di
Marco Calabresi e Gaia Piccardi

Daniil Medvedev è in piena crisi mentale. Dopo la sconfitta al primo turno degli Us Open, caratterizzata dall’ennesima esplosione di rabbia, l’ex n. 1 del mondo mostra chiari segni di esaurimento. Boris Becker lo invita a cercare aiuto professionale, suggerendo una pausa per ricostruire (non vince da 2 anni)

I sei minuti che mandano Daniil Medvedev ai matti e l’Open Usa sul lettino dello psichiatra cominciano con un fotografo che si sposta per il campo Louis Armstrong, cioè il centralino di Flushing Meadows, quando non dovrebbe. Al servizio c’è il francese Benjamin Bonzi, un onesto mestierante che nel 2024 ha vinto il primo e fin qui unico titolo Atp: avanti due set (6-3, 7-5) e 5-4 nel terzo con l’ex n.1 del ranking, Bonzi ha sulla racchetta il match point che gli consentirebbe di cogliere il più bel risultato della carriera. Ma non mette la prima, il fotografo si muove, la partita è — di fatto — disturbata. Il giudice di sedia Greg Allensworth applica il regolamento e concede al francese di rigiocare il punto. Medvedev perde il controllo: impazzisce. Urla contro l’arbitro («Vuoi solo andartene a casa!»), prova ad aizzare il pubblico in suo favore, si pianta come un totem al centro di una bolgia che trova la complicità del tifo

A New York al tennis si va per mangiare, bere, adocchiare le celebrities, farsi inquadrare dalle telecamere. Tutto è in funzione dell’entertainment. Questo non è Wimbledon: se c’è da alimentare il circo, gli americani non si tirano indietro. Seguono minuti concitati: Bonzi è spaesato, il29enne Medvedev indemoniato. 



















































Quando dopo quasi sette minuti il match riprende, il francese perde il break di vantaggio e anche il set. Ne verrà a capo molto dopo, chiudendo 6-4 al quinto, convinto di non aver mai assistito a nulla del genere: «Situazione surreale, Daniil ha versato benzina sul fuoco, nemmeno nel calcio accadono cose così!». Avanza Bonzi; l’uomo di Mosca — che agli Us Open nel 2021 conquistò il suo Major solitario impedendo a Djokovic di realizzare il Grande Slam — torna a casa (Montecarlo) con seri dubbi sul suo futuro.

Quest’anno negli Slam non è mai andato oltre il secondo turno (quello della telecamera spaccata all’Australian Open), la crisi è tecnica ma siamo anche in presenza di un burnout mentale. Non vince un torneo da oltre due anni (ultimo trionfo al Foro Italico nel maggio del 2023, primo e unico titolo su terra), ha perso le ultime cinque finali ma soprattutto non ne centra una da più di 12 mesi: da quando, cioè, perse contro Carlos Alcaraz a Indian Wells. A Washington, quest’anno, è stato eliminato da un altro francese, Moutet, dopo aver vinto il primo set, ed era finita nello stesso modo degli Us Open: a racchettate violente contro la panchina.

 «Medvedev è in pieno esaurimento nervoso, ha bisogno di aiuto professionale» è il parere di Boris Becker, osservatore speciale delle vicende tennistiche. Il sentimento comune è che il russo si stia facendo del male, come il suo amico Rublev l’anno scorso, con una depressione ammessa; forse sarebbe opportuno chiudere qui la stagione, rassegnarsi all’uscita dai top 15 e ricostruire per il futuro. 

Il passato, quelle sei vittorie consecutive su Jannik Sinner prima che l’azzurro riuscisse a ribaltare l’inerzia della rivalità (uno dei suoi step più importanti), sembra lontanissimo. «Ho pensato di chiudere la carriera stasera, ora mi aspetto una bella multa — ha detto Medvedev —. Non c’è nulla che vada bene in questo periodo, Bonzi parlava in continuazione con il coach ma tanto puniscono sempre gli stessi: Kyrgios, Bublik, me…».

Intanto, Sinner debutta stasera con il ceco Kopriva (il suo ritratto), Ruud si lamenta dell’odore di marjuana tra i campi (un classico, a Ny), Djokovic registra il gap d’età più ampio con un avversario (Tien): 18 anni e 194 giorni.

26 agosto 2025 ( modifica il 26 agosto 2025 | 09:27)