di
Andrea Nicastro

Le cifre del rapporto Onu: morti anche 141 bambini. Israele attacca: «Hanno cambiato i criteri per screditarci». Ma le linee guida sono immutate da 6 anni

Come specie umana ci siamo svincolati dall’ansia per i raccolti o le scorte. Abbiamo cibo in eccesso e ingrassiamo. Per questo l’annuncio di carestia a Gaza fa rumore. Mentre sembriamo assuefatti ai morti dilaniati dalle bombe, il cibo usato come arma smuove ancora le coscienze. Che cosa dice il rapporto sulla Integrated Food Security Phase Classification (Ipc) diffuso da 21 tra agenzie Onu e private? Come e perché Israele cerca di confutarlo?

                     ISRAELE-HAMAS, LA GUERRA A GAZA IN DIRETTA



















































Per la prima volta in Medio Oriente è in corso una carestia, denunciano le più prestigiose agenzie umanitarie del mondo. Succede a Gaza a causa della guerra, della distruzione delle infrastrutture, delle ripetute deportazioni degli abitanti e, soprattutto, della decisione israeliana di ostacolare l’afflusso alimentare nella Striscia. Si tratta quindi di una «carestia artificiale», costruita dalla volontà dell’uomo. Israele nega. «È una vergognosa bugia — dice il primo ministro Benjamin Netanyahu —, frutto della propaganda di Hamas». 

I numeri

Nel rapporto datato 22 agosto sulla Sicurezza alimentare nella Striscia (Ipc) si afferma che più di mezzo milione di gazawi sono al livello 5 di allarme, cioè carestia conclamata. Soffrono la fame e rischiano la morte per cause evitabili. Le famiglie con insufficiente accesso al cibo sono raddoppiate rispetto a maggio con punte più alte del 20% a Gaza City. In base alla circonferenza del braccio, risulta che il 15% dei bambini da 6 mesi a 5 anni soffre di malnutrizione acuta, se si considera il rapporto tra peso e altezza la percentuale raddoppia. Entro fine settembre saranno a livello 5 altre 100 mila persone. Arriveranno a livello 4 oltre un milione di gazawi e a livello 3 circa 400 mila. In tutta la Striscia un abitante su tre non è riuscito a procurarsi cibo per giornate intere e i genitori saltano dei pasti a favore dei figli. Israele attacca l’Ipc per aver abbassato i propri criteri e poter così dichiarare la carestia e infangare lo Stato ebraico. Gli autori dell’analisi non replicano, ma il cambiamento delle linee guida è vecchio di 6 anni. 

«Dati ragionevoli»

Secondo il rapporto a metà agosto morivano già per fame 6 persone al giorno tra bambini e adulti. Il ministero della Salute di Gaza ne ha contati a ieri 281 di cui 114 bambini. Il rapporto Ipc ammette di non poter verificare i numeri, ma conclude che è «ragionevole» considerarli corretti e che, con misure indipendenti, sarebbero più alti. Questo perché la causa della morte non è sempre identificabile direttamente con la fame. Più spesso è l’interazione con altre malattie ad essere fatale. Muoiono bambini, malati, donne incinte e in allattamento perché indeboliti dalla mancanza di cibo. Un sintomo sono le nascite premature: una su 5 a causa dell’inedia della madre. 

Le testimonianze

Come Israele nega l’accesso alla Striscia ai giornalisti, così pone severe restrizioni agli operatori umanitari e minaccia di cancellare il permesso di lavoro anche solo per dichiarazioni che danneggino la reputazione dello Stato ebraico. Ha quindi gioco facile nel contestare la raccolta dati. Sono però centinaia i medici e gli infermieri stranieri passati da Gaza in quasi due anni di offensiva israeliana e tutte le testimonianze coincidono: pazienti e collaboratori locali sono sempre più malnutriti, incapaci di reagire alle terapie e persino di cicatrizzare le ferite. Altrettanto numerose le foto (verificate) di bambini pelle e ossa. 

Tagli agli aiuti

Da ottobre 2023 Israele ha di molto ridotto l’afflusso delle merci a Gaza, da marzo a metà maggio 2025 ha vietato ogni ingresso umanitario o commerciale, per quasi due anni ha bombardato e deportato, demolito ospedali e magazzini Onu, tagliato la corrente elettrica, distrutto o reso inaccessibili i terreni agricoli, cancellato il sistema di distribuzione dell’Onu per sostituirlo con uno (Ghf) sotto il suo controllo. Ha persino vietato i pescherecci. Sarebbe anomalo che a Gaza non ci fosse carenza di cibo. Israele sa che sta violando le raccomandazioni della Corte Internazionale di giustizia per prevenire l’accusa di genocidio. Gli era stato chiesto di garantire piena assistenza umanitaria ai civili quando le vittime erano 25 mila, ma ora che hanno superato quota 62 mila non l’ha ancora fatto. Le dichiarazioni di ministri e militari sull’intenzione di distruggere Gaza stridono con la pretesa di essere in regola con il diritto umanitario internazionale.

24 agosto 2025 ( modifica il 24 agosto 2025 | 09:33)