All’Arena Civica di Milano sfida tra i nerazzurri campioni d’Italia e i rossoblù vincitori lo scorso anno in Coppa Italia: decisivo l’errore dal dischetto di Liteta, il primo a calciare
Francesco Albanesi
26 agosto – 21:06 – MILANO
L’Arena Civica di Milano si colora di nerazzurro. L’Inter Primavera trionfa nella Supercoppa Primavera ai calci di rigore (2-2 nei tempi regolamentari) grazie a un 18enne colombiano cresciuto in un barrio di Cartagena: Dilan Zarate. Sua la battuta decisiva che schianta un Cagliari ripreso ben due volte durante l’arco dei novanta. E così, 140 giorni dopo il successo in Coppa Italia contro il Milan, i sardi si devono arrendere soltanto dagli undici metri (decisivo il primo rigore sbagliato da Liteta). Nella serata in cui debutta anche il Football Video Support – usato ben due volte -, nel calcio giovanile, può far festa Benny Carbone, che inaugura la sua stagione sulla panchina nerazzurra con un trofeo che mancava dal 2017. Mastica amaro Pisano, specie per come si era messa: in vantaggio in due occasioni (Trepy e Mendy), il suo Cagliari è stato rimontato dalle reti di Mosconi e Lavelli (premiato Mvp).
cagliari letale—
Il primo tempo è un monologo di possesso palla Inter, anche se troppo sterile per scardinare la difesa dei sardi. Carboni ha le idee “alla Conte”: palla sull’esterno e poi a memoria verso il riferimento centrale, Jamal Iddrissou, fisicamente impressionante e difficile da contenere. Il Cagliari, invece, è un 3-5-2 di pura rimessa e contropiede: il piano adottato da Pisano funziona alla grande ed è incentrato sulle due punte, grandi protagoniste. Al 10’ i sardi sono letali: Taho, portiere nerazzurro, sbaglia il controllo dopo un retropassaggio (folle) a campanile di Venturini, Trepy è lesto ad approfittarne e ad insaccare a porta vuota. Secondo gol all’Arena Civica per il francese, che lo scorso aprile aveva chiuso i giochi (3-0) nella finale di Coppa Italia Primavera contro il Milan. L’Inter reagisce affidandosi alla fantasia di Mosconi, uno dei migliori in campo: al 29’ il numero 30 si costruisce da solo il gol del pari con un destro forte sotto la traversa da posizione defilata. I nerazzurri continuano a macinare gioco, ma se non si affidano alla strapotenza di Iddrissou sono problemi. Il numero 9 è l’unico che riesce a dominare in area e calciare verso lo specchio di Auseklis. E allora ecco il Cagliari, paziente, ma estremamente cinico: al 37’, sugli sviluppi di palla inattiva, è Mendy a mettere la testa per il gol del nuovo vantaggio. Poco dopo il senegalese sfiora la doppietta staccando altissimo da angolo, la traversa gli dice di no.
cambi determinanti—
Il Cagliari pensa a gestire il risultato, abbassando il ritmo e mettendo la gara sul piano fisico. L’Inter perde un po’ di brillantezza sugli esterni, ma continua a palleggiare cercando un varco contro una difesa sarda ben messa. Carboni allora si guarda alle spalle, pescando dalla panchina: gli ingressi di Zouin (largo a sinistra) e Lavelli cambiano nettamente l’intensità di un secondo tempo che nei primi venti minuti è stato di equilibrio totale. L’ala marocchina prima si fa rimpallare un tiro a botta sicura da dentro l’area al 70’, poi semina il panico a sinistra e serve all’82’ un assist perfetto per la testata vincente di Lavelli, valevole per il 2-2. In mezzo da segnalare due chiamate Var (una per parte) per possibili espulsioni: in entrambi i casi l’arbitro ha confermato la sua decisione di campo, revocando un “challenge” (sui due a disposizione) alle due panchine. Finisce dunque in parità ai tempi regolamentari, si va ai rigori.
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inter campione—
A festeggiare ai calci di rigore è l’Inter, che vince la sua seconda Supercoppa Primavera dopo otto anni dall’ultima volta. Decisivo, per i nerazzurri, il rigore finale di Dilan Zarate, centrocampista colombiano classe 2007. Il Cagliari paga il primo penalty sbagliato da Liteta, ben parato da Taho, che si riscatta dall’erroraccio in occasione del primo gol sardo. Nell’Inter, perfetti Iddrissou, Lavelli, Marello e Cerpelletti. Grande delusione per la squadra di Pisano, ripresa due volte nei tempi regolamentari e beffata dagli undici metri finali.
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