di
Angela Cotticelli

Diventare genitori è un percorso che parte nel momento in cui si desidera un figlio. È una trasformazione profonda che segna il passaggio da «io e te» a «noi e il bambino». Lo spiega in un libro Elpidio Cecere, psicoterapeuta

La gravidanza è una delle trasformazioni più profonde e complesse che due persone possano affrontare. Prima, durante e dopo i nove mesi, in grado di cambiare le vite di entrambi i partner e di metterne al mondo un’altra, tante sono le emozioni e le ansie con cui ci si confronta. Quel che è importante però è essere sempre in due nel farlo. Lo spiega nel suo ultimo libro «Abbracciare il cambiamento. Il percorso verso la genitorialità» (red!), Elpidio Cecere, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale e divulgatore scientifico.

Gravidanza: un percorso a tre

Quando si inizia a pensare all’idea di un figlio, spesso non si ha piena consapevolezza di quanto questo progetto impatterà sulla relazione. «La gravidanza non è solo un evento fisico, ma una fase di transizione che implica cambiamenti profondi nella percezione di sé e dell’altro – spiega Cecere -. Si passa da “io e te” a “noi e il bambino”. E questo cambiamento richiede spazio emotivo, tempo e disponibilità all’ascolto reciproco. Il libro nasce con l’obiettivo di accompagnare le coppie nel delicato e potente processo che va dal desiderio di avere un figlio fino ai primi mesi di vita del neonato. Si tratta di un viaggio emotivo e relazionale che coinvolge ogni aspetto dell’identità individuale e della relazione di coppia. Il bambino non è solo “dentro la pancia della madre”, ma dentro la coppia. Parlare del “bambino dentro di noi” aiuta a costruire un senso di appartenenza condiviso, rafforzando il legame tra i futuri genitori».



















































Il partner: una presenza fondamentale

Il ruolo del partner non è mai stato così centrale come in questo periodo. «Essere accanto all’altro significa diventare una figura di sostegno costante, in grado di aiutare nella gestione delle paure, delle emozioni mutevoli e delle insicurezze – sottolinea Cecere -. Supportarsi non vuol dire solo essere presenti, ma anche informarsi, imparare a riconoscere i segnali dell’altro e condividere ogni passaggio del viaggio. Il supporto reciproco passa anche attraverso la capacità di costruire e mantenere dei confini sani con la famiglia d’origine. È importante che la nuova famiglia in formazione possa trovare uno spazio proprio, in cui sentirsi libera di vivere la propria trasformazione senza pressioni esterne».

Gravidanza: un caleidoscopio di emozioni

«La ricerca di un figlio è accompagnata da un caleidoscopio di emozioni, spesso contrastanti, ma ciascuna ha il suo valore e il suo ruolo – rassicura l’esperto -. Ci sono speranza ed entusiasmo, poiché accogliere una nuova vita porta con sé un senso di eccitazione e attesa: il primo sorriso, i giochi insieme, la gioia di costruire una famiglia. Ma ci sono anche preoccupazione e paura di non riuscire, di non essere all’altezza. Anche queste emozioni non vanno negate, ma ascoltate. Parlarne con il partner è il primo passo per affrontarle insieme. Possono presentarsi stress e frustrazione, quando la gravidanza non arriva e ci si sente sotto pressione, o incertezza e vulnerabilità, poiché il viaggio verso la genitorialità è pieno di incognite: non possiamo sapere in anticipo come sarà il bambino o come cambierà la nostra vita. Accettare tutte queste incertezze è una delle lezioni più importanti che possiamo imparare».

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Ansie soggettive e oggettive: come gestirle

«Le ansie soggettive derivano spesso dalla storia personale o familiare. Chi ha vissuto la perdita di un familiare o ha in famiglia casi di particolari condizioni genetiche e non, potrebbe sentirsi sopraffatto dalla paura di affrontare situazioni simili. Altri, invece, potrebbero temere di replicare dinamiche familiari difficili vissute durante l’infanzia. Queste ansie sono spesso, difficili da affrontare senza un aiuto esterno. Ci sono poi le ansie universali, che accomunano quasi tutti i futuri genitori, indipendentemente dalla loro storia personale o dalle loro esperienze di vita. Una delle più comuni riguarda la salute del bambino. La possibilità di dover affrontare situazioni imprevedibili, come una malattia o una condizione che richieda cure particolari, rappresenta un pensiero che può diventare opprimente. Un altro timore diffuso è legato alla stabilità della coppia: saremo abbastanza forti per affrontare i cambiamenti che un figlio porterà nella nostra vita? Infine, ci sono le preoccupazioni economiche, poiché crescere un figlio comporta un impegno finanziario significativo».

Gestire le paure e non chiudersi in sé stessi

La paura è un’emozione inevitabile nel percorso verso la genitorialità. «Paura che qualcosa non vada come previsto, paura di non essere all’altezza, paura del dolore, della solitudine o dell’ignoto – continua Cecere -. Tuttavia, è fondamentale che questa emozione non diventi un ostacolo alla comunicazione. Chiudersi in sé stessi rischia di rompere il canale emotivo con l’altro. È invece importante parlare, condividere, sostenersi e, se necessario, cercare supporto esterno. Anche i piccoli segnali, come non sentire il bambino muoversi, o un dolore improvviso, devono essere accolti con attenzione anche dal partner e senza essere sminuito o sottovalutato. Affrontarli insieme, andare insieme a un controllo, informarsi, può rafforzare il senso di sicurezza reciproca e la fiducia nel percorso. Diventare genitori è un processo che coinvolge tutto l’essere. È un viaggio in due, e poi in tre, che richiede attenzione, ascolto e presenza costante. Affrontarlo con consapevolezza, senza negare le emozioni, può trasformare una fase di vulnerabilità in un’opportunità di crescita profonda per entrambi i membri della coppia», conclude.

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25 agosto 2025