di
Flavio Vanetti
Il giocatore della Openjobmetis: «Restare in questa squadra è la scelta migliore per me e, spero, pure per la società che mi ha dato fiducia»
Capitan Varese ha le idee chiare: «Restare in questa squadra è la scelta migliore per me e, spero, pure per la società che mi ha dato fiducia. Credo nel progetto che si sta portando avanti: non a caso ho esteso il contratto fino al 2028». Capitan Varese è Matteo Librizzi, classe 2002, l’enfant du pays — assieme ad Elisèe Assui — che con la decisione di rimanere alla Openjobmetis promette, nell’ordine, di essere più che mai l’alfiere del gruppo, ruolo ricevuto con la partenza di Nico Mannion per Milano, e un modello di riferimento.
Intanto la società e il trust dei tifosi «Il Basket Siamo Noi» l’hanno eletto a testimonial della campagna abbonamenti. Un varesino per i varesini: affascinante, però poi dovrà parlare il campo. «Provo orgoglio e un grande senso di responsabilità per le attese nei miei confronti — dice “Libro” —. La nomina a capitano, lo scorso autunno, era inattesa e ho dovuto prendere le misure. Oggi mi sento più pronto e maturo. Ho anche capito che dovrò dare l’esempio al di fuori del campo». E per imparare sempre meglio come si fa, ha preso contatti con uno che è stato capitano e bandiera della Varese del basket: Giancarlo Ferrero, reduce dalla finale scudetto con Brescia. «Sento Giancarlo: è un numero 1, ha tanti buoni consigli per fare in modo che possa poi trasmettere i valori di questo club».
La chiacchierata con capitan Libro ha dato anche modo per fare il punto sul mercato di Varese. Annunciato il lungo Max Ladurner (da Torino), sembra sfumata l’opzione di Giordano Bortolani, in uscita dall’Olimpia e a un passo da firmare con Cantù. Ci scappa la domanda “assassina”, vista la rivalità tra i due club («Che cosa vuoi dire a Giordano che rinuncia a giocare a fianco tuo?»), ma Matteo la mette, ridendo, sulla diplomazia: «No, non commento». Ipotizzando che Davide Alviti resterà, spedito in prestito Ethan Esposito a Brindisi, il quinto italiano sarà non un «nome» ma un «giovane prospetto», per dirla con il general manager Maxim Horowitz (ndr: in proposito si parla di Abramo Canka). L’investimento forte sarà dunque sugli stranieri, ma l’asse varesino Librizzi-Assui dovrà produrre qualità e fidelizzazione. Passato in modo impetuoso da ottavo/nono giocatore a leader e perfino titolare («Si dice che sono stato lanciato dalla partita contro la Virtus, quando battemmo i futuri campioni d’Italia. Penso sia vero: quel giorno mi sono detto “puoi farcela”»), capitan Libro non smette di lavorare per migliorare: «Devo sistemare le letture da playmaker, valorizzare il mio palleggio-arresto-tiro e mettere ancora più attenzione in retrovia. La difesa è soprattutto una questione mentale». Con un pensiero alla Nazionale maggiore, che ha scoperto nei raduni per le qualificazioni europee («Spero di rivivere quell’emozione»), “Libro” non vede l’ora di ricominciare. Ma le indiscrezioni ad un certo punto lo davano in partenza. Quanto allora è stato vicino a lasciare la sua Varese? «Ho avuto offerte da università americane, come Assui, e nell’anticamera del cervello c’è stata l’ipotesi che potessi finire altrove. Ma sapevo che restare qui era ciò che volevo».
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21 giugno 2025
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