Nel 2023, l’8,4% degli studenti iscritti all’istruzione terziaria nei Paesi dell’Unione Europea proveniva dall’estero. In termini assoluti, si parla di circa 1,76 milioni di giovani che hanno scelto di studiare fuori dal proprio Paese d’origine. Ma la distribuzione non è uniforme. Alcuni Stati attirano quote molto elevate di studenti internazionali, mentre altri restano ai margini di questo flusso.
Secondo Eurostat, il Lussemburgo, con oltre metà degli iscritti provenienti da altri Paesi (52,3%), si conferma in cima alla classifica, seguito – a distanza – da Malta (29,6%) e Cipro (22,3%). Agli ultimi posti si trovano invece Grecia, Croazia e Spagna, tutte con percentuali sotto il 5%.
La situazione italiana: pochi studenti, ma forti legami con l’Asia
L’Italia si colloca anch’essa nella parte bassa della classifica europea, con una quota di studenti stranieri pari al 4,8% del totale degli iscritti all’università. Un dato inferiore alla media europea, che mostra come l’attrattività internazionale del sistema universitario italiano resti limitata, almeno in termini numerici.
Tuttavia, c’è un elemento che distingue l’Italia da molti altri Paesi UE: la composizione geografica della popolazione studentesca straniera. A differenza di gran parte dell’Europa orientale e centrale – dove la stragrande maggioranza degli studenti internazionali proviene da altri Paesi europei – in Italia la componente asiatica è la più rappresentata. Secondo Eurostat, il 36% degli studenti stranieri iscritti alle università italiane proviene da Paesi asiatici, superando nettamente tutte le altre aree geografiche di provenienza.
Il dato suggerisce che le relazioni accademiche dell’Italia guardano con maggiore interesse verso l’Asia, probabilmente anche per effetto delle collaborazioni con Paesi come Cina, India o Iran e della presenza, in alcune città, di comunità già ben radicate.