Stefano Belisari, a tutti noto come Elio di Elio e le Storie Tese, ha due figli gemelli ora quindicenni, Ulisse e Dante. Quest’ultimo è autistico e il padre, intervistato dal Corriere della Sera, è appena tornato a parlare di lui. Un ragazzo che «era condannato a essere inabile e invece lotta ogni giorno»: «Bisognerebbe garantire a tutti quelle terapie comportamentali che portano questi ragazzi a parlare, leggere e scrivere, avere degli amici. Mia moglie si è dedicata totalmente a lui per dargli un futuro». Della moglie di Elio, madre di Ulisse e Dante, non si conoscono né il nome né il volto per una sua precisa scelta di privacy: «Ha fatto tutto lei. Gli antichi romani dicevano che l’uomo è la testa ma la donna è il collo che decide come muovere il capo».

Nella nuova intervista Elio ha anche parlato del fratello gemello di Dante: «In famiglie come la mia i fratelli sono un po’ le vittime, bisogna dare loro moltissime attenzioni. Si chiama Ulisse come il nonno di mia moglie, Dante invece è il nome di mio nonno. Un giorno sentendoli chiamare, al parco, una mamma si è avvicinata commentando: “Che nomi strani”. Quando le ho chiesto come si chiamava suo figlio, ha risposto “Kevin”. Il percepito attuale è che Kevin sia un nome “normale”, mentre Dante e Ulisse sono strani».

L’anno scorso, in un’altra intervista al Corriere, Elio aveva raccontato che era stata sua «moglie a percepire delle anomalie nel comportamento di Dante. Io la consolavo, le dicevo che tutto si sarebbe normalizzato. Ma noi abbiamo due gemelli e le differenze, nel percorso di crescita, si vedevano nettamente. (…) Dante aveva un’attenzione ossessiva per le trottole, anche lui girava su sé stesso e non finiva mai di farlo. Aveva attenzione per le cose e non per le persone. L’autismo può portare gravi difficoltà relazionali, anche ritardi mentali, motori, cognitivi», aveva spiegato l’artista, condividendo anche lo sconforto e la paura provati durante i primi tentativi di orientamento «in quel maremoto», tra dubbi e incertezze: «È stato difficile trovare qualcuno che sapesse farci una diagnosi chiara e che ci indirizzasse. Non esiste un numero di telefono a cui rivolgerti, un indirizzo dove andare. Ti rendi subito contro che l’autismo di un figlio si coniuga con la assoluta solitudine dei genitori. E questo vale per ogni tipo di disabilità».

Oggi Dante, aveva spiegato, «è consapevole. Anche troppo, lo dice continuamente. Ha fatto un lavoro impressionante, una fatica struggente. Per lui tutto è stato fatica: mettersi una maglietta, andare in bagno, parlare. Tutto gli è stato insegnato. Lui ha faticato tanto, ma noi ci siamo potuti permettere che fosse seguito. Ma chi non ha i soldi? Anche qui, proprio quando la mano pubblica dovrebbe riequilibrare le differenze, invece si accentuano le diseguaglianze sociali. Esistono associazioni, ma sono private. Non c’è nulla di pubblico che affronti il problema dell’autismo e sia vicino alle famiglie». Proprio per questo, per sensibilizzare sull’argomento, da qualche anno Elio ha creato «Il Concertozzo». Tre anni fa, durante un’edizione dell’evento «nato per fare informazione e smuovere le istituzioni», Dante è salito sul palco con il papà e ha dichiarato: «Sono autistico e ne vado fiero. Rispettate le persone autistiche».