“È lo Stato che contrasta i trafficanti di esseri umani e gestisce e coordina i soccorsi in mare. Non le Ong”. Mentre l’Unione europea chiede formalmente chiarimenti alla Libia per gli oltre venti minuti di raffiche di mitra che hanno colpito Ocean Viking approdata ieri ad Augusta e un’ondata di solidarietà si stringe attorno a Mediterranea, fermata a Trapani dopo la prima missione, il ministro Piantedosi sceglie i social per attaccare le navi ong.
Su X e su Instagram, il responsabile del Viminale ha postato una foto della nuova nave dell’ong italiana, accompagnata dalla notizia del fermo, per poi rivendicare “è lo Stato che gestisce e coordina i soccorsi in mare”.
Nei giorni scorsi, Mediterranea, dopo aver più volte, inutilmente, chiesto la riassegnazione del porto di sbarco per motivi di sicurezza, ha fatto rotta su Trapani per far sbarcare i dieci naufraghi salvati tre giorni prima in acque internazionali davanti alla Libia. Tutti quanti sono stati scaraventati in mare in piena notte dai trafficanti, che poi si sono allontanati. Solo per miracolo i team di soccorso di Mediterranea sono riusciti a rintracciarli tutti in mezzo alle onde.
Fin da subito, il team medico sanitario ha segnalato la necessità di portarli a terra al più presto, dello stesso parere è stato il Cirm, centro internazionale radio medico, consultato su indicazione della Guardia Costiera, ma dal Viminale hanno continuato a insistere: Mediterranea deve sbarcare a Genova. Impossibile per il comandante Pavel Botica e il capomissione Beppe Caccia: a bordo non c’erano le condizioni per garantire che tutti ci arrivassero in sicurezza.
Per questo si è deciso di fare rotta verso Trapani, dove poco dopo lo sbarco uno dei naufraghi soccorsi ha avuto un malore e perso i sensi. Elementi che, al pari della certificazione Rina che vieta a Mediterranea di raggiungere porti di sbarco più lontani di 200 miglia dal luogo del soccorso, non sembrano essere stati presi in considerazione. “Ma noi – dicono dalla nave – siamo già pronti al ricorso”.