di
Federica Maccotta

Il cantante dei The Kolors, dopo aver annullato alcune date del tour, su Instagram aggiorna i fan. E per la prima volta parla dell’esperienza con il virus

«Sono positivissimo». Stash, cantate dei The Kolors, ha il covid, motivo per cui il gruppo ha dovuto annullare alcune date del tour. Dal letto aggiorna i suoi fan tramite Instagram e, per la prima volta, racconta la paura vissuta durante la pandemia: «Io sono stato all’ospedale durante il covid con la polmonite da tutti e due i lati, con l’ossigeno attaccato e con la paura fottuta di morire». 

«Mi chiedete come sto: sto col covid. Ho fatto un altro tampone ed è positivissimo. Sono senza sapori e odori, quel fastidioso sintomo del virus che ho già provato», racconta nei video pubblicati nelle storie, mostrando il tampone. «La sensazione è brutta, frustrante e mortificante perché c’erano migliaia di persone che ci aspettavano in concerto, spero davvero presto di darvi notizie. Stiamo sentendo gli organizzatori che stanno cercando di capire come fare per recuperare le date». 



















































Poi l’«influencer con l’influenza», come si definisce con un sorriso, torna con la mente al periodo più duro della pandemia. «Ho notato che nei messaggi tanti, forse per un approccio psicologico di protezione per cancellare il momento tragico che abbiamo vissuto durante la pandemia, mi chiedono di non parlare di covid, di chiamarlo influenza. Ma io sono l’esempio vivente che covid-19 e influenza stagionale sono due cose distinte e separate. Non l’ho mai detto prima, ma io sono stato all’ospedale durante il covid, con la polmonite da tutti e due i lati, con l’ossigeno attaccato e con la paura fottuta di morire da un momento all’altro», racconta il cantante di Caserta, 36 anni. 

«Oggi si è abbassato il livello di allarme, ma non è perché non esiste più il covid, ma perché abbiamo conosciuto meglio questo virus e abbiamo più strumenti per debellarlo. Ma non posso dimenticare quello che ho vissuto», continua la voce di Italodisco. «Quando sono positivo a un tampone, se devo prendere un aereo non ce la faccio a non proteggermi e non proteggere le persone. Per il lavoro che facciamo incontriamo migliaia di persone:  magari becchi la signora di 80 anni che ti vuole abbracciare e quell’abbraccio potrebbe diventare letale per lei, magari se ha qualche patologia pregressa. Si tratta di buon senso e rispetto nei confronti del prossimo». 

«È giusto non fare allarmismo, ma nemmeno fare il contrario», dice infine dal letto, attraverso il social. «Io sono più  traumatizzato di chi non ha mai avuto questi sintomi, quando vedo un tampone penso subito all’ospedale, al saturimetro, alla polmonite. Il virus di oggi non ha quella potenza, ma il mio è un discorso di buon senso e di rispetto delle persone. Quindi evito di cancellare dal vocabolario una parola solo perché sono spaventato». 

24 agosto 2025