PARMA – Fu trovata senza vita nella casa di un amico nella zona est di Parma il 12 agosto dello scorso anno. La Procura della città emiliana ha chiuso le indagini sulla morte di una 15enne: quattro i giovani indagati, che rischiano di finire a processo. Sono tutti ventenni, fra di loro l’amico che la ospitava la notte della tragedia. Per gli inquirenti l’allarme che la ragazza stava male arrivò troppo tardi.

Secondo quanto stabilito dall’autopsia, la ragazza è deceduta per una ipotermia maligna causata da Mdma “con principio attivo in concentrazione letale”. Per gli investigatori quando la giovane aveva iniziato a stare male erano in tre nell’appartamento, il decesso è avvenuto tra le 2 e 4 di notte, ma l’allarme fu dato soltanto la mattina successiva, quando ormai non c’era più nulla da fare.

Lo riporta la Gazzetta di Parma. L’amico che ospitava la vittima è indagato per omicidio preterintenzionale (in subordine da riqualificare come morte in conseguenza di altro reato, ossia della cessione di droga), omissione di soccorso e spaccio. Ma, insieme a lui, altri due ragazzi, due 19enni, sono sotto inchiesta anche per omissione di soccorso (uno dei due anche per spaccio). E a un’altra 20enne è contestato il reato di spaccio.

“I familiari della giovane valuteranno la situazione in attesa dell’udienza preliminare, anche in vista di un’eventuale costituzione di parte civile” spiega l’avvocato Paolo Mingori che assiste il padre della 15enne insieme al collega Ugo Cacciatore. La ragazza frequentava il liceo classico. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, si sarebbe procurata i cristalli di Mdma insieme all’amico, verso le 21 dell’11 agosto 2024: a cederli sarebbe stato uno dei due 19enni.

Che, a sua volta, avrebbe acquistato nei giorni precedenti la droga da una 20enne parmigiana, arrestata una decina di giorni dopo sempre per spaccio.

Con un audio-messaggio inviato al padre, la 15enne aveva espresso il desiderio di restare a dormire a casa dell’amico, in modo da non svegliare il genitore al suo rientro a casa, visto che lui doveva alzarsi piuttosto presto. Era parsa lucida.

Circa un’ora più tardi però, secondo gli inquirenti aveva bevuto un bicchiere d’acqua dentro il quale erano stati sciolti i cristalli di Mdma. Nessuna imposizione, ma trattandosi di minorenne, per la legge era “incapace per età” e il suo “consenso invalido”, come si sottolinea nell’atto di conclusione delle indagini.

L’amico aveva pure fatto alcuni video con il suo telefonino mentre lui e la ragazza assumevano la sostanza. La giovane ha poi iniziato a mostrare i primi segni di malessere, si è sdraiata sul letto nella camera della madre del ragazzo, che quella sera non era a casa. A quel punto il 20enne aveva deciso di chiamare il 19enne che gli aveva ceduto i cristalli di Mdma qualche ora prima. Erano in tre in casa mentre lei stava male.

“Per oltre due ore, in presenza della ragazza sofferente, sempre distesa sul letto, poco più che immobile – scrive la pm Francesca Arienti nell’avviso di conclusione delle indagini – perseveravano nel non chiamare i soccorsi, optando, di contro, per mettersi alla ricerca, tramite contatti Instagram e WhatsApp, di altra sostanza stupefacente, in particolare, cocaina”. Poi i due ragazzi erano usciti dall’appartamento.

L’amico se ne era andato a dormire, solo al risveglio la chiamata al 118. Ma la 15enne era già morta.