, un fiore, un profumo.
Profuma ancora oggi la sua Roma?
«Ormai vivo a Tarvisio, in Friuli, con il mio secondo marito Gabriele Massarutto, ma torno spesso nella mia casetta a viale Platone, che acquistai dopo anni in affitto e arredai in maniera carina anche grazie all’aiuto della collega e amica Roberta Giusti (morta nel 1986, ndr). Ogni volta mi emoziona la bellezza della Capitale. Troppo traffico, vero, ma il romano è solare, disponibile e mai invidioso. Tutt’al più ti dice “Vojo fa’ come te”. È dotato di un’ambizione sana, costruttiva, nella quale mi riconosco».
Con Roberta Giusti una grande amicizia.
«A volte mi sorprendendo a parlarle, le chiedo consigli: “Questa cinta è giusta secondo te?”. Per due anni la sua salma è stata ospitata nella mia tomba di famiglia al Verano, prima di trovare un posto definitivo, lì accanto».
Prima della tv alcune pubblicità l’avevano già fatta conoscere al grande pubblico.
«Non mi spiego – sorride -. Ero carina e proporzionata ma non una stangona, eppure fui scelta dalle lettrici di Grazia fra 22 fotomodelle pubblicitarie e, dopo aver preparato un book, che non sapevo neanche cosa fosse, arrivai prima a un concorso a Cannes. Ricordo i titoli dei giornali, “è romana la cinemodella d’Europa!”. Seconda arrivò una ragazza bellissima che era stata miss Universo. Credo servisse altro, un volto amico, familiare».
Dentrifrici, lacche, detersivi per i piatti..
«Gli spot allora duravano tre minuti buoni, fu l’occasione per farmi conoscere».
Poi «Sereno variabile», Sanremo, concorrente dell’«Isola dei famosi» e recentemente con Rosanna Vaudetti nel cast di «BellaMa» di Pierluigi Diaco.
«Torno a parlare di Roma perché è qui che è nata la mia laboriosità. Per comprarmi gli stivaletti da bambina ho venduto una maglia da me ricamata a punto croce, e infilavo e coloravo i lupini per farne collane da mettere sul mercato. Dai miei genitori ho ricevuto l’insegnamento che i prof non sono amici e troppe coccole ai figli fanno male. Li portano a credere che tutto gli sia dovuto. I cellulari poi, che ossessione. Io sono donatrice di sangue alla Rai, ho un Rh prezioso e raro: sarebbe utile che i ragazzi sapessero la gioia che si prova a salvare una vita».
Lei figli non ne ha avuti.
«Non è stata una scelta. In seguito a un’operazione non ho più potuto, ma avendo tre fratelli sono piena di nipoti».
Che rapporto ha con la chirurgia estetica?
«Se i ritocchini fanno stare bene, perché no. Non sono d’accordo con chi si dichiara contrario in assoluto. Ma per una longevità sana occorre che siano in armonia il corpo e la mente. Quando posso faccio bellissime passeggiate in montagna e seguo i consigli del mio amico Camillo Ricordi, guru a Miami della lotta al diabete».
Ha tenuto addirittura una lezione sulla tv italiana alla Florida Atlantic University. Sogni nel cassetto?
«Oh il cassetto è strapieno! Avrei voluto partecipare a Ballando con le stelle sui pattini, ma non se ne è fatto niente. Ora non riuscirei più a sostenere tutte quelle ore di pratica e esibizioni, ma se Milly Carlucci mi volesse “ballerina per una notte” non ci penserei due volte».
Vai a tutte le notizie di Roma
Iscriviti alla newsletter di Corriere Roma
24 agosto 2025 ( modifica il 24 agosto 2025 | 09:38)
© RIPRODUZIONE RISERVATA