Il nome di Mieko Kawakami (secondo l’uso occidentale riportiamo prima il nome e poi il cognome dell’autore, al contrario dell’usanza giapponese che li vedrebbe invertiti) suonerà ormai famigliare a molti lettori, ma si è imposto nell’editoria a livello internazionale solo nel 2020 con la pubblicazione di quello che è considerato il suo capolavoro: “Seni e Uova” (in originale “Natsu Monogatari”, 夏物語, Edizioni E/O, 2020).
Prima di questo romanzo l’autrice aveva alle spalle una carriera come cantante di J-pop, che lasciò nel 2006 per concentrarsi sulla scrittura; in breve tempo divenne molto famosa in Giappone per i suoi blog e in particolare per le sue poesie.
Locandina per l’evento dell’ILB, International Literature Festival Berlin, source @kawakami_mieko
Nel 2007 pubblicò il suo primo racconto, ma è nell’anno successivo che attirò l’attenzione del pubblico giapponese con “Chichi to Ran” (乳と卵), la versione breve di quello che sarebbe diventato dieci anni più tardi “Seni e uova”, e che le valse fra i più prestigiosi riconoscimenti letterari giapponesi: il premio Akutagawa. Il New York Times definì poi il romanzo Notable Book of the Year e uno dei dieci migliori libri del 2020.
A breve sarà ospite a Mantova al Festivaletteratura, e successivamente all’ILB, il Festival di Letteratura Internazionale che si tiene ogni anno a Berlino, per presentare l’edizione tedesca del suo ultimo romanzo di prossima pubblicazione in Italia: “Sisters in Yellow” ( 黄色い家, lett. “La casa gialla”, 2024).
L’attenzione per l’universo femminile e la sua sofferenza
Il filo conduttore che lega la maggior parte delle opere di questa autrice, e che potremmo dire parte proprio da “Seni e Uova”, è l’attenzione che ha per l’universo femminile e la sofferenza che spesso lo caratterizza. Se il finalista all’International Booker Prize 2022 “Heaven” (ヘヴン, Edizioni E/O, 2021) si concentra sulla relazione tra due giovani studenti brutalmente bullizzati in un mondo che non offre nessuna via di fuga, e “Gli amanti della notte” (すべて真夜中の恋人たち, Edizioni E/O, 2023), finalista anch’esso per il National Book Critics Circle Awards 2023, descrive la vita ripetitiva di una corretrice di bozze di mezza età, incapace di relazionarsi con gli altri a causa di un terribile segreto, “Seni e uova” rimane tuttavia un caso particolare nel riuscire a descrivere un’intera cosmologia femminile, che spazia dall’infanzia alla maturità, per arrivare infine alla vecchiaia.
La copertina di “Seni ed Uova”, edita per Edizioni E/O, col commento di Haruki Murakami
Il romanzo segue infatti le aspirazioni e gli ostacoli dell’aspirante scrittrice Natsuko Natsume attraverso le estati del 2008 e dal 2016 al 2019; il nome stesso della protagonista, come le fanno più volte notare vari personaggi, contiene per due volte il carattere cinese natsu che significa “estate” (letteralmente si potrebbe tradurre il titolo originale dal giapponese con Summer Stories).
Natsuko, come ricorda lei stessa nei continui flashback all’interno del romanzo, è nata nella periferia più malfamata della città portuale di Osaka: il padre è un nullafacente violento che costringe la moglie e la figlia maggiore Makiko a lavorare giorno e notte come hostess in uno dei tanti snack-bar della zona (lavoro svolto dalla stessa Kawakami, originaria appunto di Osaka). Quando all’improvviso il padre scompare, probabilmente a causa di un debito mai saldato, la madre è costretta a fuggire dai creditori e a trasferirsi con le figlie dalla nonna Komi per cercare di sopravvivere.
La stessa Natsuko è costretta a mentire sulla sua età per farsi assumere in una fabbrica di elettrodomestici, ma i ricordi di questo periodo rimangono perlopiù felici, caratterizzati dalla sorellanza tra quattro donne che, nonostante siano appartenenti a quattro età diverse della vita, rimangono comunque membri stessa famiglia, deluse dal ruolo degli uomini e con il problema comune di arrivare a fine giornata. Tuttavia le tragedie che caratterizzano la storia della protagonista iniziano dall’infanzia: prima la madre e poi la nonna vengono portate via dal cancro dopo una vita di fatiche, e anche successivamente al suo trasferimento a Tokyo per tentare la carriera di scrittrice Natsuko continuerà a pensare di essere stata la causa di tanta sofferenza nella sua famiglia.
Chirurgia plastica, pubertà e fecondazione artificiale
La scrittrice giapponese Hiroko Oyamada. L’anno scorso al Festival Wunderkammer ha presentato il suo libro “Donnole in soffitta”, in cui analizza come la fertilità rimanga un’ossessione per la società giapponese. Foto di Sara Begali
Dieci anni dopo Natsuko vive ancora a Tokyo, ma è non più vicina al suo sogno di diventare scrittrice di quanto lo fosse da piccola. Un’improvvisa visita della sorella Makiko e di sua figlia Midoriko le ricorda come non sia mai veramente fuggita dalle sue radici, ma anche come si siano aggiunti nuovi problemi nell’universo femminile della famiglia.
Makiko non accetta più il suo seno, deformato ormai dall’età e dalla gravidanza, e arriva a Tokyo per sottoporsi ad un intervento di mastoplastica additiva, mentre la figlia Midoriko, testimone di questo rifiuto che percepisce come un rimpianto della madre per averle dato la vita, si chiude in un mutismo assoluto e attende terrorizzata l’arrivo delle prime mestruazioni.
Quasi dieci anni dopo invece è la volta di Natsuko a sentirsi inadeguata come donna: scrittrice finalmente affermata e libera dalle catene della povertà che ha attanagliato la sua famiglia per generazioni, alle soglie dei quarant’anni desidera avere un figlio e ricorrere alla fecondazione artificiale, ma si scontra con il pregiudizio degli altri nel cercare una gravidanza “contro natura” e con la legge giapponese, che non permette di conoscere l’identità del donatore.
Lo specchio della società giapponese
Gli ostacoli e le difficoltà di questa singola famiglia diventano quindi lo specchio di un’intera società giapponese che rimane ancorata al passato, ossessionata dalla fertilità a causa del continuo avanzare dell’età media, e che non prevede un ulteriore ruolo per una donna che non sia di madre, moglie e supporto nella vecchiaia per la famiglia del marito.
In un famosissimo confronto tra l’autrice e lo scrittore giapponese forse più conosciuto a livello internazionale Haruki Murakami, Kawakami ha fatto interrogare i lettori sul perché in molti romanzi nipponici la figura della donna esista solo in funzione dell’uomo o per soddisfare un suo desiderio sessuale. Il quesito quindi rimane aperto, ma si riflette anche su molte autrici femminili che parlano di donne: si può definire Mieko Kawakami una scrittrice solo femminista? Quale che sia il risultato del confronto con altri scrittori uomini, quello che importa alla stessa autrice è: “essere percepita come una scrittrice che parla delle persone”.
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