Caro direttore,
la situazione a Gaza sembra complicarsi di giorno in giorno. La decisione di Israele di costruire nuovi insediamenti che finiscono per dividere la Cisgiordania rendendo praticamente impossibile la soluzione dei due Stati è solo l’ultimo esempio. La comunità internazionale ora dà qualche timido segnale, ma solo verbale. Dichiarazioni di condanna. Ma niente di più. Netanyahu va avanti dritto, facendo spallucce. La sofferenza del popolo palestinese è sotto gli occhi di tutti e documentata ogni giorno. È mai possibile che non si trovino soluzioni?Carla Rossi
Cara Rossi,
L’impotenza è il sentimento che ormai domina la comunità internazionale e ognuno di noi. Tutte le ipotesi di soluzione o, perlomeno di compromesso, sono finite in un angolo. Il vecchio slogan, «due popoli due Stati», non esiste più, neppure come buona intenzione. L’avanzata delle colonie in Cisgiordania e l’operazione per occupare la Striscia e spingere i palestinesi fuori da Gaza hanno definitivamente affossato questa giusta soluzione al conflitto. Anche la possibilità di una convivenza pacifica di due popoli con uguali diritti in uno Stato democratico è ormai una chimera. Ci ha pensato Hamas con il 7 ottobre, con uno stermino programmato e con il rifiuto poi di rilasciare gli ostaggi e di rinunciare alla distruzione di Israele, a renderla impraticabile (seppure lo sia mai stata in passato). Netanyahu vuole a qualsiasi costo (anche al prezzo di migliaia di morti civili e dell’isolamento internazionale) regolare i conti con tutti i suoi nemici. Hamas, che mostra sempre più chiaro il suo volto di organizzazione terroristica, è completamente disinteressato al destino dei civili palestinesi. In questa situazione tutti gli altri attori internazionali sono diventati delle semplici comparse: inutili come l’Onu, impotenti come l’Europa, conniventi con Netanyahu come Trump. Non dobbiamo rinunciare a indignarci e a mettere in campo tutte le misure che possono servire a ridurre questa enorme tragedia. Ma penso che ci sono soltanto tre protagonisti che debbono dire che «ora basta»: gli Stati Uniti, alleato indispensabile per Israele, i Paesi arabi che debbono revocare anche il minimo e residuo sostegno ad Hamas, e il popolo israeliano che ha tutti gli strumenti democratici e istituzionali per costringere i suoi governanti a farla finita.
25 agosto 2025
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