L’”aria” del campionato è diversa da quella delle amichevoli che pur danno ottime sensazioni. E questa “aria” diversa il Genoa l’ha ritrovata, ma questa volta con qualche preoccupazione. Niente di grave, ovviamente: ma l’attenzione a questo nuovo percorso l’aveva dato il bravo Vieira durante tutta la preparazione. Le sue frasi erano chiare: «Attenzione, la partita è difficile».
Insomma il Grifone, stranamente, ma si spera solo per una partita, non è apparso “squadra”, è sembrato che avesse addosso una certa paura, qualche tensione, quella indolenza che prende a volte senza capire il perché.
Fra l’altro aveva di fronte un’avversaria che ha una sola caratteristica, quella di non far giocare l’avversario, pressando alto, e poi irritando anche con continue cadute, con falli alle spalle dell’avversario, con perdite di tempo.
Partite simili il Genoa ne troverà parecchie. Ma Vieira, alla fine, non è sembrato molto adirato, è nel suo carattere vedere sempre il meglio e convincere che, sì c’è da lavorare, ma le premesse sono buone.
La formazione, quella della Coppa Italia col Vicenza che aveva convinto abbastanza, l’ha riconfermata. E onestamente qualche battuta d’arresto c’è stata. Anche se in verità le uniche occasioni da rete sono state di Stanciu, staffilata di sinistro sopra la traversa, e il tocco magico di Carboni che il miracolato Falcone ha deviato in angolo.
I famosi trequartisti ancora non hanno trovato le distanze giuste, e qui è il solito momento delicato da studiare attentamente, ma il valore dei protagonisti non si discute. Vieira ha cercato di smuovere un po’ quella indolenza, mandando in campo anche Vitinha, anche Messias, persino Ellertsson, per cercare in questa strana atmosfera inconcludente che qualcosa accadesse e portasse quei tri punti, che comunque onestamente i grifoni avrebbe forse meritato.
Di buono comunque c’è che il clima è rimasto eccellente, i tifosi hanno applaudito e ancora una volta hanno dimostrato di capire la situazione. Ho viaggiato al rientro con tre amici genoani che mi hanno dato il senso che caratterizza il tifo di oggi. Tre amici dalla forte apparenza al rossoblù: Giampaolo (lui, eccellente pescatore, di reti se ne intende) di Santa Margherita, Domenico filosofo disposto a perdonare, Doriano che, al di là del nome, è raffinato conoscitore di calcio. Ebbene, le loro battute? «Partita inguardabile, ma nessuna preoccupazione, fiducia massima e si riparte».
È questo un dato significativo: non drammatizzare mai, non cominciare a criticare e a chiedere altri rinforzi. Società, allenatore, giocatori, tifosi sono tutti sulla stessa linea.
Ci rifaremo con la Juventus.
Vittorio Sirianni