“Ha capacità genitoriali insufficienti, e quindi non può tenere sua figlia”. In Danimarca è polemica sul caso di una madre di origine Inuit allontanata dalla sua bambina appena nata in seguito a un test di “competenza genitoriale”, nonostante la legge vieti questa procedura per le persone di origine groenlandese.

La neonata, Aviaja-Luuna, per ordine del Comune è stata sottratta appena un’ora dopo il parto alla madre, la 18enne Ivana Nikoline Brønlund, nata a Nuuk da genitori groenlandesi, per essere consegnata ai genitori adottivi.

Un dolore immenso per Brønlund che su Facebook ha raccontato la sua storia e promosso manifestazioni di protesta. “È così straziante… Mamma sente la tua mancanza, mia cara figlia…. Mamma combatterà ogni giorno per sempre perché tu torni a casa, te lo prometto piccolina, non mi arrenderò MAI!”, scrive la donna, supportata da diverse associazioni che si sono mobilitate scendendo in piazza a suo sostegno, annunciando anche nuove manifestazioni per settembre, con ulteriori proteste previste a Nuuk, Copenaghen, Reykjavík e Belfast.

il commento

Perché l’Occidente affronta il test decisivo

ETTORE SEQUI

17 Agosto 2025

Il Comune di Høje-Taastrup, che l’ha sottoposta al test di “competenza genitoriale”, ha valutato le sue capacità genitoriali insufficienti, ritenendo che, per precedenti traumi dovuti agli abusi infantili subiti, Ivana avrebbe potuto inavvertitamente trascurare sua figlia.

La decisione è stata comunicata alla donna il 17 luglio scorso ed è stata eseguita l’11 agosto, il giorno della nascita di Aviaja-Luuna, nell’ospedale di Hvidovre, vicino a Copenaghen, dove Ivana vive con la sua famiglia. “Non volevo entrare in travaglio perché sapevo cosa sarebbe successo dopo – ha raccontato Brønlund al Guardian, che si è occupato della vicenda – Tenevo la mia bambina vicino a me quando era nella mia pancia, era il massimo che potevo fare per starle vicina. È stato un periodo molto duro e orribile”.

Anche se continua a essere effettuato, questo test di competenza genitoriale è stato formalmente messo al bando dalla legge danese dopo le critiche degli attivisti per i diritti umani che avevano accusato lo strumento di essere discriminatorio: “Non si adatta al background culturale degli inuit, è un test razzista”.

Il ministro danese per gli affari sociali Sophie Henstorp Andersen ha criticato la decisione della municipalità che ha richiesto il test, spiegando che “non è utilizzabile con famiglie groenlandesi: la legge su questo è chiarissima”.