di
Guido De Franceschi

La rivelazione del Wall Street Journal: Trump avrebbe reintrodotto il divieto imposto da Biden che però lui stesso aveva criticato

L’Ucraina ha dimostrato di essere in grado di colpire in territorio russo grazie ai droni. Talvolta con esiti clamorosi: lo scorso giugno, con l’operazione «Tela di ragno», pianificata per 18 mesi, è riuscita a distruggere o danneggiare una quarantina di aerei militari russi che erano parcheggiati in basi a migliaia di chilometri di distanza. E sabato notte i russi hanno abbattuto droni ucraini nei cieli di Mosca e di San Pietroburgo, nonché sulla centrale nucleare di Kursk (in cui è poi scoppiato un incendio). 

Per lungo tempo, però, gli ucraini non sono stati autorizzati a puntare contro obiettivi russi posti al di là del confine le costosissime armi a lunga gittata fornite loro dagli alleati, come i missili balistici americani ATACMS (che hanno un raggio d’azione di 300 chilometri di distanza) o gli SCALP-Storm Shadow franco-britannici e i Taurus tedeschi (che possono percorrere più di 500 chilometri a bassa quota per eludere i radar). 



















































Ucraina-Russia, le ultime notizie in diretta

L’amministrazione Biden temeva di innescare un’escalation se si fosse mostrata troppo direttamente coinvolta non solo nella difesa dell’Ucraina ma anche in operazioni offensive in Russia. Alla fine, però, nello scorso novembre, dopo che Putin aveva schierato le truppe nordcoreane «prestategli» da Kim Jong-un, Joe Biden autorizzò Kiev a puntare gli ATACMS verso la regione di Kursk, il territorio russo in cui l’esercito ucraino era riuscito a penetrare. E, in scia a Biden, anche i Paesi europei che avevano fornito agli ucraini missili a lungo raggio hanno dato loro un’analoga autorizzazione.

Sabato sera, però, il Wall Street Journal ha rivelato che da qualche mese, per attirare Putin verso il tavolo dei negoziati, Trump aveva silenziosamente reintrodotto l’interdizione, vietando a Kiev di lanciare i missili americani (e anche quelli europei, se provvisti di componentistica made in Usa) al di là del confine con la Russia, salvo autorizzazione da parte del Pentagono. E, almeno in un caso, secondo le fonti consultate dal quotidiano finanziario, l’«ok» sarebbe stato negato. 

Peraltro, la posizione di Trump sulla questione è, come di consueto, ondivaga. Il 12 dicembre 2024, da presidente eletto, aveva detto a Time: «Disapprovo fermamente il fatto che si lancino missili per centinaia di miglia in territorio russo (…). Non lo si sarebbe dovuto consentire». Ma qualche giorno fa, sul suo social Truth, il presidente, ha criticato Biden perché, a suo tempo, non ha «permesso all’Ucraina di CONTRATTACCARE, ma solo di DIFENDERSI». E ha spiegato: «È molto difficile, se non impossibile, vincere una guerra senza attaccare il Paese che ti ha invaso. È come una grande squadra sportiva che ha una fantastica difesa ma a cui non viene permesso di attaccare: non ha nessuna possibilità di vincere!». 

Nel frattempo, la settimana scorsa Washington ha approvato la vendita a Kiev di uno stock di armi da 730 milioni di euro, che sarà pagato in larga parte dall’Europa e comprende 3.350 missili ERAM, che hanno un raggio di azione di 250-450 km. E, da parte sua, il Canada acquisterà dagli Stati Uniti armi e munizioni per Kiev per circa 430 milioni di euro, nell’ambito dell’iniziativa «Purl». In ogni caso, ieri Zelensky, in risposta al Wall Street Journal, ha affermato che l’Ucraina colpisce in profondità in territorio russo utilizzando attrezzature proprie. E, quindi, senza doversi consultare con Washington.

25 agosto 2025 ( modifica il 25 agosto 2025 | 12:43)