TORINO – Se sei francese e arrivi a braccia alzate sul Mont Ventoux al Tour, la tua vita non sarà mai più la stessa. Valentin Paret-Peintre sa bene che quell’istantanea dello scorso 22 luglio rimarrà per sempre scolpita nella sua mente e nella storia dello sport transalpino. Però, al tempo stesso, non è nemmeno tipo da sedersi sugli allori e ha già nel mirino la prossima impresa.

Suo fratello maggiore Aurélien ne aveva predetto l’ascesa quando ancora non si era affermato al Giro ed aveva ragione, forse perché conosceva bene la sua caparbietà. Dopo la fuga vincente di Cusano Mutri nel 2024 e l’apoteosi in cima al colosso provenzale, ora il ventiquattrenne della Soudal-Quick Step è alla Vuelta con un solo obiettivo: chiudere il cerchio e imporsi anche nella corsa spagnola. Diventando così uno dei corridori capaci di trionfare in almeno una frazione in ciascuna delle corse di tre settimane. E visto che ama sognare in grande, Valentin fa l’occhiolino a un’altra salita mitica di questa edizione.

Sul Mont Ventoux, Paret Peintre ha avuto ragione di Healy con l’ultimo scatto

Sul Mont Ventoux, Paret Peintre ha avuto ragione di Healy con l’ultimo scatto

Valentin, quanto è cambiata la tua vita dopo la vittoria in una tappa così iconica al Tour de France?

In Francia è stato qualcosa di pazzesco, ma forse ancora di più per Paesi come il Belgio. Lì magari conoscono solo il Mont Ventoux o poche altre salite del Tour, per cui per loro ha un significato persino maggiore. La mia vita è cambiata moltissimo. Mentre mi alleno, mi è capitato che alcune volte qualche macchina mi abbia superato e si sia fermata a bordo strada solo per fotografarmi e devo dire che è davvero folle.

Ora che è passato un po’ di tempo, ci racconti a freddo che cosa ha voluto dire per te?

Ho provato spesso a pensare ad altro e a non rimanere troppo legato a quel giorno o alle vibrazioni positive che mi ha lasciato l’ultimo Tour de France, ma a volte è impossibile. Mi capita di vedere qualche video sui social, magari per caso, e quello che provo è ancora speciale, pure a distanza di settimane. E’ stato dieci volte più grande rispetto a vincere al Giro, anche perché non dovevo nemmeno correre il Tour e poi ero lì per aiutare Remco. Dopo il suo ritiro, ho avuto maggiore libertà, ma non avrei mai pensato di vincere una tappa al Tour nella mia vita, tantomeno di riuscirci così presto. 

Tuo fratello aveva detto che saresti arrivato e così è stato. E adesso?

Ora il mio obiettivo è di vincere anche alla Vuelta, così da entrare nel club ristretto dei corridori che sono riusciti a lasciare il segno in tutti e tre i Grandi Giri. Vincere al Giro o al Tour è stato davvero stupendo, forse stavolta sarà persino più facile, se posso dirlo. Non mi aspettavo di vincere così presto al Tour de France, per cui ora sono davvero convinto di avere le carte in regola per chiudere la mia personale trilogia.

Giro d’Italia 2024, a Cusano Mutri il filiforme Valentin Paret Peintre vince con 29″ su Bardet

Giro d’Italia 2024, a Cusano Mutri il filiforme Valentin Paret Peintre vince con 29″ su Bardet

Oltre a puntare alla vittoria di tappa aiuterai anche il tuo compagno di stanza Mikel Landa?

Con lui siamo grandi amici. Vediamo come si sentirà nei primi giorni e valuteremo se potrà puntare a un piazzamento nella classifica generale o se anche lui metterà nel mirino qualche vittoria di tappa. La prima settimana sarà cruciale per capire quale sarà la miglior tattica da adottare.

Hai messo nel mirino qualche frazione in particolare?

Alla Vuelta è tutto molto più aperto e bisogna cogliere ogni opportunità che si presenta davanti. Certo, non sarebbe per niente male vincere al Ventoux e sull’Angliru nello stesso anno, ma sarà dura riuscirci. 

Trovi che la Vuelta sia molto diversa dagli altri due Grandi Giri?

Sì, decisamente e l’ho già notato l’anno scorso. Devi sempre attivare la “modalità attacco” perché non si sa mai cosa può succedere, anche nelle tappe più piatte. E’ una lotta ogni giorno e ogni tappa può essere quella giusta.

Sei pronto all’accoppiata Tour-Vuelta dopo aver corso Giro e Vuelta l’anno passato?

Adoro le corse di tre settimane, sono il mio pane. Sono convinto di recuperare molto più velocemente rispetto a tantissimi altri e mi sento sempre benissimo nelle ultime frazioni. Nei Grandi Giri, mi guardo attorno e vedo tutti che sentono la fatica, mentre io miglioro giorno dopo giorno e mi automotivo. Questa è la cosa che mi piace di più.

Valentin Paret Peintre, classe 2001, è pro’ dal 2022: 1,78 per 52 kg da quest’anno è alla Soudal

Valentin Paret Peintre, classe 2001, è pro’ dal 2022: 1,78 per 52 kg da quest’anno è alla Soudal

Sei pronto anche per indossare la maglia della nazionale francese sul finale di stagione?

Devo dimostrare nella Vuelta quanto valgo e mi piacerebbe partecipare al mondiale, ma anche all’Europeo, visto che correremo in Francia, a circa due ore da casa mia. Entrambi i percorsi si addicono alle mie caratteristiche, per cui farò di tutto per essere selezionato. Ho parlato con Thomas Voeckler e lui è curioso di vedere come arriverò all’ultima settimana della Vuelta.

In generale, come ti sei trovato con la nuova casacca?

Devo dire che tante piccole cose sono cambiate rispetto al passato. Nel Wolfpack si parte sempre per vincere, in ogni corsa, e adoro quest’attitudine, che si addice di più a me. Ci prendiamo anche dei rischi per inseguire il successo a tutti i costi, mentre alla Decathlon AG2R non accadeva così. 

Tornerai al Giro l’anno prossimo?

Spero proprio di sì, è una corsa che adoro. La mia fidanzata vive sul versante francese del Moncenisio, per cui mi alleno spesso anche sul versante italiano e mi piace molto. Dopo il Tour, sono stato in Italia per alcuni allenamenti e mi è piaciuto che quasi ogni ciclista che mi ha incrociato mi abbia gridato: «Ehi, Paret-Peintre, complimenti!». E’ un po’ la mia seconda casa. Inoltre, qui c’è una grande conoscenza del ciclismo e lo si vede anche con questa partenza della Vuelta da Torino. Sono felicissimo di avere tanti tifosi italiani così calorosi.