Condividi










Insomma, tornano i Måneskin. Forse addirittura già entro la fine del 2025 – difficile, Damiano ha in programma un tour solista – o più probabilmente nei primi mesi del prossimo anno. Ad annunciarlo, in maniera abbastanza insolita, è il padre di Victoria, Alessandro De Angelis, amministratore unico della società che gestisce i diritti del gruppo e che, a corredo del bilancio del 2024, ha assicurato il ritorno sulle scene dei quattro. A monte, un crollo dei ricavi in realtà meno incredibile di come sia stato raccontato: semplicemente hanno smesso di fare concerti, ed era normale che, mettendo in pausa tutto, le entrate sarebbe diminuite; le sue dichiarazioni sul rientro vanno intese in primis come una rassicurazione, poi tutto il resto. Allo stesso modo, i dati su come Victoria abbia guadagnato più di Damiano non dicono granché di pruriginoso: si riferiscono sempre al 2024, un periodo in cui lei, da dj, ha potuto esibirsi subito con investimenti bassi, mentre lui è rimasto fermo, lavorando al debutto in solitaria di Funny little fears (uscito a maggio 2025, se ne vedranno poi i frutti).

Il tema semmai è un altro: i Måneskin erano – e sono ancora – una gallina dalle uova d’oro, per cui quest’assenza dai palchi ha assunto la forma di occasione persa, specie perché annunciata in un momento molto favorevole. Di là, c’è che i progetti solisti hanno reso molto meno del gruppo: il tutto, diceva Gestalt, è più della somma delle parti, e qui s’è visto bene. Ma forse per modi, tempi e maniere, non poteva che andare così.

Damiano, da solo, si perde

Rispetto alle aspettative, Damiano è quello che ha deluso di più. Vuoi perché comunque si parla del frontman, vuoi perché il talento c’è, sembrava in rampa di lancio mondiale anche come solista. E invece Funny little fears ha avuto un’eco relativamente piccola, arrivando primo in classifica solo in Belgio, mentre Rush! (2023), il disco del successo internazionale dei Måneskin, post Sanremo e post Eurovision, era in vetta in quasi venti paesi. L’unico brano che ha smosso le acque è Born with a broken heart, Platino in Francia, Portogallo e Belgio, nonché Oro in Italia. Poca roba, comunque, rispetto alla band. Eppure l’ambizione era tanta, ma forse concentrata sugli obiettivi sbagliati.

Cosa non è andato? Sostanzialmente, l’immagine e la musica di David ne sono usciti annacquati, con un nuovo look meno rock – semmai, quasi da dandy all’italiana, comunque ampiamente visto – e un suono che guarda sfacciatamente al pop da classifica internazionale, da Harry Styles in giù. Problema: il mercato straniero è pieno di artisti del genere, e lui è finito con l’esserne l’ennesimo clone, per lo più trascurabile. Se il glam dei Måneskin, rispetto all’epoca di riferimento e alle radici, in tutto il mondo suonava fresco (paradossalmente, perché retrò) ed esotico (erano pur sempre italiani), lo stile di David risulta… qualsiasi. Non è una Caporetto (resta l’italiano più ascoltato all’estero su Spotify, ma è chiaro che gioca di per sé un altro campionato), ma non è un caso che le soddisfazioni maggiori, alla fine, siano arrivate in Italia, un paese che trova esotico questa sorta di Harry Styles 2.0 e che invece, ai Måneskin, aveva in parte fatto tribolare il non essere profeti in patria.

Victoria e gli altri

Se Ethan e Thomas, alla fine, si sono dedicati appena a una colonna sonora (il primo) e a varie collaborazioni con mostri sacri del rock (l’altro) che tuttavia erano, per loro stessa natura, marginali ed estemporanee, l’altra da cui ci si aspettava tanto – vuoi, anche qui, per quanto era in vista – era Victoria. Ma, di nuovo, i risultati sono stati modesti: come dj e produttrice di musica “da ballare”, che va dalla dance alla techno, quindi generi assai diversi dal rock dei Måneskin stessi, si è tolta più soddisfazioni durante le serate che in studio, e in generale ha sofferto la difficoltà di essere presa “sul serio” nell’ambiente dei club. L’inversione a U, in termini di sonorità, non è stata facile da far digerire al pubblico generalista, essendo peraltro più radicale di quella di Damiano. Probabilmente serve più tempo per far sì che la gente familiarizzi con quest’altra immagine di lei, tempo che però, è evidente, non c’è e non ci sarà.

Perché tutti i Måneskin da soli, Damiano e Victoria in prima fila, hanno patito lo stesso, enorme problema: volersi allontanare a ogni costo dall’ombra della band (basti pensare a David che su X corregge chi lo chiama “Damiano dei Måneskin”), in un momento in cui però la popolarità del gruppo era alle stelle e con milioni di fan e opinione pubblica che, quindi, non hanno fatto altro che chiederne il ritorno o, peggio, cercarne delle tracce nei loro progetti solisti. Forse era troppo presto (alla fine il pubblico internazionale li ha scoperti solo nel 2022), di sicuro il tempismo è stato sbagliato e, anche per questo, avrebbero avuto ancora bisogno di anni per affermarsi da soli. Per ora, a queste condizioni, era assai difficile fare di meglio.

Damiano David all’Olimpico con il “bodyguard” anti-selfie? Lui replica: “Non è vero”Damiano David è l’italiano più ascoltato all’estero nel 2025. La classifica completa di Spotify