CANTU’ – E’ tempo di raduno per l’Acqua San Bernardo Cantù che torna in serie A dopo 4 anni di “purgatorio” nella categoria inferiore. Vinta peraltro brillantemente (e nettamente) nella serie finale contro Rimini. “Benissimo la serie A, ma il vero capolavoro sportivo è la costruzione della Cantù Arena: un miracolo che dà valore alla nostra promozione” rilancia il General Manager Sandro Santoro. Il quale Santoro non si sbilancia sugli obiettivi: “prima di tutto mettiamo in sicurezza la salvezza e poi divertiamoci”. Anche con un pizzico di ambizione, perché no. La battuta conclusiva è sui derby del ricostituito triangolo del basket Milano-Varese-Cantù. “Saranno la ciliegina sulla torta, momenti che hanno fatto la storia del movimento italiano e che sapranno esaltare la pallacanestro”.
Santoro, pronti per la nuova avventura?
Certo, siamo pronti. Non vediamo l’ora di ricominciare.
Quant’è l’emozione di tornare in serie A?
Era un sogno. Ci siamo arrivati e questo ci ha donato una felicità che ha ripagato tutti gli sforzi e i sacrifici fatti. La felicità adesso si deve trasformare in senso di responsabilità. Abbiamo faticato tanto per tornare in serie A, ora dobbiamo fare il massimo per rimanerci. E poi godercela.
Non saranno tutte rose e fiori
Lo sappiamo. Ci saranno momenti difficili. La concorrenza è agguerrita. Ma 4 anni di A-2 ci hanno forgiato per superare le difficoltà, a maggior ragione adesso che siamo in un campionato di più alto livello.
Ecco, che serie A avete lasciato e che serie A ritrovate?
Troveremo una serie A che sale di livello anno dopo anno. Quest’anno sarà più competitiva dell’anno scorso. Parlo per i miei 6 anni trascorsi a Brescia. La pallacanestro sta indubbiamente evolvendo e le piazze sono differenti. Ma ci sono anche delle possibili analogie.
Quali?
Mi piacerebbe che Cantù, come Brescia, vivesse una crescita costante e positiva. A Brescia siamo stati subito protagonisti giocando la Final Eight di Coppa Italia. Cantù ha conosciuto momenti di grandissimo impatto storico, difficili da ripetere nell’immediato. Però pian piano vogliamo riavvicinarci alla squadra protagonista di quel ciclo vincente. Penso alla futura Cantù Arena. Penso al nostro dichiarato desiderio di giocare le coppe europee. In questo momento ripartiamo dal basso e pensiamo a migliorarci in maniera graduale. Passando, necessariamente, anche dai sacrifici.
Per la squadra avete optato per la formula del 5+5 (5 italiani e 5 stranieri). Come mai?
Noi, Varese e Cremona siamo le uniche società ad aver scelto questa formula. Sul perché fornisco una tripla chiave di lettura. Innanzitutto abbiamo ingaggiato un italiano da quintetto come Giordano Bortolani, a cui chiaramente vogliamo dare spazio e responsabilità. Seconda cosa non disputiamo le coppe europee. Ultimo, ma non ultimo, diciamo che è una scelta figlia della vittoria in A2. Un successo con italiani protagonisti e di assoluta qualità, alcuni dei quali siamo stati costretti a sacrificare. A malincuore. Però il telaio che ci ha portato in A1 era giusto tenerlo e consolidarlo. Parlo di Basile, De Nicolao, Moraschini e Okeke.
Che Cantù sarà?
Una squadra complementare. Tutti i giocatori possono ruotare su più ruoli e sono tra loro interscambiabili. Gilyard è un playmaker tascabile e presente difensivamente, che si accoppia bene con De Nicolao. Bortolani e Bowden possono cambiarsi nel ruolo di guardia, mentre da 3 la rotazione sarà tra Sneed e Moraschini, che in carriera ha comunque scalato tutte le posizioni del quintetto. Basile ha dimostrato di valere la serie A e sarà “protetto” da Ajayi, con caratteristiche diverse e con la possibilità che Grant giostri anche da 5 tattico. Poi i due lunghi, Ballo e Okeke: entrambi dotati di una struttura fisica importante, ma differenti tra loro e con mani educate.
Puntuale la domanda più scivolosa della pre season. Obiettivi?
Dobbiamo ragionare da neo promossi. Per prima cosa mettiamo al sicuro la stagione. Poi quando saremo sereni, non oso dire tranquilli, allora potremo ragionare diversamente. Ma sono tutte parole, perché poi sarà il campo a parlare.
E tra un anno tutti alla Cantù Arena
Un sogno. Tanti hanno pensato che tornare in A fosse la cosa più importante. Secondo me il prodigio epocale di Cantù e dell’intero territorio sarà l’inaugurazione della Cantù Arena. E’ il miracolo che dà valore al nostro ritorno in serie A. La Pallacanestro Cantù tornerà ad avere una sua casa. Un valore che va oltre la provincia di Como. E lo sport.
La realizzazione del sogno fa rima con resilienza
Assolutamente sì. La resilienza rientra nel DNA di questo territorio. Volontà di non mollare mai nelle difficoltà e di proseguire nonostante le complicazioni che conosciamo bene in Italia. E’ doveroso ringraziare tutti quelli che stanno contribuendo a realizzare questo sogno con il coordinamento di Andrea Mauri, collante di un gruppo commovente di imprenditori.
Serie A vuol dire anche derby con Milano e Varese. Vietato fingere indifferenza
Ma no, no, anzi. I nostri tifosi non aspettano altro. Diciamo che è una attesa bilaterale: serie A e derby. Tutti e due.
Torna lo storico triangolo del basket Milano-Varese-Cantù
Saranno momenti tutti da vivere, naturalmente in massima sicurezza, che esalteranno il campionato perché rappresentano la migliore tradizione. La ciliegina sulla torta oserei dire. Contro rivali molto attrezzate. Milano, neanche a dirlo, ha un impatto notevole con il suo roster lunghissimo. A Varese manca l’ultimo innesto, ma secondo me ha lavorato al meglio: squadra ben fatta, in grado di lottare su tutti i campi. Un augurio? Mi piacerebbe che questa sana rivalità fosse ulteriormente alimentata dal ritorno dei derby in Europa che hanno fatto la storia dei club. Sarebbe bellissimo per tutto il basket italiano rivivere le notti di coppa all’interno di questo territorio.
Cantù impazzisce di gioia: è promozione in A-1. Torna il derby con Varese
Raduno Pallacanestro Cantù – MALPENSA24
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